LEVI-MONTALCINI, Rita
(App. IV, II, p. 329)
Neurobiologa italiana, premio Nobel per la medicina o fisiologia 1986. Presidente dell'Istituto della Enciclopedia Italiana.
Dal 1947, quando raggiunse V. Hamburger alla Washington University di St. Louis, come associato di ricerca, portò sul terreno sperimentale il problema delle relazioni tra neurosviluppo e periferia organica. Innestando in embrioni di pollo frammenti di speciali tumori, poté osservare il prodursi di un'arborescenza di fibre a carico delle cellule gangliari, deducendone l'ipotesi di un fattore chimico, liberato dal tessuto ospite e attivo sullo sviluppo dei neuroni. Tra la fine del 1950 e l'anno successivo, si delineò l'idea di un nerve growth promoting agent: confermata e precisata sulla base di nuove esperienze, eseguite nel 1952 all'Istituto di biofisica dell'università di Rio de Janeiro, con la tecnica della cultura in vitro, in collaborazione con H. Mayer, allieva di E. Fisher conosciuta a Torino presso G. Levi. Tornata nel 1956 a St. Louis, e nominata professore associato, insieme al biochimico S. Cohen riusciva a isolare una sostanza nucleoproteica, e in seguito a identificare con la componente proteica il ''fattore'' attivo sulle cellule dei gangli nervosi.
Designata come Nerve Growth Factor (NGF), essa si sarebbe dimostrata attiva sul differenziamento, il trofismo e il tropismo di determinati neuroni del sistema nervoso periferico e del cervello: prima di una nuova classe di sostanze fisiologicamente attive, i ''fattori di crescita''. La neurobiologia, "uno dei settori più statici della biologia" (Elogio dell'imperfezione, p. 170), si era in tal modo affiancata alla neuroembriologia e alla neurofisiologia, con metodi e idee desunti dalla teoria dell'evoluzione e dalla nascente biologia molecolare. Presente anche in organi e liquidi organici − ghiandole sottomascellari di ratto, veleno di serpente, liquido seminale di toro − con funzioni tuttora imprecisate, ma in cospicue quantità, l'NGF ha potuto essere sottoposto ad analisi chimiche e fisiochimiche, fino alla determinazione del peso molecolare e della sequenza di aminoacidi, a opera di allievi (V. Bocchini, P. Angeletti, R.H. Angeletti, R. Bradshaw). In anni successivi, ricercatori americani avrebbero identificato il gene che programma la sintesi della molecola, nel ratto e nell'uomo. L'NGF è stato anche rinvenuto nell'ipotalamo, e se n'è riscontrata l'attività su ceppi di cellule immunocompetenti. Sono allo studio altre analoghe sostanze polipeptidiche, agenti su altri gruppi di neuroni. Dopo l'isolamento dell'NGF, S. Cohen aveva scoperto un ''fattore di crescita dell'epidermide'' (EGF).
Professore ordinario, dal 1959 al 1977, nell'Istituto di biologia della Washington University a St. Louis, dal 1961 al 1969 ha diretto un Centro di ricerca neurobiologica, istituto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche presso l'Istituto Superiore di Sanità. Nel 1969, e fino al 1979, è passata a dirigere il Laboratorio di biologia cellulare: professore ospite presso l'Istituto di neurobiologia, sempre dell'area CNR, fino al 1989. Nel 1986, le veniva conferito il Premio Nobel per la medicina o fisiologia, insieme a S. Cohen. Accademico Pontificio; socio straniero dell'Accademia nazionale dei Lincei; dal presidente della Repubblica O.L. Scalfaro, su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, è stata nominata presidente dell'Istituto della Enciclopedia Italiana nel marzo 1993.
Fra le sue opere: The nerve growth factor, in collaborazione con P. Calissano, in Scientific American, 240 (1979), 6; Nerve growth factor as a paradigm for other polipeptide growth factors, in collaborazione con P. Calissano, in Trends in Neuroscience, 1986, pp. 473-77; Elogio dell'imperfezione (1987).
Bibl.: P. Dash, The triumph of discovery: women scientists who won the Nobel Prize, Englewood Cliffs 1991; P. Calissano, Neuroni. Mente ed evoluzione, Milano 1992.