BROWNING, Robert
Nato a Camberwell, Londra, il 7 maggio 1812. Il padre, benestante, impiegato alla banca d'Ingnilterra, era un uomo di non comune, larga cultura, e la madre una donna di raffinata sensibilità e di semplice, fervida fede religiosa; il loro influsso sul B. fu notevole. A quello della madre si deve infatti il profondo interesse per i problemi religiosi che domina tutta la sua poesia; a quello del padre la passione per le arti e il gusto per le letture copiose e peregrine. A quattordici anni lasciò la scuola e, salvo una breve frequenza alle classi di greco dell'University College di Londra, venne educato sotto la direzione di suo padre da precettori privati. Il B. mostrò presto talento poetico, così che a tredici anni aveva già messo insieme una raccolta di Juvenilia byroniane poi andate distrutte. Alla sua passione giovanile per Byron succedette una passione per Keats e per Shelley quando infine, abbandonato ogni progetto di carriera diplomatica, decise di dedicarsi alla poesia, e i suoi genitori, fiduciosi nel genio del figlio, gli concedettero una rendita che glielo rese possibile.
Cominciò la sua carriera col progettare tre vasti poemi che dovevano ritrarre la storia interiore di un'anima di poeta. Pauline, a fragment of a confession (1833), in mille versi, nei quali l'influsso shelleyano è chiaramente visibile, esprime il conflitto di emozioni e pensieri che affronta un poeta cosciente di sé sulla soglia della vita. L'opera è incoerente e inconcludente sebbene non senza passi di grande bellezza; ma valse all'autore per chiarigli le idee per la composizione di Paracelsus (1835), il primo grande poema filosofico del B. In cinque scene di struttura liberamente drammatica il B. presenta la carriera di Paracelso come la tragedia di un uomo che, spinto da una divina sete di verità, persegue un astratto ideale di scienza con arrogante egoismo intellettuale, ignorando le voci della simpatia umana, ma nell'ultima scena l'eroe diventa il portavoce delle convinzioni, in cui il poeta stesso profondamente credeva, l'espressione della sua fede nell'evoluzione dell'umanità operantesi attraverso una costante azione scambievole dell'amore e della conoscenza. Un problema assai affine è affrontato in Sordello (1840), poema più ambizioso ma meno riuscito, dove, su uno sfondo di intrighi di piccoli stati italiani del sec. XIII, è rappresentata la tragedia dell'anima di un poeta che non riesce ad adattarsi alla realtà della vita circostante. Per il Paracelso, B. era stato accusato di prolissità di stile; in Sordello è conciso fino all'oscurità, tanto che il poema, ricco com'è di lampi di vera poesia, è stato dichiarato illeggibile. Esso procurò all'autore una reputazione di inintelligibilità, che ritardò la sua popolarità per almeno trent'anni.
Ma, prima che il Sordello fosse compiuto, Macready, il più eminente attore del giorno, aveva chiesto al B. una tragedia, e questi aderì scrivendo Strafford (1837). Cosi cominciò la seconda fase della sua carriera, dominata dalla sua ambizione di dimostrarsi autore di teatro. Pippa Passes (1841) fu seguita rapidamente da King Victor and King Charles, The Return of the druses, A Blot on the Scutcheon, Colombe's Birthday, Luria, e A Soul's Tragedy (1846). Il dramma invece non era la forma naturale della sua poesia. Come egli afferma nella prefazione al Sordello, l'unica cosa che lo interessava era "lo sviluppo di un'anima": "poche altre cose meritano di essere studiate". L'azione lo commoveva solo come il riflesso di un carattere. La predilezione per una minuta e fine analisi psicologica lo portava a concentrarsi su uno o due dei suoi personaggi, trascurando il resto; e a soffermarsi solo su quei momenti della storia delle loro anime che egli considerava critici. In questo era simile al Landor, l'unico dei contemporanei che esercitò un serio influsso su di lui; come il Landor, egli riuscì perciò sempre debole nella costruzione drammatica, e tutti i personaggi secondarî gli fallirono per mancanza di chiarezza e di vitalità. Il maggior merito di questi suoi esperimenti drammatici fu che egli scoperse così la sua vera inclinazione. Pippa Passes, l'unica delle sue opere rappresentabili che abbia avuto una certa voga, è in realtà non un singolo dramma, ma una successione di scene drammatiche legate insieme e volte alla loro crisi dalla canzone dell'eroina. Seguendo questa via, egli diventò il più grande artefice inglese di monologhi drammatici. È difatti in questo genere letterario che tutta la sua opera più memorabile doveva essere scritta. Essa apparve in volumi successivi intitolati Dramatic Lyrics (1842), Dramatic Romances and Lyrics (1845) (queste due comparvero come i numeri 3 e 7 di Bells and Pomegranates, di cui le altre sei parti erano drammatiche, e che uscirono in serie completa di otto in un volume nel 1846), Christmas Eve and Easter Day (1850), Men and Women (1855), Dramatis Personae (1864), e raggiunse il culmine nel suo capolavoro The Ring and the Book (1868-69). La varietà di argomenti e di messa in scena vi è straordinaria.
