RECIDIVA o ricaduta
Medicina. - Si chiama recidiva o ricaduta il fatto del ripetersi, a distanza varia di tempo (giorni, settimane, mesi o anni), o di una determinata manifestazione morbosa, o di un'intera malattia.
Il significato di questi termini non è definito con precisione. Si suole intendere per "recidiva" il ripetersi di una malattia dopo un precedente attacco completamente e definitivamente guarito, e per "ricaduta" il ripetersi, o, meglio, riaccendersi, di una malattia appena spenta, come sono le malattie nel periodo della convalescenza. Queste definizioni si riferiscono particolarmente a quanto succede nelle malattie infettive, e la differenza sostanziale starebbe in ciò che: nella recidiva il processo sarebbe completamente ex novo, compresa la causa, che non avrebbe alcun rapporto con quella che aveva provocato il precedente attacco; nella "ricaduta" la stessa causa o agente morbigeno che ha determinato un attacco dal quale l'organismo è riuscito vittorioso, a un certo momento, prima di essere completamente distrutta o eliminata dall'organismo, si risveglia e provoca nuove manifestazioni morbose; la riaccensione può essere dovuta a svariatissime cause. Questo in teoria. In pratica non si tiene conto di questa distinzione fondata su elementi di non sempre facile accertamento, e si chiama recidiva un ritorno del male a lunga distanza di tempo, e ricaduta il ritorno di manifestazioni morbose a malattia non definitivamente guarita.
Si hanno recidive o ricadute nelle malattie infettive e non infettive. Nelle malattie infettive, alcune lasciano una solida immunità e le recidive sono rarissime o rare (vaiolo, scarlattina, tifo, colera, morbillo, tifo petecchiale, peste umana, peste bovina, ecc.). Altre, invece, recidivano con facilità dopo un primo attacco che, talora, favorisce addirittura le recidive (tonsilliti, raffreddori, influenza, erisipela, polmoniti, reumatismo articolare acuto). Anche la difterite non di rado recidiva. Le ricadute sono frequenti nel tifo, nell'influenza, nelle broncopolmoniti, nella febbre ondulante o maltese (onde la necessità di sorvegliare la convalescenza di queste malattie). In alcune infezioni, come la citata febbre ondulante, ma particolarmente nelle infezioni protozoarie e spirochetiche, le ricadute sono così frequenti, o addirittura regolari, che possono assumere un particolare significato diagnostico (malaria, tifo ricorrente africano, itterizia spirochetica). Nelle ricadute non v'è dubbio che la stessa infezione sia responsabile dei varî attacchi. Nelle recidive è talora evidente che si tratta di nuova infezione, come, p. es., nelle eccezionali o rare recidive di vaiolo, scarlattina, morbillo, ecc. Ma altre volte si può trattare dello stesso microbo della prima infezione che, a guarigione avvenuta, passa allo stato di vita latente ("infezione inapparente") e così può rimanere indefinitamente, senza produrre alcun danno evidente all'organismo che lo ospita, salvo a risvegliarsi, in seguito a particolari influenze che ne favoriscano la vegetazione (agendo direttamente su esso o indebolendo l'organismo) e provocare un nuovo attacco della malattia. Si parla allora di "reinfezione endogena". Quando, invece, all'infezione latente si aggiunge una nuova infezione proveniente dall'esterno, si parla di "superinfezione esogena"; distinzione questa importante, sotto varî punti di vista, nel caso delle recidive tubercolari.
All'infuori delle malattie infettive abbiamo numerose manifestazioni morbose, con spiccata tendenza alle recidive, per il fatto che persiste nell'organismo la condizione abnorme che favorisce il loro esplodere. Così si può dire che recidivano gli attacchi gottosi, le manifestazioni, specie vascolari, dell'arteriosclerosi (emorragie), gli attacchi di asma, l'emicrania, i reumatismi muscolari (lombaggini), ecc.