MOIZO, Riccardo
– Nacque il 27 ag. 1877 a Saliceto (Cuneo) da Francesco ed Ermenegilda Barberis. Terminati in collegio gli studi superiori, entrò all’Accademia militare di Torino nel 1894, uscendone come sottotenente di artiglieria nel 1897, destinato alla scuola di applicazione. Promosso tenente il 1°sett. 1899, al termine del corso, il M. fu assegnato alla VII brigata artiglieria da costa e trasferito poi, il 24 ott. 1901, al reggimento artiglieria da montagna. Tra l’ottobre 1905 e l’agosto 1908, frequentò a Torino la scuola di guerra, venendo poi destinato a Roma, presso il comando del corpo di stato maggiore e successivamente, dal 13 maggio 1909, di nuovo a Torino presso lo stato maggiore del I corpo d’armata. Il 10 agosto dello stesso anno, promosso capitano «a scelta», il M. venne assegnato al 3° reggimento artiglieria da fortezza, per passare poi al 1° reggimento artiglieria da montagna, dal 2 giugno 1910, ma prestando effettivo servizio presso il comando del I corpo d’armata.
Mentre si trovava a Torino, attirato dalla novità del mezzo aereo, il M. ottenne di poter frequentare un corso di pilotaggio e, comandato presso il battaglione specialisti del genio il 17 novembre, iniziò a Roma Centocelle un corso che, interrotto durante l’inverno, poté poi completare al campo della Malpensa, ottenendo il 30 maggio 1911 il brevetto di pilota di aeroplano e il 1° agosto quello di pilota militare.
Nello stesso mese, con un monoplano Nieuport, partecipò alle grandi manovre del Monferrato, le prime in Italia nelle quali fosse impiegato il mezzo aereo, ovviamente con le sole funzioni di ricognizione. A ottobre il reparto di aviazione, appena costituito in seno al battaglione specialisti del genio, distaccò in Libia – dove il 29 settembre era scoppiata la guerra italo-turca – una squadriglia di sette velivoli che effettuarono i primi voli di guerra, nel corso dei quali ai compiti di ricognizione si aggiunsero quelli di direzione del tiro di artiglieria, di studio del terreno e i primi, rudimentali, bombardamenti.
Il M. prese parte sin dall’inizio alle operazioni aeree, venendo poi rimpatriato il 7 maggio 1912, ma, a causa della carenza di piloti, già il 12 agosto si imbarcò nuovamente per la Libia e venne destinato a Zuara, a un centinaio di km da Tripoli . Dopo alcune missioni in cui il suo aereo non aveva dato buona prova, ricevuto l’ordine di rientrare a Tripoli, il M., la mattina del 10 settembre, decollò con il suo Nieuport; il cattivo funzionamento del motore lo costrinse a una serie di atterraggi di emergenza, al termine dei quali venne catturato da irregolari arabi. Preso in consegna da soldati turchi, il M. fu trasferito a Fessato, dove rimase, cavallerescamente trattato, fino al termine delle ostilità.
Per il suo comportamento in Libia, con 59 voli di guerra, il M. venne insignito della croce di cavaliere dell’Ordine militare di Savoia (era stato proposto per la medaglia d’oro), riconoscimento eccezionale per un ufficiale del suo grado.
Rimpatriato e gravemente malato, poté rientrare in servizio solo nel 1913, destinato al 2° artiglieria da montagna. Nel luglio 1914, comandato a Roma presso lo Stato maggiore, venne posto a disposizione del ministero delle Colonie e destinato al comando truppe della Tripolitania. Ricevuta il 28 marzo 1915 la qualifica di primo capitano, si imbarcò subito dopo per l’Italia, assegnato allo stato maggiore e, dal 23 maggio, all'ingresso delle truppe italiane nella prima guerra mondiale, fu distaccato come consulente aeronautico presso il comando supremo.
Promosso maggiore il 7 luglio, il M. restò al fronte fino al 21 dicembre, quando venne trasferito al ministero della Guerra, destinato all’organizzazione e all’impiego dei primi reparti aerei; a Roma rimase, quasi senza interruzioni, fino all’ottobre 1917, venendo promosso in successione tenente colonnello (16 dic. 1916) e colonnello (16 ag. 1917); in questo periodo, sempre a Roma, sposò, il 26 ag. 1916, Angelina Lovaria dalla quale ebbe due figli. Nell’ottobre 1917 tornò al fronte, dapprima come comandante dell’aviazione della 3a armata, poi, fino al marzo 1918, come capo ufficio servizi aeronautici presso il comando supremo; per i suoi meriti di pilota e di organizzatore gli venne successivamente attribuita una medaglia d’argento. Rientrato in servizio di stato maggiore e assegnato dal 1° aprile alla 15a divisione fanteria, come capo di stato maggiore, il 27 ottobre rimase gravemente ferito alla testa sul monte Pertica, nel settore del Grappa, meritando una seconda medaglia d’argento.
