roco
Col significato di " non chiaro ", " non limpido ", e riferito a un'emissione vocale, appare una sola volta, in Pg V 27 Quando s'accorser ch'i' non dava loco / per lo mio corpo al trapassar d'i raggi, / mutar lor canto in un " oh! " lungo e roco, dove la studiata collocazione e ripresa delle vocali per un fine onomatopeico riproduce efficacemente il grido di meraviglia delle anime.
L'Ottimo commenta: " altro non è a dire O lungo e roco, se non mutazion di voce, e ristare l'atto della prolazione d'essa; ché ‛ essere roco ', è essere in privazione di voce ".
L'aggettivo appare anche In If XIV 3, come variante di fioco; cfr. Petrocchi, ad locum.