radice
Raramente in senso proprio: I' ho veduto già senza radice / legno ch'è per omor tanto gagliardo, / che que' che vide nel fiume lombardo / cader suo figlio, fronde fuor n'elice (Rime XCV 1): rispondendo a Cino D. porta l'esempio di un tronco tagliato dalle r., ancora tanto ricco di linfa da continuare per un certo tempo a metter fronde sotto l'azione del sole, sebbene incapace di produrre frutti, e ciò per allontanare l'amico da una donna bella ma negata all'amore vero. In altri due casi il vocabolo si riferisce a immagini dell'oltretomba: Pier della Vigna giura per le nove radici del legno in cui è incarcerato (If XIII 73), e Beatrice appare a D. mentre siede in su la... radice dell'albero mistico nel Paradiso terrestre (Pg XXXII 87).
Tutte le restanti occorrenze appartengono al campo figurato, anche se talvolta la presentazione del rapporto pianta-r., isolatamente considerata, specie quando allude a legame di sangue da progenitore a discendente, non si discosta dall'uso proprio: si veda ad esempio la frase di Ugo Capeto (Io fui radice de la mala pianta / che la terra cristiana tutta aduggia, Pg XX 43) con la quale lo spirito vuol metaforicamente ricordare di esser stato " capostipite " della trista dinastia francese; anche Cacciaguida, usando la voce nello stesso senso, dice al lontano nipote: O fronda mia... / io fui la tua radice (Pd XV 89).
Analogamente, il luogo di Is. 11, 1 " Et egredietur virga de radice Iesse, / et flos de radice eius ascendet " viene tradotto in Cv IV V 6 Nascerà virga de la radice di lesse, e fiore de la sua radice nascerà; come da Iesse nascerà David (la virga) così da David discenderà Maria (il fiore), e coincidendo nel tempo la nascita di David e la venuta di Enea in Italia assai è manifesto la divina elezione del romano imperio per lo nascimento de la santa cittade che fu contemporaneo a la radice de la progenie di Maria (V 6).
Così l'umana radice (Pg XXVIII 142) designa Adamo ed Eva, mentre le parole di Cunizza (D'una radice nacqui e io ed ella, Pd IX 31) dicono l'identità dei genitori di lei con quelli della facella nominata al v. 29 (Ezzelino III).
Allo stesso schema figurativo-metaforico si adeguano Pd XXXII 120 Quei due... / son d'esta rosa quasi due radici, dove Adamo e Pietro son visti come " duo principia et capita... coelì empyrei " (Benvenuto) forse perché " Adam fu principio dell'una setta, e santo Pietro dell'altra, Adam de li Ebrei e santo Piero dei Cristiani " (Buti), o meglio perché l'uno e l'altro rappresentano i " padri dell'umanità creata da Dio e ricreata da Gesù Cristo " (Tommaseo), il primo dei credenti in Cristo venturo, il secondo dei credenti in Cristo venuto. Pd XXVII 119 come il tempo tegna in cotal testo / le sue radici e ne li altri le fronde, / omai a te può esser manifesto: poiché dal moto del Primo Mobile dipende il moto di tutto l'universo, il tempo (inconcepibile senza il girar dei cieli) è come un albero che si radica nel Cristallino da esso traendo l'occulta " origine ", e dirama le fronde, cioè il suo visibile trascorrere, nei cieli inferiori: " si motus nonae sperae est mensura aliorum, ut dictum est, ipse est radix temporis " (Benvenuto); Cv IV VIII 1 Lo più bello ramo che de la radice razionale consurga si è la discrezione: la prudenza è il miglior frutto del retto uso di ragione; XXII 12 là dove questo seme dal principio non cade, si puote inducere [n]el suo processo, sì che perviene a questo frutto; ed è uno modo quasi d'insetare l'altrui natura sopra diversa radice. E però nullo è che possa essere scusato; ché se da sua naturale radice uomo non ha questa sementa, ben la puote avere per via d'insetazione. Così fossero tanti quelli di fatto che s'insetassero, quanti sono quelli che da la buona radice si lasciano disviare!: qui la r. è la disposizione originaria e naturale di ogni uomo che dovrebbe essere rivolta al bene per l'azione della divina bontade, in noi seminata e infusa dal principio de la nostra generazione (XXII 4); quand'anche però l'uomo sorta cattiva natura è a lui consentito modificarla intervenendo su di essa con correzione e cultura e quasi innestando nuova gemma sul vecchio tronco, in modo che il seme mancante dal principio venga inserito nella pianta durante la sua crescita; D. si augura che il numero di coloro che compiono questa operazione d'innesto sia almeno pari a quello di coloro che si lasciano fuorviare dalle buone tendenze naturali. Le parole dantesche si modellano su un passo paolino: " tu autem, cum oleaster esser, insertus es in illis et socius radicis et pinguedinis olivae factus es... Nam si tu ex naturali excisus es oleastro et contra naturam insertus es in bonam olivam, quanto magis ii qui secundum naturam, inserentur suae olivae ! " (Rom. 11, 17-24): si noti tuttavia che Paolo considera il caso opposto di una natura selvatica (l'‛ oleaster ') rigenerata dall'innesto su un ceppo buono: " si radix santa, et rami " (11, 16).
Altrove semplicemente " origine ", intesa o come insieme di forze e stimoli produttivi di certi effetti, quindi con una connotazione causale (così in Rime CVI 135 l'amorose fronde / di radice di ben altro ben tira; e Dico ch'ogni vertù principalmente / vien da una radice, Cv IV Le dolci rime 82 [ripreso in XVII 1: la r. di cui si parla è la nobiltà, come in XVIII 6]; e v. If V 124, Pd VIII 123); o come matrice interiore del pensiero (narro la qualitade di queste diversitadi secondo la loro radice, ch'erano dentro di me, Cv II VII 2; e v. i §§ 7 e 9); o come ragion d'essere di qualcosa che coincide con il suo fine e ne costituisce il fondamento: de la imperiale autoritade sapere non si può se non si ritruovano le sue radici (IV III 10): spiega D.: Lo fondamento radicale de la imperiale maiestade, secondo lo vero, è la necessità de la umana civilitade, che a uno fine è ordinata, cioè a vita felice (IV 1).
Su questa linea il vocabolo si eleva a significare la " ragione ultima " della predestinazione divina, remotissima agli occhi dei mortali (Pd XX 131): cfr. Ecli. 1, 6 " Radix sapientiae cui revelata est? ". Dio stesso è detto in Pg XVII 135 d'ogne ben frutto e radice: r. perché principio e fondamento del bene, frutto perché premio di chi segue il bene.
La perifrasi quei c'hanno al voler buona radice (Pg XI 33) designa coloro che hanno buona volontà, " ché la volontà è la radice del valore in concreto " (Porena), ma forse meglio coloro che alla volontà di suffragare le anime del Purgatorio pongono come fondamento la grazia (Casini-Barbi, Sapegno, Fallani e altri).
‛ Andare alla r. di una verità ' (Pd XIV 12) è quanto " penetrarla e intenderla a fondo "; essempro ch'aia / la sua radice incognita e ascosa (XVII 141) è esempio fondato su persone o fatti sconosciuti, quindi di scarsa efficacia educativa.
Appartengono al linguaggio matematico, linguaggio peraltro immerso in una densa aura mistico-religiosa (v. NUMERO) le occorrenze di Vn XXIX 3 Lo numero del tre è la radice del nove... ella [Beatrice] era uno nove, cioè uno miracolo, la cui radice, cioè del miracolo, è solamente la mirabile Trinitade.