Il B. si muove a suo agio tanto nella Grecia classica quanto nella Palestina biblica, così nell'Europa medievale o del Rinascimento come in quella contemporanea. In ogni poesia, mentre la sua padronanza del colore locale raramente manca di dar realtà alla scena che dipinge, egli concentra la sua attenzione su qualche grande momento nella storia d'un'anima, rivelandolo in tal maniera da illuminare qualche punto di eterno interesse psicologico. Ma sebbene egli stia al disopra delle sue creazioni e le lasci parlare per sé, le poesie non sono così intimamente oggettive come appaiono. I suoi personaggi hanno per la maggior parte la sottigliezza del loro creatore e parlano tutti il suo proprio linguaggio.
Fra le composizioni la cui scena è posta fuori dell'Inghilterra, le più numerose e le più vive sono quelle ispirate all'Italia. In Italia il B. aveva fatto il suo primo viaggio nel 1838, visitando Asolo, Venezia e Padova; e l'influsso dell'Italia sul suo genio, che si mostrò dapprima in Sordello e Pippa Passes, venne rinforzato dal suo nuovo soggiorno nell'estate del 1844. Esso doveva dominarlo ancor più. Nel maggio 1845 egli conobbe Elizabeth Barrett (v. voce preced.) per le cui poesie sentiva una calda ammirazione; dall'ammirazione nacque presto l'amore. Si sposarono nel settembre 1846, e poiché la loro salute rendeva impossibile la vita in Inghilterra, si stabilirono a Firenze prendendo dimora in Casa Guidi. Qui nacque il loro figlio (1849), e qui, salvo due lunghe assenze divise tra Parigi e l'Inghilterra (1851-52; 1855-56), e un inverno a Roma (1853-54), essi passarono quindici anni di vita coniugale idealmente felice. Sebbene in questo periodo il B. producesse meno poesia che nei decennî immediatamente precedenti e successivi, e disperdesse la sua sconfinata energia, con vivo rammarico della moglie, nel modellare creta, dipingere, e suonare il piano, o semplicemente nel vivere intensamente nel presente, fu in questo periodo che il suo genio venne maturando e l'Italia del passato e del presente gli fu fonte vitale di ispirazione. Pur interessandosi profondamente alle lotte del nostro risorgimento, non ne trasse dirette ispirazioni, come la moglie Elisabetta; tuttavia nessun poeta inglese ha sentito mai con maggiore passione, né comunicato con maggiore efficacia ai suoi lettori, l'incanto dell'Italia, nella sua sioria e nei suoi paesaggi, il suo calore e colore, la vita pulsante del suo passato e del suo presente.
Open my heart and you will see
Graved inside of it Italy.
scrisse nel De Gustibus e ne confermano la verità molti dei suoi migliori poemi scritti in questo periodo, Fra Lippo Lippi, Andrea del Sarto e Old Pictures in Florence, Holy Cross Day e A Grammarian's Funeral, Up in a villa-down in the city e Two in the Campagna. Verso quest'epoca egli scrisse anche il suo unico saggio in prosa, un'introduzione a una collezione di lettere (spurie) di Shelley, in cui, attraverso una critica finemente ragionata dello Shelley, faceva conoscere le sue idee sull'arte poetica.
