realtà
L’esistenza di un mondo fuori di noi
Nel linguaggio corrente il termine realtà indica anzitutto tutto ciò che percepiamo con i nostri sensi: è la realtà fisica, opposta all’immaginazione o alla finzione. Si parla anche di realtà virtuale quando percepiamo illusoriamente alcune cose come veramente esistenti. Ci sono, però, anche livelli intermedi, di ambiguità o di manipolazione della realtà, che bisogna imparare a riconoscere. I filosofi, affrontando il problema della conoscenza, si sono posti molti interrogativi generali circa la distinzione tra realtà mentale e realtà esterna, tra soggetto e oggetto della conoscenza
Realtà è un sostantivo astratto, la cui radice è la parola latina res, che significa «cosa». Nel linguaggio corrente indica anzitutto tutto ciò che ci arriva tramite i cinque sensi, cioè l’insieme degli oggetti che vediamo, tocchiamo, udiamo, odoriamo, gustiamo. È la realtà fisica, la solida realtà, in opposizione a ciò che si definisce fantasia, finzione, immaginazione, come un sogno, una fiaba, un miraggio nel deserto.
Si ha invece una realtà virtuale quando, per un artificio, abbiamo l’illusione di percepire cose davvero esistenti, come accade nei giochi di prestigio dei maghi, nelle rappresentazioni di teatro, nei cartoni animati che presentano una storia con personaggi fittizi, nei videogiochi interattivi che simulano una corsa in auto o una partita di calcio. Si parla di realtà anche a proposito di situazioni concrete, complesse, che non è facile definire altrimenti, come quando si dice «la realtà della vita», o «la disoccupazione è una dura realtà».
Si può scambiare per realtà anche qualcosa di intermedio tra verità e finzione: un inganno, un messaggio pubblicitario, l’informazione televisiva di massa che manipola l’opinione pubblica. Così la distinzione tra realtà e illusione non è più tanto netta, ma diventa ambigua, sfuggente, come di solito accade nei giochi dei bambini o nel delirio della febbre.
Il termine realtà, dunque, indica tutto quello che esiste veramente, che ha la concretezza e la solidità di ciò che viene percepito con i sensi e che nello stesso tempo esiste indipendentemente dal soggetto che percepisce. Eppure anche la realtà dell’ambiente che ci circonda può risultare meno certa e solida di come ci appare (fenomeno). Alcuni filosofi si sono chiesti se la realtà non sia altro che una costruzione pratica dei nostri sensi, utile nella vita quotidiana e condivisa dalla comunità dei nostri simili. Di solito si dà per scontato il fatto che i messaggi del mondo esterno che noi riceviamo attraverso i sensi presentino copie esatte degli oggetti, così come sono in sé stessi. Ma come si può esserne certi?
È vero che agiamo sulle cose, le usiamo, le trasformiamo, e dunque le conosciamo piuttosto bene. Ma se si riflette sulla testimonianza immediata dei sensi, le certezze che abbiamo riguardo al mondo che ci circonda entrano in crisi. Si possono porre domande ‘filosofiche’ di questo tipo: come arrivano al nostro orecchio le voci e i suoni, al nostro occhio i colori e le forme degli oggetti esterni? Come si trasmette al nostro occhio una sensazione luminosa, al tatto il duro e il molle, al corpo il caldo o il freddo? Per quale via le sensazioni non omogenee che ci forniscono i cinque sensi si fondono tra loro e imitano, per così dire, le quantità, le forme, il peso, il colore, il sapore, il gusto e altre qualità delle cose? Come si imprimono nella nostra mente gli oggetti dei sensi, che possiamo toccare, manipolare, costruire? E il cervello, organo fisico delle emozioni, delle sensazioni e del pensiero, non è forse una massa materiale? La nostra mente, la psiche, non è a sua volta una realtà cerebrale, che riceve sensazioni e percezioni, produce pensieri e ricordi di grande complessità? Non è forse reale anche la corrente psichica che, pur in assenza di stimoli esterni, opera quando si medita profondamente o si rievocano eventi molto remoti nel passato, richiamando alla memoria un’immagine, un paesaggio, un’emozione, un affetto, una frase musicale?
Questi interrogativi più generali circa la distinzione tra realtà mentale e realtà esterna, il soggetto e l’oggetto, sono anche i più difficili. Sono stati definiti, storicamente, il problema della conoscenza, un enigma che i filosofi hanno tentato per secoli di risolvere in più modi: riducendo l’oggetto al soggetto (idealismo); oppure il soggetto all’oggetto (sensismo, materialismo, realismo); o, ancora, sostenendo che anima e corpo, res extensa (materia) e res cogitans (pensiero) sono due realtà ben distinte. Di qui la distinzione tra le qualità primarie, proprie della realtà (come peso, numero, misura, forma), e le qualità secondarie (odori, colori, gusti), appartenenti ai soggetti senzienti.
Fu questo «il campo di battaglia della metafisica, che è servito a esercitare le forze degli avversari in zuffe di parole, in cui nessun campione l’ha mai avuta vinta», come scrisse Kant nel 1787.
Da allora, gran parte di questi problemi è stata riproposta nella prospettiva del metodo sperimentale. Psicologi cognitivisti, fisiologi e neuroscienziati studiano oggi le proprietà chimiche ed elettrofisiologiche dei trasmettitori cerebrali che reagiscono agli stimoli della realtà esterna, e la ‘ricostruiscono’, per così dire, nella nostra mente.
In passato non pochi filosofi avevano intuito questo processo, affermando che l’homo faber (l’uomo artefice) «conosce il mondo perché lo fa». Ma non pochi aspetti sia della realtà esterna, sia della nostra mente, restano enigmatici. Alcuni si chiedono, come i metafisici di un tempo, che cosa è la realtà; a questa domanda ne è subentrata un’altra, non meno ambiziosa e comprensiva, ma forse più corretta e lungimirante: «Come funziona?».
La realtà presenta infatti vari livelli, simili alle stratificazioni della crosta terrestre: sotto la sua superficie solida, visibile, tangibile si possono intuire strati più profondi. Il senso comune non va molto oltre la superficie delle cose.
Per capire la loro struttura interna, gli elementi e le loro molecole, gli atomi, i nuclei, le particelle elementari, le forze che le tengono insieme bisogna ricorrere alle nomenclature e alle formule della chimica, ai simboli matematici e alle leggi della fisica.
E per capire l’anatomia e le funzioni delle piante e degli animali occorre praticare storia naturale, anatomia comparata, zoologia, fisiologia, biochimica, teoria dell’evoluzione. Gli esseri appartenenti alle varie specie viventi abitano, agiscono e reagiscono in ambienti ai quali si sono prima adattati, che hanno poi imparato a esplorare e a conoscere a livelli crescenti di complessità, a seconda della posizione che occupano nella scala evolutiva.
L’uomo ha una coscienza molto elevata di sé e del suo posto nella natura, grazie all’instancabile curiosità che lo ha indotto a indagare a fondo le varie realtà dei tre regni della natura. Così, nell’avventuroso viaggio alla ricerca della realtà, la mente umana torna a interrogarsi in modi sempre nuovi sulla realtà di sé stessa e del mondo circostante, dalle particelle elementari fino alle galassie più remote.