QUINTIERI, Quinto
QUINTIERI, Quinto. – Nacque a Sorrento il 12 agosto 1894, primogenito di Luigi, possidente e professore di scienze naturali, e di Emma Capocchiani.
A Quinto seguirono Beatrice (1898), Rachele (1901), Isabella e Maria – delle quali non conosciamo le date di nascita – che sposarono, la prima un Solima e la seconda uno Spada, esponenti di illustri famiglie calabresi.
Il padre Luigi apparteneva a un’autorevole famiglia della borghesia fondiaria del cosentino che aveva costituito negli anni un ingente patrimonio fondiario e finanziario, gestito nel quadro di un efficiente sistema di relazioni familiari e cetuali. Alla nascita di Quinto, Luigi aveva appena venticinque anni ed era a Sorrento di passaggio: aveva sposato all’età di 21 anni Emma, quindicenne, figlia di Giovanni e orfana di Isabella Albani. I Capocchiani appartenevano alla ricca borghesia crotonese, proprietari di ampie quote di latifondo, ed erano imparentati con la prestigiosa famiglia dei marchesi Lucifero.
Attraverso i Capocchiani Luigi, trasferitosi dalla Calabria a Napoli con la moglie e i suoi cinque figli, poté introdursi – in principio come addetto al servizio di cassa – nella filiale napoletana della Banca d’Italia, raggiungendo posizioni di prestigio: inizialmente membro della Commissione di sconto, divenne poi membro del Consiglio di reggenza e quindi del Consiglio superiore della stessa. Luigi Quintieri era, altresì, il presidente della Banca di Calabria, da lui fondata a Napoli – assieme a sette azionisti – il 7 aprile 1910.
La formazione universitaria di Quinto si svolse negli anni turbolenti del primo conflitto mondiale; si iscrisse, nell’anno accademico 1913-14, alla facoltà di ingegneria dell’Università di Napoli, che frequentò fino al conseguimento della laurea, ma il 16 marzo 1916 fu chiamato alle armi e assegnato, come istruttore, all’Accademia di Torino. Rimase sotto le armi ben otto anni.
Una volta rientrato a Napoli e conseguita la laurea, invece di mettere a frutto gli studi, Quintieri iniziò la sua attività presso la Banca di Calabria come impiegato e, alla morte del padre, il 25 settembre 1935, gli subentrò alla presidenza, estendendo la sfera delle attività della Banca a tutta l’Italia meridionale e consolidandone le relazioni con il territorio.
Sotto la sua guida la Banca di Calabria rafforzò il suo ruolo di importante canale di comunicazione tra l’attività finanziaria della famiglia e il tessuto economico della città di Napoli e del Mezzogiorno. Quintieri assunse anche il controllo del patrimonio familiare, in quanto primogenito e unico figlio maschio; i suoi interessi finanziari ed economici si indirizzarono anche nell’amministrazione delle svariate società familiari, sempre affiancato da Tommaso Astarita, energico e dinamico banchiere-imprenditore della penisola sorrentina, socio e direttore della Banca di Calabria e già esperto collaboratore di Luigi.
Quintieri fu, inoltre, membro o presidente del Consiglio di amministrazione di numerose società create dal padre, dalla citata banca, ad altre operative in settori diversi: dalla fabbricazione di conserve alimentari e marmellate, alla macinazione di cereali, dalla compravendita di immobili, all’esercizio di fondi rustici e alla gestione di aziende agricole.
Uomo di fede liberale e lontano dal fascismo, Quintieri ebbe modo di concretizzare i suoi ideali politici nel giugno del 1944 quando, con l’Italia ancora divisa e prostrata dalla guerra, assunse il dicastero delle Finanze – all’epoca inclusivo anche del Tesoro – nel primo ministero Badoglio, dal 22 aprile all’8 giugno del 1944, seguendo tutti i principali negoziati economici di quegli anni in materia industriale. Nel fervore del giugno del 1944, inoltre, fondò Il Giornale, erede ideologico del settimanale La Libertà, del quale era stato direttore Guido Cortese, sostenuto da un folto gruppo di intellettuali cittadini.
