FARNESE, Ranuccio
Figlio di Pepo di Pietro, visse nella prirna metà del XIII secolo.
Apparteneva a una famiglia di signori locali che possedevano i castelli di Ischia e Farnese, nella regione ad ovest del lago di Bolsena. Nel trattato di alleanza stipulato nel 1203 fra il Comune di Orvieto e il conte Ildebrandino Aldobrandeschi, signore di un vasto territorio compreso fra il monte Amiata, la costa tirrenica e il lago di Bolsena, i Farnese sono elencati fra i vassalli di questo, ma in precedenza le loro terre facevano parte, insieme con Montorio, Pitigliano, Sorano, Vitozza, Sala, Castiglione, Morrano e Castell'Ottieri, dei domini del conte Ranieri di Bartolomeo che nel 1168, assieme al fratello Giacomo, aveva fatto atto di sottomissione ad Orvieto. Alla fine del XII secolo, dopo la morte di Ranieri, Orvieto tentò di assoggettare quelle terre, facendosi forte anche delle rivendicazioni che su di esse avanzava il suo vescovo: in un documento del 1203 la città approvava i patti tra Siena, sua alleata, e il conte Ildebrandino a condizione che, nel caso di guerra con il conte per la vertenza sulle terre di Ranieri, Siena le prestasse il suo aiuto. Tuttavia nel 1210 l'imperatore ottone IV confermava al conte il possesso delle terre "quae fuerant comitis Raynerii de Bartholomeo" (ne era escluso, però, Montorio) e pochi anni dopo, nel 1216, nell'atto di divisione del contado aldobrandesco furono assegnate agli Aldobrandeschi di Sovana.
Secondo gli storici tradizionali della famiglia i legami dei Farnese con Orvieto daterebbero al primi anni del sec. XII, allorché sarebbe vissuto un Pepo di Pietro, comandante di cavalleria per il pontefice Pasquale II e console del Comune nel 1124, il quale avrebbe ricevuto in feudo da Lotario II Ischia e Farnese (1134). In realtà appaiono fondati i dubbi avanzati dall'Odorici, il quale osserva che gli esponenti della famiglia menzionati per quell'epoca non sono documentati e che di quel Pietro padre di Pepo (che non va confuso col padre del F.) considerato capostipite della dinastia si sia cominciato a parlare solo nel Cinquecento, dopo Paolo III. Non pochi problemi pongono anche le notizie fornite da Luca di Domenico Manente (in Ephem. Urbevetanae) circa la presenza di esponenti della famiglia nelle massime cariche comunali orvietane tra la fine del secolo XII e gli inizi del successivo. Secondo il cronista un Pietro di Pru denzio sarebbe stato console nel 1174, seguito dal figlio Rmuccio che ricoprì la medesima carica nel 1191, mentre l'altro figlio, Pepo, padre del F., sarebbe stato rappresentante di Orvieto, alle trattative per la pace di Venezia (1177), console nel 1193 (0 1187, secondo Annibali) e podestà nel 1214. L'esame della documentazione pervenuta e il confronto con altre cronache non offrono conferma a queste indicazioni: il Pepo rector del 1177 non è indicato come appar tenente alla famiglia Farnese e, del resto, il nome Pepo all'epoca era talmente diffuso da non poter essere considerato un elemento di identificazione valido; quanto al Pepo di Prudenzio del 1214, è difficile riconoscervi il padre del F., che sarebbe invece Pepo di Pietro, anche perché è detto de Urbevetere, mentre sappiamo che la famiglia era radicata in Ischia e Farnese.
D'altra parte la scarsità dei documenti conservati per questo periodo della storia orvietana impedisce di far luce.sulle vicende della famiglia. Gli elementi certi di cui disponiamo si riducono alla sola appartenenza dei Farnese alla schiera dei vassalli degli Aldobrandeschi, insieme ai quali giurarono più volte fedeltà ad Orvieto; nel corso del Duecento, tuttavia, parallelamente al declino di questo lignaggio, constatiamo che riuscirono a conquistare una sempre maggiore autonomia e a rafforzare le loro posizioni, tanto che a partire dai primi anni del secolo XIV saranno in grado di dare l'avvio ad una politica espansionistica che li porterà ad impadronirsi di nuovi castelli.
Quantunque non siamo in grado di ricostruire le fasi di questo processo e di individuare i percorsi e i protagonisti, è comunque significativo il rilievo che assume nella mernoria storica cittadina il legame tra la famiglia e il Comune d'Orvieto e resta fuor di dubbio il fatto che i Farnese, piccoli feudatari, uscirono dal loro isolamento proprio grazie al legarne con la città. Questo rapporto di fedeltà costituisce uno dei tratti della storia della famiglia nella prima metà del sec. XIV ed appare frutto di un abile disegno politico perseguito con coerenza e continuità da alcuni esponenti, ai quali certamente non sfuggiva che, come ha osservato il Navenne, sarebbero stati annientati dai loro potenti vicini (i conti Aldobrandeschi, i signori di Bisenzio, e successivamente i di Vico, gli Anguillara, gli Orsini), se non avessero trovato appoggio e protezione in quello che tra la metà del XII secolo e la fine del successivo fu uno dei Comuni più potenti della regione. L'altra scelta di fondo della famiglia fu il suo attaccamento alla causa guelfa, che significò schierarsi al fianco della Chiesa e dei suoi alleati nelle guerre che travagliarono a lungo la parte centrale della penisola.
