ROBIGALIE
. L'importanza della coltura del grano e dei cereali nel suburbio di Roma, nei tempi più antichi, non poteva esimere i coltivatori dal pregare la divinità per l'allontanamento del flagello della ruggine. Era questa personificata in una divinità secondaria a doppio aspetto, come la maggior parte dei genî della vegetazione e della vita rustica, funesta cioè e propizia, di sesso maschile o femminile, che divenne oggetto di un culto di propiziazione. Ovidio (Fast., IV, 911 seg.) e Columella (X, 342 seg.) la fanno di sesso femminile e funesta (Robigo), Varrone (De ling. lat., VI, 16), Servio (in Georg., I, 51) e Festo (s. v. Robigalia) maschile e benefica (Robigus). La festa, detta Robigalia, si celebrava in suo onore il 25 aprile; fu ordinata, al dire di Plinio (Nat. Hist., XVIII, 169), da Numa, nell'undicesimo anno del suo regno, che l'avrebbe fissata nel giorno corrispondente al periodo in cui la ruggine può invadere le biade.
Consisteva in un sacrificio lustrale ed espiatorio fatto dal flamen Quirinalis nel boschetto sacro alla divinità al V miglio della via Clodia. Ovidio (Fast., IV, 905 segg.) descrive l'incontro che fece, tornando da Nomentum, con la processione di uomini e di donne biancovestiti, che, guidata dal flamine, si dirigeva al bosco sacro; fermatosi alquanto intese recitare la preghiera rituale, che riproduce alterandola. Si sacrificava a Robigo una pecora e una cagna fulva, del colore cioè della ruggine. Un altro sacrificio, in onore della stessa divinità avente analogia con quello già descritto, si celebrava in giorno non fisso in una località sita ai confini della città fuori di una porta detta catularia, perché anche in esso s'immolava un cane di colore rossiccio.
Bibl.: Preller-Jordan, Röm. Mythologie, II, Berlino 1894, pp. 44, 2; S. Reinach, Cultes, mythes et religions, II, p. 116; I. A. Hild, in Daremberg e Saglio, Dictionaire des antiquités grecques et romaines, IV, p. 874 seg.; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912, p. 196; G. Vaccai, Le feste di Roma antica, 2ª ed., Torino 1927, p. 80 segg.