COBDEN, Richard
Nato a Heyshott nella contea di Sussex, il 3 giugno 1804; morto il 2 aprile 1865. Nel 1819, il C. entrò come impiegato nell'azienda di suo zio nella City di Londra, e vi acquistò grande pratica d'affari. Fu anche pieno di premure per il suo vecchio padre e i suoi fratelli, spendendo una gran parte del suo scarso stipendio per loro. Durante questo suo servizio egli fece alcuni viaggi attraverso l'Inghilterra, la Scozia e l'Irlanda ed acquistò una grande esperienza degli uomini.
Nel 1828 Cobden, insieme a due amici, fondò un'azienda per la vendita di calicò, nella City di Londra, che prosperò rapidamente. Si preparò, quindi, per la vita pubblica, facendo letture profonde di Burke e di altri autori e viaggiando sul continente, negli Stati Uniti, in Egitto e in Turchia. Egli scrisse allora (1835-1836) due notevoli memorie in difesa del libero commercio e della politica estera pacifica. Nel 1837 C. presentò la sua candidatura al Parlamento come rappresentante radicale del borgo di Stockport, ma non fu eletto. Per quanto avesse grandi successi negli affari, egli era tutto preso dalla vita pubblica e nel 1839 cedé ai fratelli la parte principale nella direzione della sua azienda.
C. poté, quindi, dedicarsi esclusivamente alla campagna per il libero commercio e nell'ottobre del 1838 fondò in Manchester la lega contro le leggi sul grano. Fu fondato un giornale, The AntiCorn-Law Circular; furono pubblicati pamphlets e furono mandati conferenzieri in varie città e villaggi per far conoscere tutto il male che veniva dalle tariffe sul grano e in generale per esporre in modo pratico i principî del libero commercio.
C. era instancabile nello scrivere e parlare; e il successo del movimento contro la legge sul grano si deve in gran parte alla sua energia e alla sua meravigliosa capacità di rendere chiari al gran pubblico gli astratti principî di economia politica. Nel 1841 fu eletto nella Camera dei comuni dal partito radicale di Stockport. Nello stesso anno egli e John Bright fecero il patto memorabile di lavorare insieme e di non riposarsi mai, finché la legge sul grano non fosse revocata. La lunga lotta sostenuta in mezzo al vivo eccitamento del pubblico e al sempre crescente entusiasmo dei Repealers "Revocatori", contro la risoluta opposizione dei proprietarî terrieri, terminò con un successo nel giugno del 1846. È curioso che il progetto di revocazione della legge sul grano fu votato nel parlamento da un governo tory (ossia conservatore), che venne al potere con idee protezioniste, ed ebbe a capo sir Robert Peel.
La devozione spiegata da C. negli affari pubblici, e soprattutto la sua completa dedizione al movimento da lui condotto, ebbero effetti disastrosi sui suoi affari. Il cotonificio che aveva lasciato in mano dei fratelli andò a male ed egli si vide rovinato. Solo l'aiuto economico prestatogli da John Bright e da alcuni amici, gli diede possibilità di continuare l'azione iniziata contro la legge sul grano, finché non fu portata a una felice soluzione. Riuscito vittorioso il movimento, fu aperta una pubblica sottoscrizione e gli fu offerta la somma raccolta di più di 75.000 sterline. Egli l'accettò come un compenso per la sua attività spiegata per il bene pubblico e dopo, ogni volta che venne richiesta la sua opera nel governo, la prestò senza alcun salario o compenso.
Poiché la sua salute, al pari della sua fortuna, aveva molto sofferto nella vita pubblica, C. si recò con sua moglie per un lungo giro sul continente nel 1848, visitando la Francia, la Spagna, la Russia e l'Italia. In un discorso pronunciato a Firenze disse che alla Toscana spettava la gloria di precedere il resto del mondo nell'applicazione del libero scambio. Ricordò Bandini, il grande apostolo del libero commercio, Leopoldo che prese il lume della scienza dalle mani di Bandini, e anche Neri, Fabbroni e Fossombroni.
Al suo ritorno in Inghilterra C. fu eletto al Parlamento deputato del West Riding di Yorkshire, e acquistò Dunford, la fattoria presso Heyshott che l'aveva visto nascere.
Quanto alla politica estera, C., al pari di Bright, era un noninterventista convinto e tenace. Si oppose all'intervento della Gran Bretagna nella guerra russo-turca nel 1854. Si oppose pure nel Parlamento ai passi fatti dal governo britannico contro la Cina mel 1857. Disapprovava il dominio britannico nelle Indie, ma quando scoppiò la rivolta nel 1857 ne caldeggiò la repressione armata per difendere la popolazione pacifica in preda dei ribelli.
Nel 1859 lord Palmerston offrì a C. il portafoglio di ministro del Commercio nel suo gabinetto, ma questi rifiutò, non simpatizzando con i metodi in certo modo aggressivi usati da Palmerston nella politica estera. Ma C., per quanto non fosse ministro, riuscì in una sua lunga visita fatta in Francia, ad avere colloquî non ufficiali con Napoleone III, con E. Rouher (ministro del Commercio) e col conte Walewsky (ministro degli Affari esteri). Più tardi, il governo britannico gli diede poteri ed istruzioni così che egli poté concludere l'importante trattato di commercio franco-britannico del 1860, firmato da lord Cowley (l'ambasciatore effettivo) e da C. per la Gran Bretagna e da Rouher e Baroche per la Francia. C. fu un forte e ardente sostenitore del movimento in favore dell'unità italiana. Egli usò la sua influenza presso l'ambasciata austriaca a Londra per indurre l'Austria a restituire il Veneto in cambio d'un compenso pecuniario.
Nel marzo del 1862 C. si recò a Londra, per combattere in Parlamento il piano di Palmerston riguardante le fortificazioni canadesi, e quivi morì di bronchite.
Bibl.: J. Morley, The ife of R. C., Londra 1882; R. Hobbing, R. C. und das Manchestertum, Berlino 1924; J. Bright e J. E. T. Rogers, Speches on Public Policy of R. C., Londra 1879; W. H. Dowson, R. C. and Foreign Policy, Londra 1926; J. A. Hobson, R. C., New York 1919.