Nel 1254 il F. è ricordato in un elenco di Comuni e signori del contado tenuti a fornire il proprio grano ad Orvieto. Le altre notizie del F. sono fornite da Luca di Domenico Manente che nomina più volte il F. mostrandolo già indirizzato verso le scelte che connoteranno nei decenni a venire la politica della famiglia. Secondo il cronista negli anni della prima guerra di Orvieto, alleata con la guelfa Firenze, contro Siena (1229-35) , il F. ebbe un importante ruolo militare e fu al fianco di Pepo di Campiglia nella riconquista di Montepulciano. Attivamente impegnato nello schieramento guelfò in diverse campagne militari contro i ghibellini della regione, partecipò nel 1243 all'assedio di Viterbo, occupata dal capitano imperiale Simone. mentre nel 1250 fu nominato capitano di guerra del Comune di Orvieto, insieme con il conte di Sovana e con il signore di Castel di Piero.
È difficile dire sino a che punto quanto è affermato nella cronaca sia dovuto alla proiezione nel passato di avvenimenti e scelte politiche successivi (in particolare del contributo della famiglia alla causa guelfa nel corso del Trecento) o se, invece, Luca Manente faccia riferimento a documenti oggi perduti. Comunque sia, è certo che a metà del Duecento la famiglia Farnese era già solidamente ramificata, al punto che già in quell'epoca è difficile individuare i personaggi menzionati nelle fonti anche a causa delle frequenti omonimie. Oltre al F., infatti, sappiamo che esisteva un Ranuccio di Ranuccio di Pietro, probabilmente un cugino, che nel 1260 prese parte alla battaglia di Moritaperti nelle file dell'esercito fiorentino e un "Ranuccius Nicolai Ranerii de Iscla", che nel 1251 giurava, insieme con altri vassalli dei conti Aldobrandeschi, i patti da questi stipulati con Orvieto. Un'interessante indicazione sulla composizione della famiglia alla fine del Duecento è offerta da un registro di giuramenti dei signori del contado di Orvieto per l'anno 1299. All'epoca risulta divisa in almeno tre rami: il primo era composto da Pietro e Nicola, figli del F., e dai figli del loro fratello Pepo, ormai defunto, Ranuccio, Bertolduccio e Offreduccio, posti sotto la tutela della madre Alda; il secondo era quello di "Peputius" di Ranuccio di Nicola (figlio, forse, di quel Ranuccio che aveva giurato nel 1251); il terzo faceva capo a "Nirius quondam Guercii". A quella data apparteneva ai Farnese, oltre a Ischia e Farnese anche Celle (Celle sul Rigo appartenente anche ai signori di Campiglia), e il possesso era suddiviso in quote che solo in parte sono indicate nel registro menzionato: Pietro, figlio del F., prestò giuramento per l'ottava parte di Celle, la sesta di Farnese e la quarta di Ischia, mentre non conosciamo la quota di Nino "Guercii" e quella di "Peputius"; Nicola, l'altro figlio del F., a nome anche della vedova di suo fratello Pepo, e dei nipoti, prestava invece giuramento per un terzo di Farnese.
L'omonimo figlio del F., Ranuccio, all'epoca era già morto. Egli, insieme con il ricordato cugino del padre, Ranuccio di Ranuccio di Pietro, negli anni della ripresa dell'iniziativa ghibellina collegata all'offensiva di Manfredi, combatté in più occasioni negli eserciti guelfi. Fu assoldato da Urbano IV (1261-64), insieme con il fratello Nicola nella lotta contro Manfredi (secondo il Fumi fu invece il F. insieme con il figlio Nicola). Tra il 1265 e il 1269 i due figli del F. furono ancora impegnati negli eserciti di Orvieto e della Chiesa per contrastare le forze ghibelline che, guidate da Arezzo e Siena, insidiavano le terre della provincia pontificia del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia. Ranuccio raggiunse fama di gran condottiero, tanto che nel 1287 fu chiamato dalla Lega dei Comuni guelfi di Toscana ad assumere il comando della "taglia" (la schiera di cavalieri mercenari). In questa veste prese parte l'anno successivo alla guerra contro Arezzo, nel corso della quale, sorpreso da un'imboscata nemica nei pressi di Pieve al Toppo mentre era alla testa della sua cavalleria, trovò la morte (1288).
Oltre a Ranuccio, Pietro, Nicola e Pepo la tradizione storiografica (ma non le fonti documentarie) attribuisce al F. almeno un altro figlio, Guitto (o Guido), che fu vescovo di Orvieto dal 1302 al 1328.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Archivio Farnesiano, b. 686/I, fasc. III, cc. 26-29; Ephemerides Urbevetanae…, a cura di L. Fumi, in Rerum Italic. Script., 2 ediz., XV, 5, t. I, passim; L. Fumi, Cod. diplom. della città d'Orvieto. Doc. e reg. dal sec. XI al XV, Firenze 1884, docc. XXXIX, LXII, LXXIV, LXXVI, LXXIX, CVII; A. Cerlini, Carte orvietane dell'Archivio Farnese, in Boll. della R. Deputaz. di storia patria per l'Umbria, XXXVII (1940), p. 9; F. M. Annibali, Notizie storiche della casa Farnese..., Montefiascone 1817-18, I, pp. 6-17; F. de Navenne, Rome, le palais Farnèse et les Farnèse, Paris 1914, I, pp. 45-50; R. Davidsohn, Storia di Firenze, III, Firenze 1957, pp. 409, 427; J. Revel-M. Aymard, La famille Farnèse, in Le palais Farnèse, I, 2, Rome 1981, pp. 353-361. D. Waley, Orvieto medievale, Roma 1985 (per un quadro generale), passim; M. Rossi Caponeri, Orvieto e i Farnese (secc. XIII-XV): la documentazione esistente, in Archivi per la storia, I (1988), pp. 123-126; P. Litta, Le famiglie celebri ital., s.v. Farnesi, tav. II.