MALAVOLTI, Rinaldo
Figlio di Uguccione, nacque a Siena presumibilmente negli anni Quaranta del Duecento.
Il padre, camerlengo di Biccherna e membro del Consiglio generale del Comune, ebbe rilievo nelle pacificazioni fra guelfi e ghibellini dell'ottobre 1280 (Il Caleffo vecchio, n. 910). L'ascesa del casato ai vertici della Chiesa sarebbe dovuta al fratello di Uguccione, il canonico Rinaldo d'Orlando, pievano di S. Innocenza.
Il M., già canonico prima del 1274 (Zdekauer), fu anch'egli presente nelle pacificazioni del 1280, dove compare un "domino Piovanello" canonico; tale appellativo è riportato anche da Tizio nelle Historiae Senenses, in cui per la sua elezione si legge che i canonici "Renaldum Uguccionis [(] elegerunt quem Plebanellum vocitavant homines". L'elezione, testimoniata già al 7 febbr. 1281 (Chartularium Studii Senensis, n. 41), ebbe la conferma pontificia solo il 16 nov. 1282 (Nardi).
Piena si rivelò, nel corso del suo pontificato, l'intesa del M. con lo zio Rinaldo nell'estendere i diritti della mensa vescovile e del capitolo della cattedrale, come mostrano gli acquisti compiuti da Rinaldo per la sua pieve negli anni 1280-83 e i passi fatti dal M. nel 1285, presso il legato Bernardo di Languissel, per l'unione di quella pieve alla mensa e le diverse donazioni del pievano al capitolo metropolitano, fra le quali una, cospicua, del 1288. Sempre nel 1285 pose fine al conflitto fra l'arciprete della pieve di Montalcino e il locale convento di S. Francesco. Nell'agosto 1287 il M. piegò con la scomunica gli uomini del feudo capitolare di Montechiaro e Vico d'Arbia per le difficoltà incontrate dallo zio Rinaldo come rettore dei due castelli. Per mandato del Languissel, nel novembre di quell'anno decretò l'unione della canonica di Paurano alla mensa volterrana, considerati i debiti contratti da quel vescovo. Nella primavera del 1288, mentre Niccolò IV s'imponeva come paciere nello scontro di Firenze e Siena con Arezzo, il M. era chiamato a scomunicare i Senesi, provvedimento revocato il 6 agosto, falliti i tentativi di pacificazione del papa. Successivamente fu amministratore del monastero di S. Antimo, incarico tenuto dall'ottobre 1290 fino al luglio 1293.
Alla morte dello zio Rinaldo, nel dicembre 1291, la determinazione di Niccolò IV di attribuire a Tommaso da Montenero, nipote del cardinale Giacomo Colonna, la pieve di S. Innocenza e l'arcipretura della cattedrale si scontrò con quella del M. che aveva occupato la pieve "per violentiam" e la teneva "per moltitudinem armatorum" (Les registres de Nicolas IV, n. 6409). Morto il papa nell'aprile 1292, la pieve fu attribuita al M. il 24 febbr. 1293, ma fu confermata da Bonifacio VIII solo nel febbraio 1297, in un contesto ben diverso dei rapporti con Roma. Nel conflitto tra il papa e i Colonna, fra i quali primeggiava Tommaso, il M. si schierò, nel maggio 1297, con il primo e, nel luglio successivo, era a fianco di Tavena di Deo Tolomei con il contingente militare inviato da Siena a sostegno del pontefice. La sua permanenza presso la Curia è attestata da tre epistole papali dell'aprile 1298 per l'attribuzione di canonicati a Nerio di Brunaccio e al nipote Alessandro Salimbeni; rettore del Patrimonium in Tuscia dal 15 luglio 1298 al giugno 1299, redasse a uso degli ufficiali soprintendenti un importante formulario (Maire-Vigueur). In seguito, il M. fu collettore delle decime in Tuscia per gli anni 1301-04; nel settembre 1301 a Siena tenne a battesimo, con Sozzo Salimbeni, la figlia di Carlo di Valois, Caterina, e il 2 marzo 1304 entrò in Firenze al fianco del cardinale Niccolò da Prato per la pacificazione fra Bianchi e Neri.
Le tensioni del M. con il Comune di Siena, tra il 1295 e il 1298, circa i confini giurisdizionali dei rispettivi tribunali portarono alla promulgazione degli statuti criminali del foro ecclesiastico senese.
Pubblicati da Zdekauer, essi "rappresentano un trionfo del buon senso del vescovo Rinaldo" (Waley, p. 166) per il compromesso raggiunto e in particolare per l'equiparazione nelle condanne fra ecclesiastici e laici.
Il conflitto sulla giurisdizione dell'ospedale senese di S. Maria della Scala, già emerso nel 1285, circa l'immunità dalle decime, si aggravò negli ultimi anni di governo del M., per volgere a favore del Comune con la sentenza del luglio 1304 del legato Niccolò da Prato. Il M. avrebbe avuto parte non secondaria nella pacificazione imposta dai Nove il 3 apr. 1305 alle famiglie Tolomei e Malavolti.
Il M. morì a Siena l'8 luglio 1307 e fu sepolto nel duomo presso l'altare di S. Bartolomeo.
Alla vigilia della sua morte, dal momento che i canonici senesi non nascondevano il timore di violenti condizionamenti nella scelta del nuovo vescovo, il Consiglio generale senese aveva deliberato l'intervento dei Nove nella convinzione che un'altra casata sfidasse il predominio dei Malavolti nel vertice della Chiesa senese, e il 9 luglio fu quindi eletto il canonico Ruggero da Casole.
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