LUPI, Raimondino
Nacque da Rolandino e da una Matilde in epoca non nota; il padre, ancora attivo nel 1319, era già morto nel 1327. Il fatto che il L. prestasse servizio come condottiero già nel 1332 fa ipotizzare che la sua nascita si debba situare almeno al 1310. Il L., secondo cugino di Bonifacio Lupi, era un esponente del ramo collaterale della famiglia dei marchesi di Soragna, di cui condivise la linea politica, l'esilio e il servizio per i Carraresi signori di Padova; fu oppositore dei Visconti e condottiero al servizio prima di Giovanni di Lussemburgo re di Boemia, poi del figlio di questo, Carlo IV. In particolare già nel dicembre del 1332 si distinse al servizio di Giovanni di Boemia contro i Modenesi nella battaglia di San Felice sul Panaro, venendo quindi creato cavaliere insieme con diversi esponenti delle famiglie Rossi e Pallavicini.
Nel giugno 1338, come condottiero per Ubertino da Carrara, affiancò Rolando Rossi a Longare e a Montecchio Maggiore contro gli Scaligeri; tra novembre e dicembre 1344 fu nel seguito armato di Obizzo (III) d'Este che si recava a prendere possesso di Parma, da lui acquistata, e che sulla via del ritorno verso Reggio fu attaccato dai Gonzaga di Mantova. Sempre vicino all'entourage imperiale, il L. ne fu ripetutamente beneficiato: il 21 sett. 1347 fu compreso nell'investitura feudale di marchesi di Soragna rilasciata da Carlo IV alla famiglia Lupi, naturalmente del tutto inefficace perdurando la preponderanza dei Visconti; in seguito, il 28 sett. 1348, ottenne personalmente l'investitura del castello di Budrio presso Correggio, nel Reggiano; il 13 luglio 1350 fu investito anche di Castell'Arquato e di Fiorenzuola d'Arda; tuttavia, a partire dal 1351 dovette anch'egli lasciare Parma per la sua avversione ai Visconti.
Nel giugno 1352 operava di nuovo come condottiero, stavolta al servizio di Firenze: si scontrò con successo con Pier Saccone Tarlati a Montecchio presso Cortona, nell'Aretino; nell'ottobre fu inviato a prestare soccorso a Barga, assediata da Francesco Castracani degli Antelminelli, e sconfisse le truppe filoviscontee presso Borgo a Mozzano; nello stesso tempo continuò a ricoprire ruoli fiduciari per Carlo IV, tant'è che il 6 sett. 1354 ricevette ampia procura per trattare un accordo strategico con Venezia, Siena, Verona, Mantova e Ferrara, sempre in funzione di contenimento della potenza viscontea.
Il L., insieme con Bonifacio Lupi, si distinse come ambasciatore imperiale nelle trattative con Firenze tra il 1354 e il 1355 per preparare il terreno al giuramento di fedeltà dei Fiorentini reso il 21 marzo 1355 in Pisa; nel 1356 fu con le truppe del vicario imperiale Astorgio di Marcovaldo e con le compagnie di ventura che tentarono, senza successo, di portare l'attacco contro Parma sempre nelle mani dei Visconti; nel mese di ottobre mosse all'attacco dei territori pavese e milanese, saccheggiando Magenta, Casorate Primo e Castano Primo; in novembre fu preso prigioniero da Lodrisio Visconti mentre stava cercando di guadare il Ticino. Verosimilmente liberato molto presto per riscatto, nel giugno 1359 era di nuovo al soldo di Firenze, per cui combatté sotto Pandolfo Malatesta contro la compagnia del conte Lando.
Sempre vicino a Carlo IV, ne fu gratificato di nuovo il 1( febbr. 1364 con l'ulteriore rinnovazione imperiale delle sue investiture, con donativi e pensiones, nonché con la compartecipazione - il 22 luglio 1366 - nei privilegi di cittadinanza di Parma, Cremona, Mantova e Reggio concessi anche ai suoi consanguinei Bonifacio, Antonio, Simone e Folco Lupi. Nominato vicario imperiale di Pisa e di Lucca nel 1367, fu poi - come tutti i principali membri della consorteria dei Lupi - a fianco dei signori da Carrara nel recarsi in Friuli nell'aprile 1368 a ricevere l'imperatore nella sua seconda e ultima discesa in Italia e nell'accompagnarlo in tutto il suo percorso.
Nonostante che, a partire dagli anni Settanta del Trecento, le paci concluse con i Visconti avessero dato ai Lupi la possibilità di ricominciare a risiedere e a esercitare le loro prerogative nei feudi parmensi aviti, il L. rimase in esilio, fissando per un certo periodo la propria residenza a Mantova e mantenendo stretti contatti con i consanguinei legati alla cerchia carrarese di Padova. Infatti esecutore del testamento che il L. dettò l'11 maggio 1372 a Padova fu nominato proprio Bonifacio Lupi: in virtù di queste sue ultime volontà, tra l'altro, il L. disponeva l'edificazione in Mantova di un ospedale dedicato alle Ss. Lucia e Caterina, da reggersi secondo uno statuto laicale, senza alcuna giurisdizione ecclesiastica e i cui primi rettori furono Bonifacio e Antonio Lupi; il tutto in linea con quanto dispose poi nel 1377 lo stesso Bonifacio per l'ospedale di S. Giovanni Battista a Firenze.
Ormai in avanzata età e trasferitosi a Padova presso il nipote Simone, il 16 apr. 1376 il L. si vide riconosciuta da Francesco da Carrara il Vecchio la cittadinanza padovana. Nel 1377 dispose per la costruzione della propria cappella funebre, dedicata a S. Giorgio, presso la basilica antoniana di Padova, caratterizzata da un programma iconografico di celebrazione dei Carraresi e della famiglia Lupi coerente con quanto voluto da Bonifacio Lupi per la sua cappella funebre di S. Giacomo Maggiore nella stessa basilica.
Il L. morì a Padova il 30 nov. 1379; non si hanno notizie di suoi matrimoni o di suoi discendenti diretti, legittimi o naturali.
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