RICERCARE (o Ricercata)
È una delle più antiche forme di musica strumentale.
Mentre, allorché si nomina il ricercare, vien subito fatto di pensare alle composizioni per organo dei maggiori rappresentanti della scuola veneziana dei secoli XVI e XVII, in realtà tale parola comparisce la prima volta nella musica stampata per liuto, e propriamente nel secondo dei quattro volumi che, tra il 1507 e il 1508, Gualtiero Petrucci pubblicò per le intavolature di tale strumento. Detto volume, compilato a cura dello Spinaccino, contiene Dieci ricercari per liuto. Del resto la stampa a caratteri mobili favorì molto - come ritiene G. Benvenuti - la netta separazione della musica strumentale dalla vocale. Nel 1509 apparve infatti un libro di frottole pubblicato da Franciscus Bossinensis, in cui ventisei delle composizioni vocali contenutevi hanno come preludio o postludio un ricercare.
Bisogna tuttavia risalire al 1523 per trovare stampati ricercari per organo; sono quelli di Marcantonio Cavazzoni, padre dell'Urbinate Girolamo. La stampa di composizioni di tal nome si moltiplica dopo il 1540, allorché alla raccolta, pubblicata a Venezia "sotto il Segno del Pozzo" e contenente 13 ricercari di Julio Segni (organista di San Marco), 3 di A. Willaert, 2 di. G. Parabosco, ecc., seguono quelle di Girolamo Cavazzoni, di L. Luzzaschi, di C. Merulo e di molti altri, che attestano la rigogliosa fioritura di tale forma, giunta poi sino alle soglie del 1700.
È da notare che nella prima metà del '500 fiorì in Spagna il Tiento (da tentar o preludiare), forma assai affine al nostro ricercare; ma, per la diffusione presa e per lo sviluppo mirabile raggiunto, si può asserire che principale campo d'azione di siffatto genere di polifonia strumentale fu Venezia.
Quanto alla struttura del ricercare, va notato anzitutto come la parola mantenga un'unione strettissima tra il suo significato etimologico e la natura della composizione. Il principio informativo di questa, infatti, condotto alle più ingegnose conseguenze dai Gabrieli e da G. Frescobaldi, è quello di ricercare tutte le possibilità di sviluppo da un tema. Arte polifonica, quindi, cerebrale ed essenzialmente architettonica, in cui il genio dei maggiori musicisti veneziani riuscì tuttavia a infondere calore e vita, mercé la bellezza dei temi scelti, l'unità dello stile e del sentimento, le armoniche proporzionî delle membra episodiche.
Non è però da credere che l'ingegnoso e fertile monotematismo del ricercare, come progenitore diretto della fuga (v.) cominciasse subito dal primo sorgere di questa forma. Come infatti tutta la musica strumentale del Cinquecento prese le mosse dall'imitazione della musica vocale preesistente, così anche il ricercare, nella sua più antica fase di vita, si modella sul pluritematismo del mottetto e del madrigale.
I ricercari di Girolamo Cavazzoni, pubblicati nel 1542 presso lo Scotto di Venezia, e quelli dei suoi contemporanei, si dividono in episodî di stile imitato, ciascuno dei quali ha il suo nucleo tematico nuovo. Tuttavia già da questo tempo si comincia a notare nei maggiori cultori del ricercare la tendenza a raccogliersi su un tema principale. Il quarto ricercare dello stesso Cavazzoni - nell'edizione Notari - pur essendo pluritematico, ha quasi tutti i suoi temi derivati dal soggetto iniziale. Anche il fiammingo J. Buus, che fu per dieci anni al secondo organo di .S. Marco, in un ricercare ripubblicato modernamente dal Kinkeldey, preso a soggetto il tema di una canzone francese, lo svolge monotematicamente per ben 278 battute. Annibale Padovano presenta un ricercare diviso in due parti, ognuna delle quali è monotematica.
Prima di passare alla fase in cui il ricercare si fissa decisamente su di un solo tema, è bene dare uno sguardo alla qualità delle idee di cui esso si nutre. G. Cesari, che ha fatto oggetto di particolare studio i rapporti tra il ricercare e la canzone francese, divide i temi dei ricercari in quattro categorie: quelli tratti dal canto gregoriano o su questo modellati, di una melodiosità composta e severa; quelli di creazione austera, ma non liturgica; quelli di derivazione dalla canzone francese; quelli infine presi dai primi gradi della scala e scelti di solito per sfoggio di dottrina contrappuntistica. A quest'ultimo genere appartengono parecchi ricercari dei fiamminghi naturalizzati veneziani, come A. Willaert, J. Buus, ecc.
Ma, prescindendo dalla natura dei temi, il più vigoroso slancio verso un'imponente costruzione unitaria fu preso dal ricercare con i due Gabrieli.
