ORESTANO, Riccardo
Giurista, nato a Palermo il 26 maggio 1909, morto a Roma l'11 novembre 1988. Allievo di S. Riccobono, si laureò in giurisprudenza nel 1932 presso l'università di Roma, e fu subito attratto dagli studi romanistici. Fu professore incaricato nell'università di Urbino dal 1935 al 1937, poi professore di ruolo in quelle di Cagliari (1937-39), di Siena (1939-50) e di Genova (1950-60). Dal 1960 al 1979 insegnò Storia del diritto romano e poi Diritto romano nell'università di Roma. Fu presidente del Comitato per le scienze giuridiche e politiche del CNR (1964-72) e accademico dei Lincei (dal 1974); all'atto del collocamento a riposo gli fu conferito il titolo di professore emerito. O. è stato uno dei maggiori studiosi di diritto romano e di storia del diritto dell'ultimo cinquantennio.
I suoi primi lavori furono dedicati al potere normativo imperiale e ad alcune forme di questa legislazione, in particolare agli editti. O. si ricollegava con ciò ad alcune intuizioni di Riccobono, il quale, anche per reagire alle esasperazioni interpolazionistiche, aveva cercato di delineare uno sviluppo storico all'interno dello stesso diritto classico, valorizzando soprattutto l'opera del pretore e del suo editto. O. puntò maggiormente sugli interventi imperiali, seguendo del resto i suggerimenti dello stesso Riccobono, che additò al giovane allievo un altro proficuo campo di studi, quello del processo extra ordinem. È evidente il contributo dato con ciò alla storicizzazione delle indagini romanistiche. Dei primi anni di guerra sono i saggi dedicati al matrimonio romano, raccolti in volume nel 1951, in cui O. mostra le possibilità offerte dalle nuove metodologie che anch'egli aveva contribuito a elaborare. Una linea continua collega infatti il diritto classico a quello giustinianeo, con una giusta considerazione degli sviluppi postclassici; e il lavoro è anche arricchito da un meditato uso delle fonti non giuridiche. Dopo aver collaborato agli Studi storici per la Costituente con un volume dedicato all'Assemblea nazionale francese del 1871, pubblicato nel 1946, O. offrì nei primi anni Cinquanta, in due corsi genovesi, importanti contributi allo studio del processo extra ordinem e dell'appello. Del 1953 è la prima edizione della sua opera maggiore, l'Introduzione allo studio storico del diritto romano (che avrà poi altre due edizioni, nel 1961 e, con il titolo Introduzione allo studio del diritto romano, nel 1987). Agli anni Sessanta appartengono altri importanti corsi universitari, fra cui quello dedicato a I fatti di produzione nell'esperienza normativa romana (1962; 19672, con il titolo più circoscritto I fatti di normazione nell'esperienza romana arcaica) e quello su Il 'problema delle persone giuridiche' in diritto romano (i, 1968). Se quest'ultimo lavoro attirerà subito l'attenzione dei civilisti, il primo appare, in certo modo, ancora più significativo, testimoniando, già nel titolo, del ricorso alla formula dell'"esperienza (giuridica)". Ciò consentiva di sussumere in un tutto unico varie problematiche, e cioè di "conglobare, in ogni singola situazione, tanto la realtà dei rapporti che vi si svolgono e delle norme che su di essi vengono costruite, quanto le correlative elaborazioni delle singole scienze giuridiche".
Verso la fine degli anni Settanta, O. comincia a riordinare i suoi scritti minori, raccolti nei volumi Azione. Diritti soggettivi. Persone giuridiche (1978), Diritto. Incontri e scontri (1981), Edificazione del giuridico (1989). Ma l'opera più matura e più duratura di O. è senza dubbio la 3ª edizione, in gran parte rifatta, dell'Introduzione allo studio del diritto romano (1987). Qui sono indicate, sotto la veste dimessa di un discorso rivolto agli studenti, molte delle domande che il romanista e lo storico del diritto rivolge a se stesso, e delle risposte che è in grado di darsi, quando abbia raggiunto la piena consapevolezza della natura e delle finalità del suo lavoro. Il "criterio-guida", come egli stesso lo chiama, è quello della "storicità del diritto", storicità che "coinvolge − in primo luogo − la nostra esistenza nel presente (perché anche il 'presente' è 'storia')"; e che significa essenzialmente "rendersi conto e riconoscere che la matrice e il fondamento del diritto sono nella 'storia', così come in essa hanno fondamento e matrice tutte le concezioni che di esso si sono avute o si possono avere" (o, in altri termini, che "quanto si rapporta alla nozione di diritto, nelle sue infinite accezioni può essere riconosciuto e − per quanto possibile − conosciuto solo nella sua storicità"). Tra le altre opere ricordiamo: Il potere normativo degli imperatori e le costituzioni imperiali, 1937 (rist. 1962); La struttura giuridica del matrimonio romano dal diritto classico al diritto giustinianeo, i, 1951; Appunti sulla cognitio extra ordinem. Corso di diritto romano, 1951; L'appello civile in diritto romano, 1952 (19532).
Bibl.: F. De Marini Avonzo, Riccardo Orestano (1909-88) (in appendice Scritti di Riccardo Orestano, a cura di P. Marottoli), in Studia et documenta historiae et iuris, 44 (1988), pp. 555-67; Id., Ricordo di Riccardo Orestano, in Materiali per una storia della cultura giuridica, 19, 1 (1989), pp. 3-5; v. inoltre il ricordo di A. Guarino, in Labeo, 35 (1989), pp. 5-6. Sull'Introduzione: F. De Marini Avonzo, Rileggere l'''Introduzione'' di Orestano; G. Crifò, Il problema dell'''interpretatio''; A. Mantello, Futuro del passato o futuro attraverso il passato?, in Labeo, 34 (1988), rispettivamente pp. 209-13, 213-19, 219-30; F. D'Ippolito, Riflessioni sull'"Introduzione'' di Orestano, ibid., 35 (1989), pp. 134-39.