BITOSSI, Renato
Nacque a Firenze il 31 marzo 1899 da Giovanni e Ermellina Lucchesi. Operaio meccanico, nel 1913 entrò a lavorare nelle Officine Galileo, impegnandosi subito nell'attività politica e sindacale. Nel 194 si iscrisse alla Federazione italiana operai metallurgici (FIOM). Chiamato alle armi nel 1917, fu congedato nel gennaio 1919 e poté riprendere il lavoro, nelle stesse officine, intensificando la propria attività quale membro della commissione interna e militante della Federazione giovanile socialista, della quale divenne presto dirigente locale. Nello stesso periodo entrò a far parte del comitato direttivo dei sindacato metallurgico fiorentino.
Insieme con tanti altri giovani socialisti del primo dopoguerra, il B. guardava alla rivoluzione sovietica come all'esempio da imitare per la conquista del potere da parte della classe operaia italiana: sostenne pertanto le posizioni astensionistiche che, nell'estate 1920, indussero i giovani socialisti a chiedere l'espulsione dal partito dei non comunisti e l'adesione alla III Internazionale.
Nel settembre 1920 visse da dirigente l'occupazione delle fabbriche e, all'indomani del XVII congresso socialista (Livorno, gennaio 1921), aderì al Partito comunista d'Italia. Nella nuova formazione il B. divenne membro del comitato federale fiorentino, nel momento in cui particolarmente violento era l'attacco dei fascisti alle organizzazioni e ai militanti dei movimento operaio. Ferito in un conflitto con gli squadristi, nel 1924 fu costretto ad abbandonare Firenze, trasferendosi prima a Torino e poi in Francia.
Si stabilì a Lione, dove trovò lavoro presso delle officine meccaniche, ed entrò in contatto con altri esuli italiani. Divenne dirigente degli emigrati comunisti e, nel 1925, aderì al Partito comunista francese. Insieme con F. Leone, coadiuvò M. Scoccimarro nella complessa organizzazione del III congresso del Partito comunista italiano, che ebbe appunto luogo a Lione nel gennaio 1926.
Per la sua attività politica subì un breve arresto e fu costretto a lasciare Lione. Si trasferì a Marsiglia e quindi a Parigi, sempre operando per conto dell'organizzazione comunista. Nel 1927 fu fatto rimpatriare clandestinamente per organizzare dall'interno la lotta al fascismo e si stabilì a Milano, ma fu quasi subito arrestato.
Processato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato, il 10 giugno 1928 fu condannato a otto anni e sette mesi di reclusione e tre anni di vigilanza speciale. Trascorse il periodo di pena in varie carceri italiane, da Imperia a Fossano a Civitavecchia, dove il 30 nov. 1932 fu rimesso in libertà in seguito ad indulto. Benché sottoposto a vigilanza, continuò a tenere le fila dell'organizzazione comunista clandestina operante a Firenze e Siena.
Nuovamente arrestato il 15 maggio 1934, nel novembre subì un altro processo dal Tribunale speciale. Benché assolto per insufficienza di prove dall'imputazione di aver tentato di ricostituire il partito comunista, il B. fu assegnato al confino, che scontò a Ponza, dove organizzò per i confinati politici un corso di lezioni sulla questione meridionale. Per aver preso parte ad una protesta dei confinati, ebbe aumentata la pena con la condanna a dieci mesi di reclusione. Alla scadenza della pena (6 febbr. 1939), data la sua t persistente pericolosità politica", subì un'ulteriore condanna al confino per altri cinque anni che trascorse in parte ancora a Ponza e quindi a Pisticci e a Tricarico (entrambe in provincia di Matera), donde fu liberato nel luglio 1943 alla caduta del fascismo.
Tornato a Firenze, ormai noto dirigente del partito comunista, fu animatore, dopo l'8 sett. 1943 dei primi tentativi di resistenza armata contro i nazifascisti. Prese parte alla costituzione di diverse formazioni partigiane in Toscana e, come ispettore delle brigate Garibaldi, svolse un importante ruolo di coordinamento della lotta di liberazione a Pisa, Livorno e Lucca. Dopo la liberazione di Lucca fece ritorno a Firenze, dove il Comitato toscano di liberazione nazionale lo aveva nominato vicesindaco della città. Abbandonò presto questa carica per riprendere in pieno l'attività sindacale; fu segretario della Camera dei lavoro di Firenze e membro del comitato direttivo della Confederazione generale italiana del lavoro.
