PIRIA, Raffaele
Chimico, nato il 20 agosto 1813 a Scilla di Calabria, morto a Torino il 18 luglio 1865. Studiò medicina all'università di Napoli, ma poi si appassionò per le ricerche chimiche e a ventitré anni andò a Parigi dove conobbe J.-B. Boussingault, J.-B. Dumas e altri celebri chimici dell'epoca; fu accolto dal Dumas nel suo laboratorio e iniziò con lui alcune ricerche. Ma ben presto cominciò a lavorare di sua iniziativa e nel 1837 iniziò i suoi lavori sulla salicina, già scoperta da Leroux, utilizzata in farmacia, sulla composizione della quale poco si sapeva. Per poter apprezzare i lavori di P. su questa sostanza bisogna tenere presente l'epoca in cui tali ricerche furono effettuate, epoca in cui la chimica organica, pur avendo assunto un discreto sviluppo, era ancora si può dire ai primordî. J. J. Berzelius e lo stesso Liebig avevano cercato di studiare una sostanza consimile, l'amigdalina e avevano lasciato la ricerca incompleta. P. dimostrò anzitutto che lo zucchero ottenuto nella scissione della salicina non era zucchero ordinario ma glucosio: egli aveva così scoperto per la prima volta una di quelle numerose e importanti sostanze vegetali oggi denominate glucosidi. Gli studî sull'altro componente lo condussero alla scoperta della saligenina, dell'acido salicilico e di numerosi derivati della serie salicilica. Nominato nel 1842 professore all'università di Pisa continuò le sue ricerche sulla salicina che riuscì a scindere per opera della sinaptasia in glucosio e saligenina; poi (1855) studiò un altro glucoside, la populina che dimostrò essere un prodotto di accoppiamento del glucosio, della saligenina e dell'acido benzoico.
Ma il significato di queste ricerche e le acute considerazioni che il P. seppe trarne, superano di gran lunga la portata d'una ricerca speciale. Egli intuì che molte fra le sostanze più complesse della chimica organica dovevano risultare dalla condensazione di molecole più semplici per eliminazione di acqua e che meglio che vincolare lo sviluppo della chimica organica con l'impaccio di questa o quella teoria dei tipi, era meglio aíirontare lo studio delle sostanze complesse da questo punto di vista. Egli osò anche affrontare con tali criterî lo studio delle molecole proteiche, ricerca sproporzionata alle cognizioni dell'epoca, riuscendo però a identificare la tirosina fra i prodotti di demolizione delle proteine. Notevoli sono anche le ricerche sull'asparagina e sull'acido aspartico che egli poté trasformare per azione dell'acido nitroso in acido malico dando così un metodo generale per passare dagli amminoacidi agli ossiacidi.
Il P. s'era trovato a disagio a Pisa per la ristrettezza dei mezzi che gl'impedivano di dare la desiderata estensione alle sue ricerche e fare degli allievi e per l'ostilità del governo toscano per ragioni politiche; cosicché nel 1856 accettò la cattedra di chimica all'università di Torino; ma qui, quando già aveva fondato un laboratorio sufficiente al suo piano di ricerche, dovette interrompere l'opera sua: i moti per l'unità d'Italia lo chiamarono a Napoli, dove divenne segretario della luogotenenza e ministro della Pubblica Istruzione.