Rivoluzione cubana
La più celebre delle guerriglie
La Rivoluzione cubana, detta anche Rivoluzione castrista dal ruolo preminente del suo leader Fidel Castro, è stata, dopo quella messicana, la più importante rivoluzione che abbia avuto luogo nell’America Latina nel corso del Novecento. Diretta contro la dittatura di Fulgencio Batista, poco dopo la vittoria prese un carattere comunista e antistatunitense
Dopo la sconfitta della Spagna nella guerra ispano-americana del 1898-99, Cuba si era liberata del dominio spagnolo e agli inizi del Novecento era diventata una repubblica formalmente indipendente ma di fatto sottoposta allo stretto controllo degli Stati Uniti, che presto ne dominarono l’economia. Il paese rimase preda di una cronica instabilità politica. Nel 1924 il generale Gerardo Machado impose una dittatura, crollata nel 1933.
Negli anni successivi emerse come uomo forte il sergente Fulgencio Batista, deciso a promuovere gli interessi dell’oligarchia dominante e degli Stati Uniti. Presidente nel 1940, sconfitto nel 1944 alle elezioni, Batista andò in esilio, tornando al potere nel 1952 in seguito a un colpo di Stato, con cui stabilì una dittatura corrotta e oppressiva. Tale dittatura portò al formarsi di un’opposizione nella quale andarono a convergere lavoratori, comunisti e gruppi di professionisti e intellettuali. Tra questi ultimi emerse un giovane avvocato, Fidel Castro, allora su posizioni democratiche e radicali, il quale, messosi a capo di un gruppo di guerriglieri, il 26 luglio 1953 tentò un attacco alla caserma Moncada di Santiago; l’attacco fallì e Castro fu arrestato. Oratore eccezionale, nel corso del suo processo egli espresse i suoi ideali, divenendo l’idolo degli oppositori al regime di Batista.
Liberato in seguito a un’amnistia, Castro si rifugiò in Messico, dove, con un pugno di compagni, si preparò al ritorno in patria per riprendere la lotta. A loro si unì il medico argentino Ernesto Guevara (detto il Che). Sbarcati a Cuba nel 1956, Castro e i suoi compagni diedero inizio ad azioni di guerriglia, andando però incontro a una dura repressione da parte delle truppe di Batista. Allora i castristi si rifugiarono nella Sierra Maestra. Castro a quel punto si rese conto che occorreva ampliare le basi sociali della rivoluzione: bisognava far leva sulle masse dei contadini poveri. La guerriglia si allargò e il consenso crebbe, ponendo così il presupposto della vittoria. Nel gennaio 1959 L’Avana insorse e Batista si diede alla fuga.
Preso il potere, Castro avviò riforme dirette a stroncare il dominio delle oligarchie interne e a porre su basi nuove i rapporti con gli Stati Uniti, che avevano fatto forti investimenti nell’isola. Fu messa in atto la riforma agraria e le imprese straniere vennero nazionalizzate. La reazione degli Statunitensi fu quanto mai aspra, ed essi presero a sostenere le forze di opposizione a Castro, che allora negava di voler creare un regime socialista. L’atteggiamento degli Stati Uniti spinse Cuba a cercare l’appoggio dell’Unione Sovietica, con cui nel 1959-60 vennero firmati accordi commerciali. Si arrivò quindi nel gennaio 1961 alla rottura delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti.
Il contrasto con gli Statunitensi si rivelò determinante nello spostare verso il campo comunista Castro, il quale proclamò Cuba prima Repubblica socialista d’America. Considerando Castro una minaccia, il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy mise in atto un tentativo per abbatterlo. Nell’aprile 1961 forze composte da esuli cubani armati dagli Statunitensi sbarcarono a Cuba, nella Baia dei Porci, ma vennero distrutte dalle milizie castriste.
L’esito fu di spostare definitivamente Cuba nel campo comunista e di indurre Castro, dichiaratosi un marxista-leninista, ad assumere come proprio compito la lotta contro l’imperialismo statunitense in America Latina. Il regime castrista era ormai consolidato e la Rivoluzione cubana aveva assunto le caratteristiche che avrebbero segnato in futuro la vita di Cuba.