quoziente familiare
Strumento di politica fiscale ideato per tenere conto della numerosità del nucleo familiare nella tassazione del reddito. La considerazione del numero dei componenti la famiglia è da alcuni ritenuta indispensabile per garantire l’equità dell’imposizione fiscale e per consentire l’utilizzo di incentivi tributari nel perseguimento di politiche sociali.
Il q. f. opera direttamente sul tasso dell’imposta. Si tratta di un sistema mediante il quale l’imposta è determinata in relazione a un coefficiente (appunto il q.) calcolato prendendo in considerazione non soltanto il reddito complessivo della famiglia, ma anche il numero delle persone che la compongono. In pratica si procede al cumulo di tutti i redditi del nucleo familiare e si divide tale somma per il numero dei componenti, eventualmente corretto con un fattore fisso, per tener conto delle economie di scala di cui le famiglie possono godere all’aumentare del numero dei componenti (migliore gestione dei costi fissi quali, per es., il costo dell’abitazione). L’aliquota propria del reddito così calcolato si applica ai redditi dei componenti del nucleo stesso. In presenza di un sistema di aliquote progressive, il carico fiscale si riduce al crescere delle dimensioni della famiglia, poiché il reddito diviso per il q. si colloca in uno scaglione inferiore e l’imposta complessiva viene così a essere quindi minore di quella dovuta da un single percettore di un reddito pari a quello del nucleo considerato.
Il metodo del q. f. tende a favorire i nuclei familiari con redditi più elevati. Nel caso di una famiglia senza figli, la somma dei due redditi viene divisa per due; in questo caso si verifica una situazione, in cui il coniuge a reddito più alto (tipicamente l’uomo capofamiglia) ci guadagna perchè non paga l’aliquota marginale più elevata, cui altrimenti soggiacerebbe, mentre il secondo reddito familiare, tipicamente quello della donna, subisce il costo di partire da un’aliquota marginale superiore a quella di chi ha introiti modesti come lei. Questa situazione in effetti crea vantaggi complessivi quando i due coniugi hanno redditi molto differenti. Lungi dall’essere neutrale, il q. f. può essere molto distorsivo, anche se, nell’insieme, esso riesce ad attenuare in modo rilevante la progressività dell’imposta sul reddito.
Il meccanismo del q. f. è stato introdotto in Francia a partire dagli anni 1950 con lo scopo di favorire la natalità: il q. è stato calcolato pari a 2 per una coppia senza figli, aumentato di 0,5 per ciascuno dei primi due figli e di 1 per ogni figlio successivo, riducendo così sensibilmente l’imposta dovuta dal nucleo. In Italia lo strumento del q. f. è stato sperimentato a livello locale (il comune di Parma, la regione Lombardia) con riferimento ai servizi pubblici per agevolare l’accesso dei cittadini e delle famiglie a determinati settori, per es. il trasporto. I costi a carico dei cittadini sono modulati in modo da eliminare le differenze sociali, considerando quindi, oltre al reddito, altri elementi, come il numero dei figli a carico, la presenza di eventuali anziani o di disabili o minori in affido, la situazione occupazionale e la presenza di uno o entrambi i genitori, per rendere l’accesso ai servizi pubblici locali il più equo e omogeneo possibile. Il q. f. rappresenta quindi un possibile strumento per incorporare nel sistema di determinazione della capacità contributiva familiare una scala di equivalenza, al fine di poter confrontare redditi con diverse caratteristiche socio-demografiche.