I ricercari di Andrea Gabrieli furono pubblicati in due libri, usciti, a cura del nipote Giovanni, per i tipi del Gardano nel 1595; quindi solo nove anni dopo la morte del grande veneziano. Risalgono perciò, verosimilmente, al ventennio in cui Andrea fu organista in San Marco (1566-1586). Tra i suoi ricercari a 4, riprodotti nel vol. I delle Istituzioni e Monumenti dell'Arte musicale italiana (Milano 1933), v'è quello del Primo Tuono, che presenta, l'uno sull'altro sovrapposti, un vero soggetto e contrassoggetto in un ampio sviluppo fugato. Tra i varî artifici di tale sviluppo sono notevoli quello per diminuzione d'ambo i temi, recante una gioiosa animazione a metà del pezzo, e l'altro col soggetto in aumentazione intrecciato a varî altri incisi diminuiti, che corona e conchiude fastosamente la composizione.
Il cambiamento di misura, da pari in dispari, frequente nel mottetto sin dal secondo periodo fiammingo, nel ricercare a quattro del Secondo Tuono, assume valore di una vera e propria Variazione del tema, che apparisce in un nuovo aspetto ritmico e con diverso valore prosodico. Grande parve sin dal suo tempo l'importanza del Ricercare per cantar et sonar a otto, se il nipote Giovanni, nel volume dei proprî Canti e Concerti, la cui prefazione è tutta un inno di ammirazione all'arte dello zio lo inserisce come esempio caratteristico di polifonia strumentale sciolta dalle esigenze proprie della musica da tasto. Questa vasta composizione è pluritematica, ma rivela un lucido ordine gerarchico tra le idee di cui consta, sulle quali predomina una - l'iniziale tratta dall'Alouette di C. Jannequin, a sua volta debitrice a una frottola di C. Testa - che ritorna nella conclusione, quasi a coronare architettonicamente l'opera.
Con Giovanni Gabrieli il monotematismo del ricercare e la sua struttura fugata si affermano definitivamente. Già dagli ultimi anni del secolo scorso, H. Riemann additava in un suo Ricercare del Decimo Tuono, stampato nel 1595, "il primo esemplare di fuga reale con divertimenti" e ciò non ostante che l'insigne musicologo tedesco attribuisca altrove agli organisti della Germania centrale l'invenzione della fuga. Le raccolte principali di ricercari di Giovanni Gabrieli sono quelle stampate dal Gardano a Venezia nel 1587 (a 4 voci) e nel 1595 (due volumi per l'organo).
Ma chi innalzò l'arte del ricercare ai supremi fastigi della costruzione contrappuntistica e alle più eccelse sfere del sentimento mistico, fu Girolamo Frescobaldi. Dei suoi ricercari compresi nelle edizioni del Vincenti di Venezia (1626, 1628, 1635) ricordiamo: il Ricercare a quattro soggetti, magnifico fugato in contrappunto quadruplo, svolto in numerose e ingegnose combinazioni dei quattro plastici temi, sorretto da una vigorosa logica polifonica; il Ricercare sopra fa, sol, la, il cui soggetto a valori grandi (tratto forse da una canzone) funge da corale per sostenere il lavorio contrappuntistico, mentre le figure di quest'ultimo sono esse pure ricavate dalle note del soggetto; il Ricercare cromatico post il Credo, fondato su di un mirabile e originalissimo soggetto, a cui s'intrecciano, dopo l'esposizione fugata, due nuovi temi di diverso carattere ritmico ed espressivo.
Vicino ai due Gabrieli, per altezza d'ispirazione e di magistero palesata nei ricercari per organo, sono da porre Luzzasco Luzzaschi, Claudio Merulo, Costanzo Antegnati. Continuatori insigni dell'arte frescobaldiana furono: Fabrizio Fontana, autore d'ingegnosissimi ricercari monotematici di perfetta struttura fugata e con intervento dello stretto; Alessandro Poglietti, di cui è notissimo il Ricercar per lo Rossignolo; Bernardo Pasquini, col quale il ricercare arriva sino agl'inizî del secolo XVIII. Gli allievi dei Gabrieli e del Frescobaldi, Hans Leo Hassler, Kaspar von Kerl, J. Jacob Froberger, portarono l'arte del ricercare in Germania, preparando a J. S. Bach la via per la sua opera di sommo architetto della fuga. Lo stesso Bach, negli ultimi anni di sua vita, rese onore all'antica forma del ricercare, imponendo questo nome alla fuga in sei parti della sua Musikalische Opfer (1747) sotto l'aspetto di un acrostico: Regis Jussu Cantio Et Reliquia Canonica Arte Resoluta.