HAMERLING, Robert
Poeta, nato a Kirchberg (Austria Inferiore) il 24 marzo 1830, morto a Graz il 13 luglio 1889. Figlio d'un tessitore, dopo essersi laureato in filologia classica, fu insegnante a Graz e, dal '55 al '66, a Trieste. Qui aprì l'animo e l'ingegno alla cultura italiana e specialmente alla poesia italiana dell'Ottocento. Dei nostri filosofi conobbe il Rosmini; dei poeti amò soprattutto il Leopardi i cui Canti tradusse nel '65. Più tardi, nel 1884, pubblicò col titolo di Hesperische Früchte una raccolta di altre sue versioni dall'italiano, ove accanto al Giusti, al Carducci e allo Stecchetti figurano il De Amicis, Salvatore Farina, D. Capuana, il Ciampoli. Frutto del suo soggiorno veneziano (settembre 1856-aprile 1857) fu il poema Venus im Exil (1858), in cui già il "Weltschmerz" romantico appare superato nell'estatica contemplazione e celebrazione della universale bellezza. L'anno seguente usciva una prima raccolta di liriche, Sinnen und Minnen, mentre già veniva in lui maturando il poema che doveva dargli rinomanza europea, l'Ahasverus in Rom, pubblicato nel 1866. Qui i due opposti principî che si combattono nell'anima del poeta, l'estetico e l'etico, stanno, irriconciliabili, di fronte, impersonati nelle due figure centrali di Nerone e di Assuero, l'Ebreo Errante. Nell'ultimo ventennio della sua vita, trascorso a Graz, alle sue sofferenze fisiche, inacerbite dal dolore di veder negato alla sua opera il consenso dei critici, recò conforto la pietà d'una donna, Clotilde Gstirner, la "Minona" dei suoi canti. Sono di questo periodo le ultime opere: il poema epico Der König von Sion (1869), che ha per argomento l'effimero regno degli Anabattisti di Münster; la tragedia Danton und Robespierre (1870); il romanzo Aspasia (1876), evocante gli splendori e il tramonto dell'età periclea; il poemetto Amor und Psyche (1882); la seconda raccolta lirica, Blätter im Winde (1887); il poema satirico Homunkulus (1888), ch'è forse il suo capolavoro; infine l'autobiografia, Stationen meiner Lebenspilgerschaft (1889). Seguì, postuma, l'opera filosofica, Die Atomistik des Willens (1891), ove di fronte all'imperante materialismo rivendicò i principî idealistici, e alle dottrine pessimistiche contrappose la sua concezione d'un mondo che ha per fine supremo la bellezza.
L'opera del H., scarsa di valore estetico per il prevalere dell'elemento rettorico e decorativo, rimane tuttavia documento non trascurabile di quel filone idealistico che attraversa tutta la vita spirituale dell'Ottocento. Nel campo del pensiero essa trova il suo più significativo riscontro nel sistema del Lotze. Nella figura di Giovanni di Leida il poeta tentò di raffigurare la propria interiore tragedia di un'anima oscillante fra gl'ideali d'un cristianesimo mistico e d'un estetismo paganeggiante. Ma l'ispirazione più sincera gli viene dalla sua terra, dal fremito delle selve, dalla natura semplice e ingenua degli umili. Confessore d'una fede che i più credevano per sempre tramontata, sentì negli ultimi anni sempre più dolorosamente la propria solitudine, e con tragico riso beffeggiò nel Homunkulus un mondo che, disumanato e straniato alla natura, vedeva irriducibilmente avverso al suo umano evangelo.
Ediz. e trad.: Sämtliche Werke, edite da M. M. Rabenlechner, 16 volumi, Lipsia 1912; Ausgewählte Werke, in 10 parti, ivi 1922; Ausgewählte Werke, voll. 3, Stoccarda 1924; Ungedruckte Briefe, voll. 4, Vienna 1897-1901. In italiano sono state più volte tradotte Assuero; Il re di Sion; Danton e Robespierre.
Bibl.: M. M. Rabenlechner, H., Sein Leben und seine Werke, 1° vol. (il solo pubblicato), Amburgo 1896; A. Möser, Meine Beziehungen zu R. H., Berlino 1890; E. Schmidt, Charakteristiken, II, Berlino 1900; R. Münz, H. als Dichter und Philosoph, in Jahrbuch der Grillparzergesellsch., 20; P. Besson, R. H. poète et romancier, Grenoble 1906; A. Altmann, H.s Weltanschauung, ein Optimismus, Salisburgo 1914; L. A. Michelangeli, Sopra l'Ahasvero in Roma, poema di R. H.: considerazioni, Bologna 1878; A. De Gubernatis, R. H. e i suoi traduttori, in La Nuova Ant., gennaio 1877; B. Zendrini, Nerone artista, in Prose, II, Milano 1880.