Dopo la morte della moglie, nel 1861, tornò a Londra, e per due anni visse col figlio in stretto ritiro; poi si gettò nel vortice della società londinese, pur senza annodare intimità con nessuuno, e soprattutto si abbandonó alla sua passione per la musica. Ora alfine il suo genio, che fino ad allora era rimasto sconosciuto fuori della piccola cerchia dei Preraffaelliti, suoi primi ammiratori, incominciò a ricevere qualche riconoscimento. Dramatis Personae (1864) raccolse intorno a lui una schiera di giovani entusiasti. Il libro, sebbene privo della freschezza e vivacità dei suoi scritti più giovanili, rivela una personalità che è stata condotta dal dolore a un più profondo pensiero, ed è giustamente stimata la sua creazione più alta nel campo della lirica filosofica: l'argomentazione - dappertutto acuta e sottile - è presentata immaginativamente, cosicché di rado oltrepassa i giusti limiti dell'arte. Rabbi ben Ezra, A Death in the Desert, e Abt Vogler sono una nobile espressione dei diversi aspetti della sua fede; Caliban upon Setebos è un capolavoro d'immaginazione grottesca messa al servizio della satira religiosa; la penetrante analisi del carattere del ciarlatano, in Mr. Sludge the Medium è forse il più brillante dei suoi monologhi realistici, e James Lee, The Worst of It e Dis aliter visum hanno posto fra le sue più originali poesie di amore.
Nel giugno 1859 il B. aveva comprato ad una bancarella di piazza San Lorenzo a Firenze un vecchio libro giallo quadrato, la Cronaca di un assassinio che aveva suscitato grande scalpore nella Roma della fine del sec. XVII. Aveva sempre avuto un vivo interesse per la psicologia criminale, e il racconto lo affascinò, prendendo forma poetica nella sua mente. Dopo la pubblicazione del Dramatis Personae vi tornò su, e così nacque nel 1868-69 il suo poema più ampio e più grande: The Ring and the Book. Il procedimento artistico che adottò, l'espediente cioè di far raccontare la storia ben dieci volte, successivamente, in monologhi drammatici posti in bocca agli attori della tragedia e a coloro che più direttamente vi furono implicati, può venire giustificato solo dal felice risultato raggiunto. Il lavoro è invero disuguale; il peggior difetto di B., una curiosità o sottigliezza di mente che degenera in garrulità intellettuale, tende questa volta a perdere ogni freno, e molte cose vi sono che difficilmente possono dirsi poesia; ma il ritratto di Guido, il malvagio, è degno di stare accanto allo Jago di Shakespeare, mentre Caponsacchi e Pompilia, l'eroe e l'eroina, sono i suoi migliori e più completi ritratti d'uomo e di donna, e il suo studio del Papa rivela la sua più matura filosofia. L'opera intera pulsa di vivi e drammatici particolari della vita di Roma e di Arezzo nel sec. XVII, e nelle sue mani un argomento che senza il suo genio sarebbe apparso nient'altro che una banale storia criminale, diventa un profondo studio del carattere umano, percorso da lampi di vera grandezza poetica. The Ring and the Book è indubbiamente la più grande opera poetica dell'Inghilterra del secolo decimonono.
Negli altri vent'anni della sua vita il B. scrisse abbondantemente, ma l'analisi e la riflessione incominciarono a sovrapporsi all'attività fantastica, la sua sottigliezza degenerò in pura ingegnosità; e il suo stile originale e vigoroso diventò sempre più manierato, e troppo spesso macchiato di piacevolezze di tono conviviale. In Balaustion (1871) egli inquadrò una trascrizione dell'Alcesti di Euripide in una originale cornice di romantica bellezza, ma la traduzione del dramma è piatta e poco poetica, e una posteriore trascrizione di Euripide contenuta in Artstophanes' Apology (1875), e una traduzione dell'Agamennone di Eschilo (1877), furono anche meno soddisfacenti. Altre opere di questo periodo sono: Prince Hohenstiel-Schwangau (1871), in cui un sottile studio del carattere di Napoleone III è soffocato sotto i ragionamenti sul "salvatore della società"; Fifine at the Fair (1872), improvvisazione filosofica sul tema di Don Giovanni; Red Cotton Nightcap Country (1873) e The Inn Album (1875) due romanzi in verso sciolto, Pacchiarotto and how he worked in distemper (1876), La Saisiaz (1878), Dramatic Idyl (1879 e 1880), focoseria (1883), Ferishtah's Fancies (1884) e Parleyings with certain people of importance in their day (1887). Nessuno di essi è privo di una vena di poesia, ma la vena si fa sempre più sottile, e il pensiero assume carattere sempre più polemico.