Nel 1946 si trasferì a Roma quale vicesegretario della CGIL e membro del comitato centrale del partito comunista. Al Il congresso della CGIL (Firenze, giugno 1947) fu eletto, insieme con G. Di Vittorio, F. Santi e G. Pastore, segretario generale della Confederazione, condividendo con il gruppo dirigente sindacale e il vertice del PCI l'elaborazione della politica salariale di quegli anni. Nel momento in cui si manifestarono i contrasti tra la corrente di ispirazione cattolica e la maggioranza socialcomunista (dovuti altresì alla rottura dell'unità nazionale a livello governativo), di fronte al ripetersi di episodi di dissociazione da parte della corrente cristiana dalle decisioni assunte a maggioranza, il B. si pronunciò per l'espulsione dei dissidenti.
Eletto deputato all'Assemblea costituente nella circoscrizione di Firenze-Pistoia, il B. fu senatore di diritto nella prima legislatura della Repubblica e tornò al Senato, sempre eletto nel secondo collegio di Firenze, nelle tre legislature successive fino al marzo 1968.
In seno alla CGIL, all'inizio degli anni Cinquanta, fu uno dei più convinti assertori di una forte centralizzazione della trattativa sindacale, contro la tendenza - che sarebbe risultata vincente negli anni successivi - a sviluppare la contrattazione articolata per aziende. Rimase ai vertici del sindacato anche negli anni Sessanta: dal 1960 al r968 fu presidente dell'Istituto nazionale confederale assistenza (INCA-CGIL) e quindi, per pochi mesi, fino alla sua scomparsa, segretario generale della Federazione italiana pensionati. Dal 1961 ricoprì anche la carica di presidente della Federazione sindacale mondiale.
Il B. morì a Roma il 5 ott. 1969.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casellario politico centrale, fasc. 31280, ad nomen.; Atti parlamentari dell'Assemblea costituente e delle prime quattro legislature dei Senato della Repubblica, ad Indices; Ricostruire, a cura del PCI, Roma 1945 (riproduce gli atti del convegno economico del PCI dell'estate 1945; l'intervento del B. anche in A. Lepre, Dal crollo del fascismo all'egemonia moderata. L'Italia dal 1943 al 1947, Napoli 1974, pp. 201-204); P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, I-V, Torino 1967-75, ad Indices; I congressi della CGIL, I-VIII, Roma 1970, ad Indices; M. Fabiani, R. B., in La Resistenza in Toscana, in Atti e studi dell'Ist. stor. della Resistenza in Toscana, VIII (1970), pp. 1045.; P. Grifone, Il capitale finanziario in Italia, Torino 1971, p. LII; P. Secchia, Il Partito comunista italiano e la guerra di liberazione 1943-1945, in Ann. dell'Ist. G. Feltrinelli, XIII (1971), p. 24; M. Salvadori, Breve storia della Resistenza italiana, Firenze 1974, pp. 189, 191; W. Tobagi, La fondazione della politica salariale della CGIL, in Problemi dei movimento sindacale in Italia 1943-1973, in Ann. della Fondaz. G. Feltrinelli, XVI (1974-1975), ad Indicem; G. P. Cella, Stabilità e crisi del centralismo nell'organizzazione sindacale, ibid., pp. 651, 653; S. Turone, Storia dei sindacato in Italia, Bari 1976, ad Indicem; M. Pistillo, G. Di Vittorio 1944-1957, Roma 1977, ad Indicem; A. Dal Pont-S. Carlini, L'Italia al confino 1926-1943, III-IV, Milano 1983, ad Indicem; R. Bentivegna, INCA. Laboratorio e scuola di medicina del lavoro, in INCA/CGIL 1945-1985. Questi 40 anni. La storia le immagini le testimonianze, Roma 1985, p. 141. Si vedano altresì: Encicl. dell'antifascismo e della Resistenza, I, Milano 1968, p. 310; Rassegna sindacale, XV (1969), n. 173, pp. 10-14 (necr.); Il movimento operaio italiano. Diz. biogr., I, Roma 197 5, ad vocem.