CICERONE, Quinto Tullio
Fratello dell'oratore. Eletto questore, ebbe dal 61 al 59 il governo dell'Asia, e Tullio gl'indirizzò una lunga lettera, la prima dell'epistolario Ad Quintum fratrem, sul modo di comportarsi nei riguardi dei provinciali e dei pubblicani. Legato di Cesare in Gallia, quasi ad ostaggio dell'amicizia del fratello, si mostrò, assediato dai Nervî con la sua legione, comandante coraggioso ed esperto. Gli ozî del campo li dedicava alla poesia, soprattutto a composizioni drammatiche. Dopo Farsalo non si mostrò generoso col fratello, gareggiando col figlio nel cercar di metterlo in cattiva luce presso Cesare. Poi si riconciliarono, e i sicarî di Antonio lo raggiunsero pochi giorni dopo la morte di Marco Tullio. Ci lascia oltre all'interessantissimo Commentariolum petitionis, scritto nel 64 per la candidatura di Tullio al consolato, 20 versi sullo zodiaco, secondo la moda d'allora.
Bibl.: M. Schanz, Gesch. d. röm. Litt., I, ii, 3ª ed., Monaco 1909, p. 407 segg.; V. Ussani, Storia della letteratura latina, Milano 1930, p. 236 segg. Il Commentariolum petitionis e i versi De signis seguono nelle edizioni delle opere di Cicerone l'epistolario Ad Quintum fratrem.