Le conseguenze della ferita tennero il M. lontano dal servizio fino all’agosto 1919, quando venne assegnato al comando dell’8a armata, a Udine, prestando poi servizio nell’aeronautica che in quel periodo si stava organizzando come arma autonoma, attraverso una serie di ristrutturazioni culminate, il 23 marzo 1923, con la costituzione della R. Aeronautica. A questa fase organizzativa il M. partecipò in posizioni di vertice. Già dal novembre 1919 fu al comando dell’Aeronautica (aviatori) di Roma, divenendo poi comandante superiore dell’Arma aeronautica e direttore generale degli Affari militari del commissariato per l’Aeronautica dal gennaio 1923, transitando infine come generale nel corpo di stato maggiore della R. Aeronautica il 16 ott. 1923, salvo a rientrare di lì a poco – il 30 dicembre – nel R. Esercito con il vecchio grado di colonnello.
Il 24 febbr. 1924 fu nominato comandante del 6° reggimento di artiglieria pesante campale, passando, il 1° nov. 1926, al comando del 3°. Promosso generale di brigata il 21 febbr. 1929, venne destinato al comando dell’artiglieria del corpo d’armata di Roma. Il 16 novembre dell’anno successivo fu nominato ispettore per la mobilitazione della 21a divisione militare territoriale di Roma e il 16 sett. 1931 fu posto a disposizione del comando designato d’armata di Firenze. Promosso generale di divisione il 1° dic. 1932, venne subito dopo nominato comandante della 6a divisione militare territoriale di Milano, divenuta nel febbraio 1934 divisione di fanteria Legnano; il 16 settembre dello stesso anno fu destinato al comando della 1a divisione celere Eugenio di Savoia.
Il 28 nov. 1935, dopo un breve impiego presso il ministero della Guerra, fu nominato comandante generale dell’Arma dei carabinieri, con le funzioni di generale di corpo d’armata, grado cui venne promosso il 1° ott. 1936.
Gli anni in cui il M. ne ebbe il comando furono, per l’Arma, anni di espansione, anche in conseguenza della situazione e degli eventi politici di quel periodo. Alla costituzione di una 3a divisione carabinieri nell’Italia meridionale tennero dietro la partecipazione alla guerra italo-etiopica con bande autocarrate e la successiva estensione a tutto l’Impero del servizio dell’Arma – limitato poi dalla nascita della polizia dell’Africa Italiana – e, infine, l’estensione del servizio all’Albania, anche attraverso l’assorbimento della preesistente gendarmeria locale.
Inoltre il M. curò la mobilitazione dell’Arma in occasione dello scoppio della seconda guerra mondiale (10 giugno 1940) ma, per raggiunti limiti di età, il 27 ag. 1940, optò per la posizione di «fuori quadro» a disposizione del ministero della Guerra per incarichi speciali.
Il 25 marzo 1939 era stato nominato senatore. Assegnato dapprima alla commissione degli Affari interni e della Giustizia e poi, dal 23 genn. 1940, a quella delle Forze armate, si interessò quasi esclusivamente ai provvedimenti relativi all’Arma dei carabinieri.
Alla vigilia del suo collocamento nella riserva (27 ag. 1943) il M. venne nominato alto commissario della Provincia di Lubiana.
Raggiunta la città slovena subito dopo la nomina, avvenuta il 12 agosto, non ebbe in pratica né il tempo né il modo di esercitarvi i poteri relativi, essendo ormai la Provincia stata dichiarata zona di operazioni. Sopraggiunti l’armistizio dell’8 settembre e l’immediata occupazione tedesca, il M., assicuratosi del rimpatrio dei funzionari italiani, rifiutò ogni forma di collaborazione, rimanendo sorvegliato nel proprio alloggio fino al 10 ottobre.
Rientrato in Italia, a Camogli, avendo appreso a fine febbraio 1944 di essere stato deferito al tribunale speciale della Repubblica sociale italiana (RSI), riuscì ad allontanarsi, raggiungendo il paese natale; dopo l’arresto della moglie, però, il successivo 1° marzo si costituì. Detenuto nelle carceri di Verona, Venezia e Brescia, venne prosciolto in istruttoria dall’accusa di aver favorito, l’8 settembre, lo sbandamento delle truppe e il 6 ottobre venne liberato. Prese successivamente contatti con il movimento di liberazione attraverso il generale R. Cadorna, ma la fine della guerra sopravvenne prima di un suo effettivo impiego.
Dichiarato decaduto dalla carica di senatore con ordinanza del 6 febbr. 1945 dell’Alta Corte di gustizia per le sanzioni contro il fascismo, il M. vide successivamente accolto il suo ricorso da parte della Suprema Corte di cassazione il 9 giugno 1947, ritirandosi, quindi, a vita privata.
Il M. morì a Roma il 27 febbr. 1962.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio del Senato della Repubblica, Fondo Segreteria del Regno, Fascicoli personali dei senatori, ad nomen; Ibid., Archivio dell’Ufficio storico dello stato maggiore Aeronautica, Fondo Emeroteca, Cartelle personali, n. 66, Fondo Primordi, bb. 27, 28; Ibid., Archivio dell’ Ufficio storico del comando generale dell’Arma dei carabinieri, 1937, 420.8; 1938, R.20.60; 1940, 78.1; 1940, R.4.8; C. Coppini, R. M., pioniere e comandante, Assisi 1963; I. Mencarelli, R. M. (22-8-1877 - 22-2-1962), Roma 1971.