Riftia
Barbe rosse negli abissi
Riftia è un genere di Pogonofori che vive attorno alle sorgenti idrotermali abissali. Il genere fa parte di complesse comunità di organismi che traggono l’energia necessaria da batteri in grado di formare materia organica in completa assenza di luce solare. I Pogonofori mancano di sistema digerente e sembra che riescano a nutrirsi grazie alla simbiosi con i batteri
Viaggiare in un batiscafo nelle sconosciute profondità degli oceani è altrettanto avventuroso che viaggiare nelle immensità dello spazio. La navicella subacquea, sottoposta a enorme pressione, naviga nel buio assoluto: si intravedono appena le baluginanti presenze degli organismi abissali. In queste condizioni, muovendosi lentamente a oltre 2.000 m di profondità lungo la dorsale sommersa (rift) delle Isole Galápagos, l’equipaggio del sommergibile americano Alvin si imbatté, nel 1978, in un paesaggio degno della migliore fantascienza. Da un sistema di lunghi tubi verticali, alti fino a 15 m, che torreggiavano su un desolato panorama di lava, venivano eruttate lunghe colonne di acqua nera a un temperatura di 350 °C. La base di questi camini neri era coperta da folti cespugli formati da lunghi tubi candidi. Da questi tubi sbucavano bizzarri ciuffi, di un rosso brillante, formati dai tentacoli branchiali di Riftia pachyptila, grandi vermi lunghi fino a 2 m.
In questa bizzarra foresta si aggirava un’inverosimile quantità di grossi granchi bianchi e ciechi, di gamberi rossi, di Policheti, di Pesci che si agitavano su un tappeto di grandi Bivalvi bianchi. La meraviglia, a parte il sorprendente spettacolo d’insieme del tutto inatteso, sta nel fatto che l’energia che consente a questa ricchissima comunità di organismi di vivere non è quella derivata dalla fotosintesi, ma, in totale assenza di luce solare, da fenomeni di chemiosintesi. Questo significa che le sostanze organiche sono sintetizzate non grazie all’energia solare, come nel mondo di superficie, ma grazie a solfobatteri i quali, attraverso alcune reazioni chimiche, sono in grado di produrre carboidrati utilizzando l’anidride carbonica e l’idrogeno dell’acido solfidrico prodotto dalle eruzioni dei camini neri. In una parola, si tratta di un mondo indipendente dal Sole, nel quale le catene alimentari iniziano dai solfobatteri e non dalle piante.
Il rift, la frattura vulcanica in cui vivono, ha dato il nome al genere Riftia del phylum Pogonofori che comprende un centinaio di specie di profondità, derivate forse, in un lontano passato, dagli Anellidi. Gli studiosi diedero a questi organismi il nome di Pogonofori, che in greco significa «portatori di barba», per i pennacchi di tentacoli branchiali rossi che sbucano all’esterno dei tubi in cui vivono. I tentacoli sono numerosi in genere, ma in Riftia raggiungono valori eccezionali, circa 230.000, e formano una ricca barba compatta molto caratteristica.
Questi animali presentano molte curiosità interessanti, ma forse la più strana è che mancano di sistema digerente: raccolgono il cibo grazie ai tentacoli respiratori, ma non è ben chiarito come facciano ad assimilarlo. In Riftia esiste un particolare organo, il trofosoma, nelle cui cellule vivono batteri simbionti che producono le sostante necessarie alla vita di questa bizzarra creatura.
Trattandosi di organismi di grandi profondità si sa molto poco della loro biologia. Infatti possono essere campionati solamente attraverso strumenti che pescano alla cieca, per cui solo di recente ci si è accorti che la porzione terminale del corpo, che veniva strappata via dalla raccolta meccanica, è segmentata come negli Anellidi. Per tale motivo la posizione tassonomica di questi organismi è decisamente cambiata negli ultimi tempi.
Le comunità delle sorgenti idrotermali abissali e dei camini neri sono state ritrovate, oltre che nell’area delle Isole Galápagos, in altre località abissali con intensa attività vulcanica. Quando i camini neri smettono di fumare, l’intera comunità animale muore lasciando una sorta di cimitero di conchiglie vuote, tubi e carapaci.