Per molti anni dopo la morte della moglie il Browning non potè indursi a rivedere l'Italia, e non ritornò più a Firenze, ma dopo avere speso molte delle sue vacanze annuali in Normandia e Brettagna si recò a Venezia, e nel rimanente della sua vita fece visite annuali a Venezia e ai suoi dintorni. Nel palazzo Rezzonico, acquistato dal figlio all'epoca del suo matrimonio, passò le estati del 1887 e 1888, e nel 1889 visitò di nuovo Asolo. A Venezia morì, il 12 dicembre 1889 e il 31 venne seppellito in Westminster Abbey. Contemporaneamente appariva Asolando, il suo ultimo libro.
Malgrado il fatto che la poesia del B. è, nelle intenzioni, drammatica, non è mai difficile sceverare il punto di vista del poeta da quello dei suoi personaggi; la sua concezione della vita, enunciata chiaramente per la prima volta in Paracelsus, subì poche modificazioni negli anni successivi. Da vero figlio di un'epoca in cui la scienza stava compiendo le sue prime pericolose incursioni nel regno della religione, egli era ad un tempo d'intelletto ardentemente avido e di temperamento profondamente religioso: e la sua mente era continuamente assorta nella contemplazione dell'eterno conflitto tra conoscenza e fede, ragione ed emozione. Affrontò il problema con un entusiastico ottimismo che aveva le sue radici in un cristianesimo non dogmatico ma intensamente sentito. La rivelazione di Dio in Cristo, simbolo dell'amore che penetra l'universo, era per lui la verità che risolve "tutti i problemi dentro e fuori del mondo". In Christmas Eve and Easter Day la sua penetrante analisi delle stravaganze delle varie sette religiose non fa che porre in maggior rilievo la sua fede fondamentale nel legame comune che le unisce. Il peccato e l'errore che straziano il mondo non sembravano al B. offrire ostacolo alla sua fede, ma piuttosto offrire una conferma di essa; poiché egli concepiva la vita sulla terra come un semplice periodo di prova, in cui viene sperimentato il valore dell'anima. Una ferma convinzione nell'immortalità individuale è un elemento indispensabile di tale concezione.
Queste idee pervadono la concezione dell'arte e dell'artista a cui il B. ha dedicato tanta parte della sua poesia. L'arte, egli dice, ha un valore in sé stessa, in quanto è la più pura espressione dell'energia e passione dell'uomo, ma è anche l'espressione di "cuori finiti" che aspirano a una perfezione irraggiungibile in questo mondo. Il materiale con cui l'artista costruisce è questo mondo, come egli lo percepisce in tutta la ricchezza della sua esperienza; ma il suo fine è di presentare quel materiale sotto la luce d'una più alta verità, ed in tal modo di fornire spunti per l'interpretazione della vita. L'artista è allo stesso tempo realista e idealista, e il compito suo è di tessere una trama di fili che colleghino il reale con l'ideale (v. il saggio sullo Shelley). In Old Pictures in Florence il B. pone l'arte romantica, con le sue imperfettamente espresse aspirazioni all'infinito, più in alto dell'arte classica, con il suo ideale della perfezione nel limite; e nel medesimo spirito egli sublima l'arte della musica, in quanto apre prospettive di indefinibili esperienze ed è l'arte più essenzialmente creativa.
La stessa concezione influì profondamente sul suo modo di trattare l'amore umano, infondendo nella sua fredda penetrante psicologia l'esaltazione del mistico. L'unione di un'anima con un'altra anima è per lui il supremo trionfo della vita, ed è insieme un simbolo e un'anticipazione di quell'amore che è il principio attivo dell'universo; e l'anima progredisce o ritarda nel suo sviluppo secondo che risponde alla chiamata dell'amore o rimane sorda. Molte sue poesie rappresentano la catastrofe spirituale di coloro che per viltà o prudenza mondana si chiudono agli appelli dell'amore (v. The Statue and the Bust, Dis aliter visum, Cristina, Youth and Art, ecc.); ma la conquista spirituale del vero amante è indipendente dalla soddisfazione del suo desiderio, e la sua anima può trar profitto ugualmente anche da una passione che non è contraccambiata, o che è delusa dalle avverse circostanze (Evelyn Hope, One Way of Love, The Last Ride Together, ecc.). La rigenerazione di Caponsacchi e Pompilia attraverso l'amore, in The Ring and the Book, fedele analisi, appena velata, della sua propria esperienza personale, rappresenta l'ideale come egli lo concepisce (v. anche By the Fireside). Le poesie d'amore del Browning abbracciano una grande varietà di sentimenti, ma è significativo che nessun poeta ha dato minor rilievo al lato puramente sensuale di esso.
