NOFRI, Quirino
NOFRI, Quirino. – Nacque a Pietrasanta (Lucca) il 6 ottobre 1861 da Luigi e da Cristina Verona.
Le modeste condizioni della famiglia gli impedirono di proseguire gli studi liceali e lo costrinsero a trovare lavoro in una cava di marmo a Carrara. Nel 1882 riuscì ad ottenere un posto come contabile nelle Ferrovie Alta Italia e fu destinato a Milano, dove rimase colpito dall’assenza di normativa per i lavoratori del settore ferroviario. Così cercò di organizzare i ferrovieri, promuovendo tra il 1885 e il 1888 una serie di scioperi. Il loro insuccesso e il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati lo convinsero a imboccare una strada meno intransigente.
Nel 1890, due anni dopo il matrimonio con Giuseppina Ruggeri, contribuì a costituire l’Unione operai ferrovieri e una società denominata Il Risparmio, che si proponeva l’acquisto di azioni delle ferrovie e l’invio di propri rappresentanti alle assemblee degli azionisti: l’esperimento, che durò fino al 1896, si rivelò inefficace e non riuscì a tutelare gli interessi della categoria. Trasferitosi a Torino, Nofri aderì nel 1892 al Partito dei lavoratori italiani, promuovendo la confluenza in esso del nucleo più consistente dell’operaismo torinese (Vittorio Chenal, Antonio Goria, Paolo Alessi). L’anno successivo si presentò alle elezioni comunali, ottenendo 1809 voti grazie alla sua carica di presidente della Società cooperativa di consumo dei ferrovieri.
Durante la sua direzione trasformò questo organismo in un’impresa commerciale dotata di un ingente capitale e di un notevole volume di vendite: istitutì un fondo previdenziale, aumentò il capitale sociale, e nel 1899 riuscì a riunire la Cooperativa ferrovieri e l’Associazione generale degli operai nella nuova Allenza cooperativa torinese.
Nel 1895 si presentò alle elezioni politiche nel secondo collegio di Torino, ma – pur appoggiato dalla Lega ferrovieri e dalle associazioni socialiste – fu sconfitto dal liberale Alfonso Badini Confalonieri. Eletto due anni dopo con 1894 voti, esordì alla Camera durante il dibattito sul bilancio dei lavori pubblici pronunciando un discorso che ricevette un giudizio positivo da parte di Claudio Treves e un minuzioso resoconto sulla Critica Sociale.
Durante il mandato parlamentare si oppose allo scioglimento della Cooperativa ferrovieri, il cui consiglio di amministrazione era decaduto nel maggio 1897, e si impegnò nell’edizione del nuovo giornale Il Treno, di cui assunse la direzione il 3 ottobre dell’anno successivo. S’impegnò anche nell’organizzazione degli operai metallurgici che a suo giudizio presentavano punte elevate di disgregazione interna a causa della sperequazione salariale fra le varie fabbriche cittadine o – come scrisse in un opuscolo – per «le condizioni mutate e mutabili di orario, di lavoro, di retribuzione e di patti del genere» (Organizziamoci!, Torino 1897, p. 9).
Durante le proteste contro il rincaro del pane svoltesi a Milano nel maggio 1898, Nofri – ormai uno dei maggiori esponenti del Partito socialista italiano (PSI) – fece appello alla maturità politica dei lavoratori per scongiurare ogni ricorso alla violenza: firmò anche un manifesto in cui fu ribadito il principio della «pacifica» conquista dei pubblici poteri (Il Grido del Popolo, 14 maggio 1898) sulla base di quel programma minimo che permise ai riformisti di uscire vittoriosi dal VI congresso del PSI svoltosi a Roma dall’8 all’11 settembre 1900.
In quel congresso invitò il partito a «orientarsi decisamente verso la cooperazione», adducendo l’esempio di Torino dove «tutti i socialisti più conosciuti sono all’amministrazione di società di M. S. e di cooperative» (Cortesi, 1969, p. 121), e – insieme ad Alfredo Bertesi, Oddino Morgari e Gino Murialdi – presentò un ordine del giorno che esortava all’impegno nella diffusione delle cooperative di produzione e di consumo, specialmente nel settore agricolo, dove il sistema creditizio non era sorretto da un’oculata politica governativa.
Tuttavia, nei congressi socialisti di Imola (1902) e di Bologna (1904) assunse una posizione contraria alla gestione cooperativa delle ferrovie, presentando due relazioni che riassumevano le sue posizioni sulla nazionalizzazione e sul rifiuto dello sciopero in un servizio di pubblica utilità come quello ferroviario. Forse questa sua personale moderazione politica, contraria all’inasprirsi della lotta sindacale e favorevole ai governi in carica, gli valse la conferma a deputato e la nomina a segretario della commissione d’inchiesta sull’organizzazione della Regia Marina nel periodo compreso tra il 10 maggio 1904 e l’8 febbraio 1909.
