SATSUMA, Rivoluzione di
Fu l'ultimo, disperato sforzo del conservativismo aristocratico giapponese per opporsi alla marea del progresso di occidentalizzazione del paese, dopo la restaurazione del 1868, e prende il nome dalla provincia di Satsuma (parte dell'odierna prefettura di Kagoshima), dove essa ebbe il suo focolare. L'abolizione della feudalità, l'uguaglianza sociale nei diritti civili e politici, con la conseguente scomparsa delle caste, il servizio militare obbligatorio per tutti i cittadini, che toglieva il privilegio delle armi alla classe dei samurai e altre riforme ancora, una più ardita dell'altra, avevano generato profondo malcontento negli elementi aristocratici xenofobi e più attaccati alla tradizione. Il decreto del 28 marzo 1876, che toglieva ai samurai il diritto di portare le due sciabole, il loro emblema più sacro, e quello del 5 agosto, che convertiva le loro pensioni, colmarono la misura e provocarono tumulti un po' dappertutto, facendo credere così a Saigō Takamori che fosse giunto il momento di agire. Il 15 febbraio 1877, alla testa di 15.000 uomini egli s'impadroniva di Kagoshima e proseguiva verso il nord; allo scopo di radunare tutti i malcontenti e costituire un esercito che s'imponesse al paese; ma a Kumamoto l'eroica resistenza del colonnello Tani lo arrestava, dando così modo alle truppe del governo di giungere e di sbarrargli la via. Non ostante un lieve successo ottenuto sul generale Miyoshi, Takamori dovette rientrare a Kagoshima, dove l'arrivo della flotta del governo lo costrinse ad asserragliarsi con i suoi sulla collina di Shiro-yama, nell'antico castello feudale. Ivi i ribelli resistettero dal 10 al 24 settembre, giorno, questo, che segna la fine dell'avventura.