GIRONDI, Raffaele
Nacque a Barletta il 2 genn. 1873 da Biagio e Adelaide Cafiero.
Ebbe i primi insegnamenti dal noto artista barlettano Giambattista Calò, che fu maestro anche di Giuseppe De Nittis, Vincenzo De Stefano e Giuseppe Gabbiani. Si trasferì in seguito a Napoli ove, presso l'Istituto di belle arti fu allievo di Domenico Morelli e Filippo Palizzi (Cassandro, s.d., p. 235).
A partire dal 1901 fu a Roma, dove frequentò la scuola del nudo (Farese Sperken, p. 197); in questo periodo eseguì pregevoli vedute di antichità romane, come Arco di Tito, Rovine del palazzo di Settimio Severo e Anfore romane (quest'ultima donata alla Pinacoteca civica di Barletta, insieme con il dipinto Donna che cuce, da Gabbiani, che aveva curato la donazione delle opere di De Nittis da parte della vedova Léontine allo stesso museo).
Il suo soggiorno romano non sembrerebbe essere stato continuativo, in quanto si deve porre negli stessi anni la sua attività di decoratore di chiese barlettane (Cassandro, s.d., pp. 174, 189, 278, 312).
Oltre a lavorare per la chiesa del Purgatorio, il G. intervenne infatti nella cappella del Santissimo della cattedrale, eseguendo alcune tempere nel soffitto, dove il Santissimo è raffigurato al centro di due riquadri con altari sacrificali, e sulle pareti, con i quattro pannelli a finto mosaico color oro sormontati da lunette: di queste, quelle della parete sinistra rappresentano la Cena di Emmaus e l'episodio della Samaritana al pozzo; quelle a destra sono andate perdute, ma i soggetti, a carattere biblico, sono noti attraverso dipinti preparatori conservati nella Pinacoteca civica. Le decorazioni, già sottoposte a restauro negli anni Ottanta, sono attualmente molto rovinate.
Nella volta della chiesa di S. Cataldo il G. rappresentò i Miracoli del santo. Alle pareti sono invece raffigurati alcuni medaglioni con i Dottori della Chiesa e i santi patroni di Bari e di Barletta, ossia S. Nicola e S. Ruggiero.
Nella controsoffittatura della chiesa di S. Agostino, andata perduta durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, il G. realizzò un S. Agostino in contemplazione della Beata Vergine; nella cornice erano collocati gli stemmi di Barletta e dell'Ordine teutonico, allusivi alla diffusa opinione nella storia locale che la chiesa fosse stata fondata dai cavalieri teutonici.
Il complesso degli interventi negli edifici religiosi di Barletta dovrebbe quasi sicuramente porsi comunque entro il 1908, data del primo viaggio a Parigi: il dipinto di S. Agostino fu eseguito dopo il 1903 (Muntoni, 1996, p. 27 n. 2), mentre della decorazione di S. Cataldo Cassandro riporta l'anno di esecuzione, 1906.
Al primo soggiorno parigino seguì, in un momento forse di poco successivo, il definitivo trasferimento del G. nella capitale francese, dove egli ebbe modo di affrescare diversi edifici pubblici e privati, e di lavorare come ritrattista. Di questa attività rimangono però tracce solo documentarie, in particolare le lettere inviate dal G. a Cassandro (1925, p. 22).
A Parigi il G. entrò in contatto, e intrattenne rapporti molto stretti, con la vedova di De Nittis, Léontine, la quale, insieme con la sorella Carmela trasferitasi a Parigi nel 1911, gli fu vicina anche durante la grave malattia che segnò la fine dei suoi giorni.
Il G. morì a Parigi il 26 apr. 1911 (ibid., pp. 23 s.).
Dopo la sua morte, fu la sorella ad autorizzare il deposito presso la Pinacoteca civica di Barletta dei dipinti e dei numerosi disegni del G., acquisiti dal Comune fin dal 1936, come appare dall'etichetta apposta su un quadro, Paesaggio, presentato in quell'anno a Napoli per la mostra "Il paesaggio nella pittura napoletana dell'Ottocento".
La cronologia delle opere del G. è pressoché ignota: solo pochi dipinti sono datati, e moltissimi, appartenenti al lascito della sorella, anche non firmati. Un nucleo consistente è costituito da oltre trenta opere, per lo più vedute di luoghi e campagne attorno a Barletta e interni di chiese della cittadina pugliese; molte di queste, realizzate a olio su tela, o più frequentemente su cartone, sono collocabili nella fase giovanile della sua attività, in quanto rivelano una tecnica ancora non molto raffinata e l'assenza di uno stile personale. Più maturi, invece, appaiono i dipinti del periodo romano, nonché alcune vedute di Venezia, da mettere in relazione ad alcuni brevi soggiorni nella laguna veneta. Sono circa una decina i quadri di soggetto storico-religioso e storico-aneddotico, fra cui spicca la Morte di Bellini. Di notevole rilievo, oltre a diversi disegni e studi di nudi femminili, un nudo virile disteso che, per il soggetto e la maturità della composizione, dovrebbe risalire agli anni parigini. Dello stesso periodo sono le vedute della capitale francese, vagamente ispirate allo stile di De Nittis, pur senza riproporne l'impronta impressionista.
Accanto alle committenze barlettane e alle opere parigine, si deve annoverare il grande dipinto Il beato Gaspare del Bufalo in preghiera, eseguito per la Pia Casa della missione di Santeramo in Colle, vicino a Bari (Cassandro, 1925, p. 19).
Il G. vinse due importanti premi di pittura banditi a Roma dall'Accademia di S. Luca: nel 1904, il concorso internazionale di paesaggio Werstappen con Le rive dell'Ofanto; e nel 1905, il premio Balestra con Il pane del perdono, ispirato ai Promessi sposi di Alessandro Manzoni.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bari, Sezione di Barletta, Atti di nascita dello stato civile del Comune di Barletta; Barletta, Municipio, Arch. del Museo e Pinacoteca civica G. De Nittis: copia della lettera manoscritta della Commissione per la Pinacoteca comunale, firmata da Carmela Girondi, per il deposito delle opere del G. (8 marzo 1929), ed elenchi delle opere della "Sala Girondi" (s.d.); M. Cassandro, Barletta nella storia e nell'arte, Barletta s.d., pp. 174, 189, 235 s., 278, 312; Id., R. G. nella vita e nell'arte, Barletta 1925; I. Muntoni, La chiesa e il convento, in S. Agostino. Il santo, la chiesa, la comunità, Barletta 1996, pp. 11-74; C. Farese Sperken, La pittura dell'Ottocento in Puglia, Bari 1996, pp. 196 s.; A.M. Comanducci, I pittori italiani dell'Ottocento. Dizionario critico e documentario, Milano 1934, p. 300; Diz. encicl. Bolaffi, VI, p. 87.