rinforzo
Processo (in ingl. reinforcement) tramite cui un certo tipo di comportamento, o un certo tipo di strategia comportamentale, viene progressivamente fissato (r. positivo) oppure scartato (r. negativo) per un suo uso successivo, sulla base del livello di gratificazione (in ingl. reward) che ha consentito di raggiungere. I concetti di r. e gratificazione sono antichissimi e si possono far risalire alla filosofia epicurea, secondo la quale il comportamento di ogni individuo è plasmato dal tentativo di massimizzare il piacere e di minimizzare il dolore (ossia tutti quegli stati edonicamente avversivi). Più specificamente, in psicologia, si definiscono rinforzanti positivi (o negativi) tutti quegli stimoli che, essendo gratificanti (o avversivi) determinano un potenziamento delle strategie che meglio permettono di ottenerne l’approccio (o l’evitamento), e una cancellazione di quelle che non permettono tale risultato.p
Nell’ambito del comportamento animale, la teoria della riduzione delle pulsioni si basa sul concetto di omeostasi (➔ omeostasi, controllo nervoso della), che consente di mantenere uno stato dell’organismo in cui tutti i sistemi fisiologici sono appropriatamente bilanciati. Qualunque evento che alteri questa condizione ideale produce una pulsione a compiere determinate risposte comportamentali. Queste ultime, soddisfacendo o tentando di assecondare le pulsioni scaturite dal perturbamento dell’omeostasi, sono volte a ripristinare l’omeostasi perduta. La struttura cerebrale implicata nella omeostasi è l’ipotalamo (➔).
Lungo tutto l’ipotalamo laterale, sono presenti i recettori sensibili alle variazioni omeostatiche concernenti tutti i principali parametri fisiologici. La funzione dell’ipotalamo è di determinare nell’animale una pulsione, ossia una tensione psicologica verso uno scopo (per es., fame, sete, appetito sessuale). Le pulsioni di questo primo tipo, le quali originano da mutamenti di condizioni psicofisiologiche interiori, sono definite motivazione primaria. Molte volte, anche in assenza di un vero stato di alterata omeostasi che funga da motivante endogeno, la sola presenza di uno stimolo, per es. del cibo oppure un partner sessuale ricettivo, può scatenare la corrispondente risposta comportamentale. In questo caso, si definisce appetibile lo stimolo che è in grado, da solo, di determinare la genesi di questo secondo tipo di pulsioni, mentre il fenomeno nel suo insieme è detto anche motivazione incentivante. La risposta a tutte le pulsioni è costituita da due fasi. Dapprima si ha una fase appetitiva, durante la quale si cerca di raggiungere l’obiettivo. A questa segue la fase consumatoria, durante la quale si ha l’espressione di uno schema fisso di azione, in genere altamente stereotipato, che si realizza in maniera schematica in ogni specie animale. Sistema dopamminergico mesencefalico. Il sistema dopamminergico mesencefalico è costituito da un insieme di neuroni dopamminergici, ossia che sintetizzano dopammina e la rilasciano come neurotrasmettitore dalle terminazioni sinaptiche. I corpi cellulari di tali neuroni si trovano in due nuclei situati nel mesencefalo, la substantia nigra e l’area tegmentale ventrale. I loro assoni decorrono in avanti, attraversano l’ipotalamo laterale, e innervano una grande varietà di strutture del telencefalo. Schematicamente, si riconoscono due componenti: i neuroni del sistema nigrostriatale, che dalla substantia nigra proiettano allo striato dorsale (o caudato-putamen), e quelli del sistema mesolimbico, che dall’area tegmentale ventrale proiettano sia alla corteccia prefrontale sia alle strutture limbiche, tra cui anche lo striato ventrale (o nucleus accumbens). Tale sistema dopamminergico attraversa l’ipotalamo laterale e prende stretti contatti con esso. Mentre il secondo, come descritto, è sede delle aree implicate nella genesi delle pulsioni, il primo è implicato nei fenomeni della motivazione (➔) e del r., che si esplicano attraverso il rilascio di dopammina nelle aree innervate. Lo striato ventrale ha un ruolo preminente nel sostenere le pulsioni verso gli obiettivi, determinando il soggetto a compiere il massimo sforzo possibile per raggiungerli. A tal fine, quest’area fornisce rappresentazioni interiori di una ricompensa attesa, non ancora presente, in funzione di caratteristiche quali: dimensione, lavoro/sforzo necessario a ottenerla, probabilità, ritardo, ecc. Inoltre, quest’area è coinvolta nella valutazione affettiva delle conseguenze di una azione o di una scelta. In base a tale valutazione, risulta possibile modificare con flessibilità le risposte adottate in situazioni successive, e in definitiva elaborare e perfezionare individualmente le strategie comportamentali. In tutti i mammiferi più evoluti, le risposte appetitive, o meglio ancora le strategie di approccio, non sono prefissate, ma anzi di solito sono molto variabili: ogni individuo sperimenta liberamente varie modalità, delle quali i processi di r. provvedono a potenziare quelle che portano a un maggior successo (r. positivo) e a cancellare progressivamente tutte le altre (r. negativo). Pertanto, il repertorio comportamentale di ogni individuo consiste nell’insieme delle strategie elaborate per la soluzione di problemi via via incontrati in risposta alle pulsioni, durante la relativa fase appetitiva. In tal senso, lo sviluppo del carattere può anche essere descritto in termini di rinforzo.