La punteggiatura (lat. interpunctio) è un sistema di segni convenzionali impiegato nello scritto per segnalare le relazioni logiche e sintattiche tra le diverse parti della frase, le pause della lettura [...] per individuare le pause, piuttosto al metro per la poesia e al ritmo per la prosa (Mortara Garavelli 2003: 118-119). Anche Cicerone (I sec. a.C.), nel De oratore, esprime delle riserve circa l’utilità delle notae librariorum, i segni introdotti dai ...
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Giurista, filologo, storico ed epigrafista (Garding, Holstein, 1817 - Charlottenburg 1903). Dedicatosi allo studio dell'antichità italica e romana, venne (1844) in Italia a ricercare e illustrare iscrizioni [...] nei quali M., liberale, credeva di rivedere gli odiati Junker prussiani. Sono noti i giudizî sfavorevoli da lui dati su Cicerone, Pompeo, Catone Uticense. Il suo testamento politico, reso pubblico nel 1949, è testimonianza del suo modo di vedere ...
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Tabu è una parola polinesiana («sacro, proibito»), spesso, ma impropriamente, pronunciata tabù, che designava originariamente una proibizione rituale riguardante oggetti o persone rivestiti di sacralità; [...] imbarazzanti (escort, embedded, contractor, rendition, ecc.).
Sull’interdizione linguistica, e sul suo mutare, suonavano già esplicite le osservazioni di Cicerone in una lettera all’amico Lucio Papirio Peto, datata tra il 44 e il 46 a.C. (Lettere ai ...
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Scrittore latino (n. Rieti 116 a. C. - m. 27 a. C.), detto dal luogo di nascita V. Reatino (Reatinus); erudito, poligrafo, uno degli autori più fecondi e importanti del mondo antico. L'importanza di V. [...] ricchezza di conoscenze la lingua latina. La principale opera, il De lingua latina (25 libri dedicati quasi tutti a Cicerone), dopo un primo libro contenente l'introduzione generale, era divisa in tre parti: sull'etimologia (6 libri), la declinazione ...
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In ambito linguistico e letterario, con purismo si intende ogni dottrina e atteggiamento critico-normativo, a carattere tradizionalista, che rifiuta e condanna con intransigenza ➔ neologismi, tecnicismi, [...] letterari come versi, novelle e sermoni, dal vasto epistolario, da molteplici traduzioni (soprattutto di opere latine, da Cicerone e Terenzio a opere edificanti medievali come l’Imitazione di Cristo). Nel 1808 compose una Dissertazione sopra lo stato ...
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senso La facoltà di ricevere impressioni da stimoli esterni o interni e per estensione la percezione e coscienza di fatti interni.
Significato; ciò che una parola, una frase, un contesto vuol dire.
Anatomia
Organi [...] esperienza sensibile in quanto ne rappresenta l’autoconsapevolezza. Diverso significato l’espressione acquisisce nella tradizione latina: per Cicerone, per es., essa designa l’insieme delle nozioni e delle credenze su cui esiste un implicito accordo ...
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Ausiliari (dal lat. auxilium «aiuto» + -āris) si chiamano alcuni verbi che, oltre al loro uso e significato autonomi (➔ modi del verbo), se impiegati in unione con le forme non finite di altri verbi, svolgono [...] le cose lasciate» = «ho lasciato tutte le cose» (Plauto); quas in aerario conditas habebant (Cicerone); de Caesare satis dictum habebo (Cicerone). Bisogna precisare che queste forme perifrastiche erano impiegate, in latino, per esprimere un effetto o ...
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Con il termine anacoluto (dal lat. tardo anacoluthon, gr. anakólouthon (skhēma), composto da an- privativo e akólouthos «seguace») si indica generalmente la frattura di una sequenza sintattica mediante [...] – anche soggetto assoluto, o nominativus pendens – era già ben noto agli scrittori latini della classicità (Tito Livio, Cicerone, Catone), che ne facevano uso per ragioni stilistiche, e fu spesso utilizzato anche dagli autori italiani del Trecento ...
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Il participio è un modo non finito del verbo (➔ modi del verbo), suddiviso in una forma detta passata (amato) e una presente (amante), entrambe continuazioni dirette delle forme equivalenti latine (amatus [...] della costruzione perifrastica risalgono all’epoca classica. Tuttavia, un esempio quale «in ea provincia pecunias magnas collocatas habent» (Cicerone, Oratio pro lege Manilia VII, citato in Tekavčić 1972: § 835) è semanticamente ambiguo: lo si può ...
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La nominalizzazione è la trasformazione (tecnicamente, la transcategorizzazione) in nome di un elemento linguistico di qualunque natura (parola, espressione, frase, componente di frase, ecc.) e categoria. [...] e per tutta la sua storia:
(75) hoc non dolēre «questo non dolersi» (Cicerone, De fin. II, 18, 17)
(76) totum hoc displicet philosophare «tutto questo filosofeggiare spiace» (Cicerone, De fin. I, 1, 6)
(77) reddes Reddes dulce loqui, reddes ridere ...
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cicerone
ciceróne s. m. [dal nome del filosofo e oratore romano Cicerone (106-43 a. C.), simbolo dell’eloquenza romana]. – 1. Chi, dietro pagamento, guida i visitatori di un museo, di una città, di scavi archeologici, ecc., illustrando loro...
ciceroniano
agg. e s. m. [der. del nome di Cicerone]. – 1. Dell’oratore Cicerone, o relativo al suo stile, alle sue opere, alle sue teorie: le orazioni c., le lettere c.; la teoria c. dello stile. 2. Sostenitore delle idee o imitatore dello...