Il tardo riconoscimento del genio del B. è in gran parte dovuto all'originalità del suo stile poetico. In perfetto contrasto con la lussureggiante ma limpida bellezza del suo contemporaneo Tennyson, egli venne dapprima condannato come scrittore trascurabile, senza ritmo e senza melodia, oscuro. All'accusa rispose strenuamente il B. stesso. E in realtà, sebbene egli abbia scritto quasi in ogni metro inglese conosciuto, sperimentando anche combinazioni nuove, in nessuno di essi la sua metrica è difettosa. Tuttavia è innegabile che i suoi versi riuscirono spesso ruvidi e senza melodia. Egli poteva alle volte soddisfare l'orecchio più raffinato e sensibile con una musicalità graziosa e delicata, o grave e sonora (si vedano specialmente Garden Fancies I, Cleon, Artemis Prologuizes), ma non era questa la sua vera forza: egli non aveva la suprema felicità verbale, che è propria di maestri della lingua come Shakespeare, Milton, Keats. Le sue doti erano altre: mobile, esuberante vitalità, rapidità, rude forza, vivo e audace realismo, giustificato dall'intento drammatico. Inoltre era suo scopo cosciente di estendere il campo della poesia; e la sua vivace rappresentazione, ad es., dei settarî protestanti in Christmas Eve, o il soliloquio di un volgare monaco spagnolo, o la confessione di un ciarlatano come Sludge il medium, potevano difficilmente esser presentati in uno stile e con un vocabolario che avesse la sanzione della stretta tradizionale convenzione poetica. Gli effetti a cui mirava erano spesso apertamente umoristici - per l'umorismo il Browning fu il poeta inglese che più si accosta a Shakespeare - e molto gli servì allo scopo la facilità delle rime, una facilità uguagliata in inglese soltanto da Butler nel suo Hudibras e dal Byron nel Don Juan. Disgraziatamente non limitò questa sua dote ai luoghi ove era artisticamente giustificata (p. es., nel Pied Piper of Hamelin, The Flight of the Duchess, ecc.), ma le diede libero sfogo anche dove era fuori luogo; e il risultato è stato alle volte un intollerabile accozzo di suoni, come in Love among the Ruins, o una grottesca ingegnosità che distrae la mente dalla serietà degli intenti, come in Old Pictures in Florence. Il pericolo è meno grave nel verso sciolto, ma anche in quel metro diventa talora, senza ragione, rozzo e grottesco.
L'accusa che si fa alla sua poesia di essere talvolta difficile senza necessità, sebbene sia stata spesso esagerata, è inconfutabile. Egli si difendeva dicendo di non aver mai "preteso che la sua poesia fosse il sostituto di un sigaro o di una partita a domino per un uomo pigro"; ma la sua erudizione peregrina, le sue brusche transizioni di pensiero e di immagini, le sue espressioni costantemente ellittiche, offrono ostacoli tali che spesso arrestano anche il più strenuo lettore. Tuttavia se non pochi suoi scritti sono oggi oggetto solo di curiosità erudita, una ricca messe di opere rimane, che per vivo realismo di rappresentazione, per sottile e penetrante psicologia, e per vitale energia e intuizione, gli assicura nella storia della poesia inglese un posto di primissimo ordine.
Ediz.: Poetical Works, 17 voll., Londra 1888-89; 2 voll., Londra 1896-98; Essay on Shelley, 1852, 1914.
Bibl.: Alexander Orr, Life and Lettesr of R. B., revised by F. G. Kenyon, Londra 1908; A. Symons, Introduction to the study of R. B., Londra 1886; Sir H. Jones, B. as a philosophic and religious teacher, Londra 1891. Cfr. anche le monografie di Stopford Brooke, Londra 1902; E. Dowden, Londra 1904; C. H. Herford, Londra 1905; G. K. Chesterton, Londra 1908; v. anche O. Elton, Survey of Engl. Lit., 1830-80, etc.