rickettsiosi
Malattia infettiva a diffusione epidemica o endemica in diversi paesi prodotta da varie specie di rickettsie, trasmesse all’uomo per lo più da insetti ematofagi (acari, pidocchi, pulci, zecche). Le r. sono clinicamente caratterizzate da una sintomatologia consistente soprattutto in disturbi nervosi e cardiovascolari, eruzioni cutanee, febbre; sono curabili con alcuni tipi di antibiotici (tetracicline, cloromicetina, cloramfenicolo).
Tra le r. vanno ricordate: il tifo petecchiale, detto anche storico per l’importanza che hanno avuto le sue epidemie; la febbre Q, che differisce dalle altre r. per il contagio, che può avvenire per inalazione dei microrganismi, per il caratteristico reperto di polmonite interstiziale e per la sintomatologia simile a quella della comune influenza; il morbo di Brill, a carattere sporadico e non epidemico; il tifo endemico, detto benigno perché tende alla guarigione spontanea; la febbre della Mosa o delle trincee o quintana; la febbre bottonosa, detta anche febbre esantematica del Mediterraneo o febbre del Carducci; la febbre maculosa delle Montagne Rocciose, endemica in alcune regioni dell’America Settentrionale e in altre dell’America Meridionale; lo tsutsugamushi, diffuso nell’Estremo Oriente e con tasso di mortalità assai elevato. A seconda dei casi, la diagnosi può essere confermata da prove di laboratorio di ordine sierologico (agglutinazioni specifiche), colture in vitro, inoculazione di materiale patologico in animali recettivi, ecc.