Zandonai, Riccardo
Compositore musicale (Sacco di Rovereto 1883 - Pesaro 1944).
Seguì i tradizionali studi di musica nei conservatori italiani, ed ebbe anche interessi culturali vari e vivaci, studiando le più significative esperienze musicali europee a lui contemporanee, e indagando curiosamente nel repertorio rinascimentale e barocco. Poté così aderire, per intima convinzione, al ‛ movimento ' sviluppatosi nel secondo decennio del sec. XX e inteso a promuovere una vera alleanza fra il teatro dannunziano e l'opera in musica.
Sotto lo stimolo dell'editore T. Ricordi, fervente ammiratore del D'Annunzio, e in forza delle suggestioni musicali o pseudo tali che sembravano promanare da molte pagine narrative dello scrittore pescarese dedicate alla musica, da Monteverdi a Wagner, lo Z., già per suo conto incline a staccarsi dai modelli del verismo per volgersi invece a esperienze più europee, più capaci di fare dell'opera in musica una sintesi organica di poesia, di sinfonismo, di scenografia meno tradizionali, si mise sulla scia di coloro (A. Franchetti autore della Figlia di Iorio, P. Mascagni con la Parisina, G.F. Malipiero con il Sogno di un tramonto d'autunno) che si erano valsi, per le loro musiche, di testi drammatici dannunziani. Compose in tal modo la Francesca da Rimini, rappresentata per la prima volta al Regio di Torino il 19 febbraio 1914, e assurta rapidamente a notorietà internazionale.
Il libretto, compilato da T. Ricordi, segue fedelmente il testo dannunziano specie per quanto riguarda l'ambientazione scenica e il lessico drammatico. Ovviamente lo Z. non intese far opera di archeologia musicale, nel senso di rievocare un più o meno fittizio color locale ambientato nel Medioevo, limitandosi ad alcune preziosità timbriche, quali l'impiego del liuto, della viola pomposa, del piffero, delle buccine, mentre altri strumenti, quali la " cennamella ", il " ribecco " (sic) e il " monacordo " (sic) sono solamente evocati, nel canto di Adonella dopo la canzone a ballo di Francesca, nel terzo atto. Assai più intima è invece l'aderenza del musicista all'impostazione estetica dannunziana, in base alla quale l'episodio di Francesca, dalle dolenti reticenze dantesche, si trasforma in " un poema di sangue e di lussuria ". Musica a forti tinte, quella dello Z., e soprattutto di violenti contrasti, in cui tuttavia l'elemento descrittivo è costantemente e saldamente legato alle vigorose e pur sempre chiare strutture ritmiche e alle costanti armoniche e tematiche, le quali rendono così personale e immediatamente riconoscibile il linguaggio del musicista.