ROCHEFORT, Victor-Henri, marchese di R.-Luçay
Giornalista e uomo politico, nato a Parigi il 31 gennaio 1830, morto a Aix-les-Bains il 3 luglio 1913. Fece gli studî nel collegio Saint-Louis, poi entrò come spedizioniere all'Hôtel de Ville. Dedicatosi alle lettere, nel 1858 scrisse un romanzo, La Marquise de Courcelles, che fu pubblicato sotto il nome e per conto di E. de Mirecourt, e lo stesso anno fondò con J. Vallès un periodico, La Chronique parisienne, che ebbe breve vita. Nominato (1861) sotto-ispettore alle Belle Arti di Parigi si dimise nel 1866 per dedicarsi interamente alla letteratura e collaborò al Nain Jaune d'A. Scholl, quindi all'Èvénement e al Figaro. Dal 1860 al 1866 compose commedie, oggi dimenticate. Anche altri suoi romanzi non hanno speciale importanza. Negli articoli al Figaro, che poi riunì in alcuni volumi (Les Franåais de la décadence, La grande Bohème, Les signes des temps) si rivelò ostile all'impero, e licenziato da quel periodico (1868), fondò la Lanterne, che per la mordace critica all'impero fu spesso sequestrata e valse al direttore la condanna a un anno di carcere e alla privazione dei diritti civili e politici. Fuggito nel Belgio, il R. vi continuò la pubblicazione del suo periodico che penetrava furtivamente, ma largamente in Francia. Nel 1869 fu eletto deputato per Parigi, e diventò redattore capo della Marseillaise, che per le polemiche avute col principe Pietro Bonaparte fu causa che questi uccidesse uno dei redattori, Victor Noir, con un colpo di pistola. Arrestato, il R. ebbe una condanna a sei mesi di carcere, che espiò in minima parte, poiché la rivoluzione del 4 settembre gli rese la libertà. Entrato nel governo nazionale, fu nominato presidente delle barricate. Eletto deputato della Senna (8 febbraio 1871), si trovava a Parigi il 18 marzo in mezzo al caos rivoluzionario. Arrestato il 20 maggio e condannato alla deportazione (20 settembre), fu per qualche tempo internato nel forte di Saint-Martin-de-Ré e nel 1873 imbarcato per la Nuova Caledonia, da dove riuscì a evadere, e di là (20 marzo 1874), tornato in Europa, si rifugiò a Ginevra, collaborando alla Lanterne e al Rappel. Rientrò in Francia con l'amnistia dell'11 luglio 1880, e subito dopo assunse la direzione dell'Intransigeant, che ebbe grande diffusione per lo spirito acre degli articoli del R. Nel 1883 si fece difensore del Boulanger per cui fu condannato dall'alta corte di giustizia alla detenzione perpetua in una fortezza. Si rifugiò in Inghilterra e di là inviò sempre quotidiani articoli all'Intransigeant. Una nuova amnistia (febbraio 1895) gli permise di tornare in patria; negli ultimi anni di sua vita fu collaboratore della Patrie.