Era stata di Benedetto Croce la decisione di creare un quotidiano capace di ispirare valori liberali al Paese in ricostruzione. Amelia Cortese descriveva Quintieri come una delle figure più nitide del liberalismo italiano, «economista calabrese dall’aria schiva e riservata, estremamente compito, estremamente competente ma anche estremamente deciso, allorché si trovò da solo a sostenerne, attraverso la Banca di Calabria, l’onere finanziario» (Annunziata, 1998, p. 20). Mite, gentile, onesto, pulito, questi i termini con cui Quintieri era descritto. Anche nell’esperienza del Giornale fu affiancato da Astarita come amministratore delegato. Il quotidiano divenne presto una testata nota per tiratura e collaboratori e la tipografia presso cui veniva pubblicato – L’Arte tipografica, una delle società Quintieri – centro di divulgazione del pensiero artistico, letterario e scientifico di Napoli e referente di larga parte degli ambienti culturali meridionali dell’epoca (al 30 dicembre 1953 Quintieri era proprietario di 3251 azioni della Società Arte tipografica). Non a caso Giovanni Pugliese Carratelli la definì «grande officina tipografica che fa onore a Napoli» (A.M. Siena Chianese, Quando la tipografia diventa arte, www.lisolaweb.com/larte-tipografica, 14 gennaio 2016).
Nello stesso anno Quintieri diresse, per conto del governo, la prima fruttuosa missione economica italiana negli Stati Uniti, The Italian economic and financial mission to the United States (15 novembre 1944-6 marzo 1945), per negoziare un programma di aiuti finanziari con i rappresentanti del governo statunitense e con le banche americane. Si trattava di una delegazione di tecnici: Enrico Cuccia, condirettore centrale della Banca commerciale italiana (Comit) addetto al servizio estero, Raffaele Mattioli, direttore centrale della Comit, Mario Morelli, direttore generale di Confindustria, ed Egidio Ortona, funzionario del ministero degli Esteri. La missione – considerata «la pietra miliare del nascente rapporto tra Italia e Stati Uniti» (Di Nolfo - Serra, 2014, pp. 219 s.) – fu definita un’azione di «rottura di ghiaccio» (Harper, 1986, pp. 56 s.), dopo la quale fu costituita a Washington una delegazione tecnica permanente, a capo della quale fu invitato Cesare Sacerdoti (dirigente dell’Istituto per la ricostruzione industriale, IRI), per prendere accordi e dare inizio ai primi rifornimenti per il First aid plan. La missione favorì la ripresa della collaborazione americana alla ricostruzione italiana, per ottenere i rifornimenti minimi di materie prime necessari per la ripresa della produzione e il ripristino delle normali relazioni commerciali e pose le premesse per un nuovo programma di cooperazione commerciale e finanziaria.
Dal 25 giugno 1946 al 31 gennaio 1948 Quintieri fu deputato all’Assemblea costituente. Nella seduta del 19 maggio 1947 si espresse perché venisse costituzionalizzato il rispetto della clausola oro e presentò un emendamento per la tutela del risparmio e del valore della moneta, mentre nella seduta dell’8 luglio 1947 propose l’assistenza dello Stato nel campo dell’istruzione elementare. Dal 12 luglio 1946 al 17 gennaio 1947 fece parte dell’Unione democratica nazionale e, tra il 1947 e il 1948, collaborò alla segreteria liberale di Roberto Lucifero.
Dal 1949 fu vicepresidente confederale di Confindustria, partecipando attivamente alle sedute del comitato finanziario e mantenendo i contatti con il Patronat francese. Dal 1951 fu presidente dell’Unione degli industriali dei sei Paesi della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA). Nel 1952 fu nominato cavaliere del Lavoro.
I prestigiosi incarichi ricoperti e l’instancabile attività di politico e abile negoziatore attestano l’importante ruolo svolto dalle istituzioni industriali nelle strategie politiche del governo dell’Italia liberata, che affidava ai vertici del mondo industriale il compito di elaborare analisi economiche e di affiancarlo nelle attività di politica economica.