Nel 1907 s’impegnò attivamente per trasformare Il Grido del Popolo da settimanale in quotidiano tramite una gestione cooperativa, a cui parteciparono 80 società azioniste. Nelle elezioni politiche del 1909 fu rieletto nel quarto collegio di Torino, contribuendo al successo del PSI (che ottenne in città la maggioranza complessiva dei voti), ma optò per il collegio di Siena, dove era stato ugualmente eletto al primo turno. La guerra di Libia (1911-12) lo vide tra i suoi sostenitori, concordemente alle posizioni assunte da Leonida Bissolati e Ivanoe Bonomi nel congresso di Reggio Emilia del 1912. L’adesione alla guerra libica e la linea intransigente dei socialisti torinesi provocarono la sua espulsione dal partito, dopo la quale aderì al nuovo PSRI, Partito socialista riformista italiano (Il Grido del Popolo, 13 luglio 1912; ibid., 3 agosto 1912).
Nelle prime elezioni a suffragio quasi universale dell’ottobre 1913, si presentò come candidato del PSRI e fu eletto al ballottaggio del 2 novembre nel collegio di Siena con 7915 voti su 13267 votanti. Dopo le consultazioni politiche, cercò di organizzare il nuovo partito, che riscosse scarso seguito e non riuscì a coinvolgere i lavoratori nella campagna elettorale per le amministrative del giugno 1914, nonostante la propaganda svolta dal periodico Il Pensiero socialista durante la sua breve vita dal 7 dicembre 1913 al 17 agosto 1914.
Nel 1914, allo scoppio della guerra europea, fu subito interventista, appoggiando negli anni del conflitto le posizioni del PSRI: il 27 giugno 1915 sostenne l’alleanza con le potenze dell’Intesa in una conferenza al cinema Ambrosio di Torino, pubblicata anche in opuscolo. Nel 1917 partecipò al II congresso del PSRI, presentando una relazione sulla questione degli approvvigionamenti e dei consumi, sul problema delle terre incolte e sulla riforma burocratica. Nel giugno 1919 fu per pochi giorni sottosegretario al ministero degli Approvvigionamenti e Consumi alimentari retto da Maggiorino Ferraris nel governo presieduto da Vittorio Emanuele Orlando.
Con l’ascesa al potere del fascismo, si stabilì nel suo paese nativo di Pietrasanta e abbandonò l’attività politica, pur continuando a essere sottoposto a vigilanza di polizia. La misura gli fu sospesa nel 1929 su proposta del questore di Lucca, che sei anni dopo propose la sua radiazione dallo schedario degli oppositori al regime.
Morì a Pietrasanta il 23 luglio 1937.
Scritti e discorsi: oltre a quelli citati, si segnalano altri relativi al problema ferroviario: Un progetto di amministrazione autonoma delle strade ferrate nazionalizzate, in Critica Sociale, XIV (1904), 6, pp. 89-92; Le ferrovie allo Stato o alla Nazione?, ibid., XV (1905), 2, pp. 17-19; Il riscatto delle ferrovie meridionali, ibid., XVI (1906), 10-11, pp. 152-157.
Fonti e Bibl.: Pietrasanta, Arch. dello stato civile, Casellario schede individuali; ibid., Registro atti di morte, 1937; Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale di Pubblica Sicurezza, Casellario politico centrale, b. 3555. Inoltre: L. Guerrini, Organizzazioni e lotte dei ferrovieri italiani, I, 1862-1907, Firenze 1957, ad ind.; L. Cortesi, Il socialismo italiano tra riforme e rivoluzione. Dibattiti congressuali del Psi 1892-1921, Bari 1969, ad ind.; P. Spriano, Storia di Torino operaia e socialista. Da De Amicis a Gramsci, Torino 1972, ad ind.; E. Finzi, Alle origini del movimento sindacale: i ferrovieri, Bologna 1975, ad ind.; Il movimento cooperativo nella storia d’Italia 1854-1975, a cura di L. Fabbri, Milano 1979, ad ind.; M. Grandinetti, Movimento sindacale e politica socialista a Torino negli ultimi anni dell’Ottocento, in Storia del movimento operaio del socialismo e delle lotte sociali in Piemonte, diretta da A. Agosti - G.M. Bravo, I, Bari 1979, pp. 342-354; S. Maggi, Dalla città allo Stato nazionale. Ferrovie e modernizzazione a Siena tra Risorgimento e fascismo, Milano 1994, pp. 225-231; D. D’Alterio, La capitale dell’azione diretta. Enrico Leone, il sindacalismo «puro» e il movimento operaio italiano nella prima crisi del sistema giolittiano (1904-1907), Trento 2011, pp. 159 s., 166, 213 s., 217, 221 s., 237, 243, 434, 601.