reti, regolazione delle
In termini economici, le r. sono prodotti il cui valore aumenta al crescere del numero degli utilizzatori. Ciascun nuovo utilizzatore del prodotto ne deriva benefici privati, ma conferisce anche benefici agli utilizzatori esistenti. Questa esternalità (➔) di r. può condurre i mercati a fallire. Per es., le r. possono non raggiungere la scala necessaria per la minimizzazione dei costi, per il fatto che l’utilizzatore non tiene conto delle esternalità di r. nel processo di scelta; oppure, nei mercati nei quali competono standard tra loro incompatibili, possono svilupparsi standard non efficienti che poi divengono stabili, sempre come conseguenza delle esternalità di rete. Queste ultime possono essere dirette, per es. nel caso della r. di telecomunicazione: ogni nuovo abbonato a un gestore di telefonia mobile avvantaggia gli abbonati esistenti che avranno un utente in più a cui inviare messaggi sms gratuitamente. Esternalità indirette si hanno, invece, quando i beneficiari non sono fisicamente connessi. Per es., nel caso delle carte di credito, titolari delle carte ed esercizi commerciali che le accettano formano una r. di soggetti la cui presenza reciproca favorisce l’uso delle carte: più numerosi sono i commercianti che accettano una certa carta di credito, maggiori sono i benefici conseguiti dai titolari di quella carta (esternalità di rete).
In questi casi la politica pubblica non deve necessariamente intervenire per limitare il numero dei concorrenti, ma può, al contrario, imporre misure che favoriscano l’accesso dei concorrenti al mercato. L’esistenza di esternalità di r. di tipo diretto, generalmente associate alla presenza di r. infrastrutturali, può (in rari casi) giustificare interventi regolatori volti a introdurre ambiti di esclusiva (per consentire che esse vengano pienamente sfruttate) o (più di frequente) favorire l’interconnessione tra r. diverse (così che gli effetti di esternalità vengano trasferiti da una r. all’altra), laddove il livello della domanda consenta comunque la presenza di una pluralità di reti. In altre parole, la presenza di esternalità di r. non conduce a univoche indicazioni di carattere regolatorio, anche se generalmente mantenere aperti i mercati ed eliminare i monopoli legali è la politica più efficace. Ciò vale soprattutto con riferimento alle r. fisiche. In questo caso, infatti, le esternalità di r. sono già state sfruttate da tempo, gli abbonati sono legati al gestore da contratti di durata non breve ed eventuali nuovi entranti hanno difficoltà ad acquisire una clientela sufficiente per competere efficacemente, dovendo convincere il cliente a lasciare il gestore per passare al nuovo. Per eliminare tale asimmetria tra vecchi e nuovi gestori, che rappresenta una delle principali barriere all’ingresso nei mercati dei servizi di pubblica utilità (telecomunicazioni, energia, gas ecc.), occorre favorire la concorrenza dal lato della domanda. Inoltre, laddove per un nuovo entrante sia indispensabile per competere avere accesso alla r. esistente, la politica pubblica deve obbligare l’ex monopolista a concedere ai concorrenti l’accesso alla sua r., per lo meno a quella parte ancora caratterizzata da condizioni di monopolio naturale. In questa prospettiva, interventi di separazione verticale, volti a isolare gli ambiti di monopolio naturale (quali quelli promossi dall’Unione Europea nell’elettricità, nel gas e nel trasporto ferroviario) possono favorire l’apertura del mercato, eliminando gli incentivi che spingono il gestore verticalmente integrato a escludere i concorrenti tramite la fissazione di prezzi eccessivamente elevati o la fornitura di servizi di accesso di modesta qualità.
La regolazione pubblica delle r. ha due funzioni: primo, evitare che siano fissati prezzi eccessivamente elevati per i servizi che le sfruttano; secondo, far sì che il progresso tecnologico a esse associato non venga ingiustificatamente ritardato. Al contempo, la regolazione dell’accesso e dei prezzi finali (spesso effettuata col metodo del price cap) deve garantire ai proprietari delle r. una equa remunerazione per gli investimenti associati alla loro realizzazione o al loro ampliamento.