Nel 1957 Il Giornale chiuse «nella coerenza della propria integrità e di quella degli uomini che l’avevano pensato» (Franchini, 1975, p. 217). Quintieri diede disposizioni da Roma ad Astarita «perché si liquidasse tutto con celerità ma con la massima correttezza nel corrispondere ai dipendenti le dovute competenze» (Annunziata, 1998, p. 159).
Nel 1957 dopo la chiusura del Giornale, si ritirò da solo in Svizzera, dove possedeva una villa e dove trascorse gli ultimi anni della sua vita: non aveva, infatti contratto matrimonio, né avuto figli.
Morì a Ginevra il 23 dicembre 1968.
Fonti e Bibl.: Carolei (Cosenza), Archivio Quintieri, Corrispondenza; Fogli nunziali del 27 agosto 1891 (Atto registrato in Napoli, Ufficio Atti pubblici, il 28 agosto1891); Napoli, Archivio della Banca di Calabria, Giornale dei soci, 6 maggio 1910-18 dicembre 1980; Roma, Archivio storico della Banca d’Italia, Verbali del Consiglio superiore, ad annos.
Visita del prof. Luigi Quintieri agli elettori del Collegio di Verbicaro, in Cronaca di Calabria, 14 agosto 1913; Un licenziato dal liceo, in Cronaca di Calabria, 24 agosto 1913; P. Calamandrei, Il limbo costituzionale, in Il Ponte, I (1945), 1, pp. 4-19; F. Compagna, Ricordo di Guido Cortese, in Nord e Sud, ottobre 1964, pp. 39-43; R. Franchini, Guido Cortese e Il Giornale (1944-1957), in R. Franchini, Il dissenso liberale. Politica e cultura, Firenze 1975, pp. 217-228; P. Nenni, Tempo di guerra fredda. Diari 1943-1956, a cura di D. Zucaro, Milano 1981, pp. 141-150; A. Placanica, I caratteri originali, in Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità ad oggi. La Calabria, a cura di P. Bevilacqua - A. Placanica, Torino 1985, pp. 105 ss.; J.L. Harper, L’America e la ricostruzione dell’Italia 1945-1948, Bologna 1986, pp. 56-65; G. Annunziata, Il ritorno alla libertà: memoria e storia de Il Giornale, Napoli 1944-1957, Napoli 1998, pp. 20 s., 165 ss.; M.G. Rienzo, La gestione di un grande patrimonio finanziario nella Calabria silana tra Ottocento e Novecento: i Quintieri di Carolei, in Tra rendita e investimenti, formazione e gestione dei grandi patrimoni in Italia in Età moderna e contemporanea, Bari 1998, pp. 465-473; L. Addante, Cosenza e i cosentini: un volo lungo tre millenni, Soveria Mannelli 2001 pp. 97 ss.; G. Di Capua, Tommaso Zerbi e i federalismi, Soveria Mannelli 2004 p. 67; M.G. Rienzo, Banchieri-imprenditori nel Mezzogiorno. La Banca di Calabria 1910-1939, Roma 2004; F. Petrini, Il liberismo a una dimensione: la Confindustria e l’integrazione europea 1947-1957, Milano 2005, p. 107; Il dilemma dell’integrazione: l’inserimento dell’economia italiana nel sistema occidentale (1945-1957), a cura di A. Cova, Milano 2008, p. 292; R. Bonuglia, Tra economia e politica: Pasquale Saraceno, Roma 2010, pp. 241 ss.; A. Isoni, Assonanze planistiche e obiettivi produttivistici dell’A.A. Ceca, in Rivista di studi politici internazionali, 2010, vol. 77, n. 1, pp. 57-76; E. Di Nolfo - M. Serra, La gabbia infranta. Gli Alleati e l’Italia dal 1943 al 1945, Roma-Bari 2014, pp. 219 s.