In botanica, il periodo del ciclo biologico in cui nella pianta intera o in qualcuno dei suoi organi le funzioni vitali sono sospese o molto rallentate (detto anche riposo, o dormienza).
I fattori ambientali che influiscono maggiormente sulle piante in relazione alla q. sono la luce (qualità e quantità), la temperatura, l’acqua. In risposta a variazioni di questi fattori che preannunciano l’avvicinarsi di condizioni avverse, le piante sintetizzano sostanze che inducono la q., spesso preceduta dalla formazione di tessuti e organi speciali. L’esempio più tipico è quello delle specie legnose che trascorrono la stagione avversa perdendo le foglie, interrompendo o rallentando l’attività dei meristemi, limitando gli scambi gassosi con l’ambiente, proteggendo le gemme con perule e accumulando in alcuni tessuti (parenchimi dei raggi midollari, del midollo, guaina amilifera ecc.) riserve alimentari, che saranno utilizzate alla ripresa vegetativa primaverile.
La q. delle gemme, in particolare, è influenzata dal fotoperiodo e dalla temperatura: essa è stata indotta sperimentalmente in molti generi (Betula, Fagus, Larix, Liriodendron), sottoponendo le piante a giornate brevi e a basse temperature. Tuttavia, il fatto che nelle piante l’accrescimento si arresti ancora prima che la durata del giorno e la temperatura divengano sfavorevoli e che, in molti casi, la q. non possa essere interrotta se non dopo un adeguato periodo a bassa temperatura, ha indotto a ricercare altri fattori primari della q. stessa.
L’attenzione si è portata sulle foglie delle piante decidue, le quali, nelle condizioni adatte alla instaurazione della q., prima di cadere vanno soggette a fenomeni di senescenza durante i quali nei tessuti fogliari compaiono diversi enzimi idrolitici, diminuisce l’intensità respiratoria, decade il sistema ribosomiale e si forma nel picciolo la zona in cui avviene il distacco della foglia morta (zona di abscissione). Nel corso dei perturbamenti metabolici e morfologici che precedono la morte e la caduta delle foglie, si formano composti inibitori dell’accrescimento che dalle foglie morenti si diffondono verso le gemme, dalle quali sono stati isolati. Queste sostanze, dette complessivamente dormine, sono state identificate con un acido (ABA, acido abscisico) a struttura sesquiterpenica, isolato dapprima dal cotone e poi da molte altre piante. Esso è un fitormone che regola la caduta delle foglie e la q. in moltissime piante decidue e la sua azione, inducibile anche se somministrato dall’esterno, dipende dal rapporto in cui esso si trova nelle cellule con altri regolatori (gibberelline, auxine) che promuovono l’accrescimento. Nei primi tempi, dopo l’inizio della q., le gemme contengono grandi quantità di inibitori e pochissime di regolatori. Poi l’inibizione diminuisce gradualmente e all’epoca della ripresa vegetativa le gemme sono prive di inibitori, mentre risultano molto aumentati i regolatori. Durante l’inverno sono in atto nella pianta processi di graduale rimozione degli inibitori e di produzione di sostanze stimolatrici e regolatrici dell’accrescimento. Le basse temperature invernali determinano effetti che sono percepiti dagli apici vegetativi (➔ vernalizzazione).
Numerose crittogame trascorrono la q. nello stato di spore, sclerozi, teleutospore, soredi ecc., cioè con la scomparsa totale del tallo e la sopravvivenza di cellule o organi ricchi di sostanze di riserva e molto resistenti ai più svariati fattori fisici avversi. Le fanerogame annue passano la q. allo stato di semi; quelle erbacee perenni disseccando gli apparati epigei ed affidando la sopravvivenza, oltre che ai semi, anche a organi perennanti sotterranei (rizomi, tuberi, bulbi ecc.).
I semi di molte piante non germinano se non hanno trascorso allo stato di q. un certo periodo che in genere è di qualche mese ma che, in mancanza delle condizioni adatte alla germinazione o con interventi sperimentali, può durare parecchi anni (o anche secoli). I semi per lo più sono molto disidratati. Poiché il primo atto della germinazione è l’imbibizione, è evidente che essa è condizionata anzitutto dall’acqua, la cui mancanza può prolungare indefinitamente la quiescenza. Questa dipende anche dalla temperatura, dall’ossigeno, dalla luce; in un seme fisiologicamente dormiente può dipendere dalla impermeabilità del tegumento all’acqua (Acacia, Celtis, Diospyros, erba medica, trifoglio) o all’ossigeno (Kanthium) o dalla presenza di sostanze inibitrici nei tegumenti, nell’ipocotile, nell’endosperma ecc. Gli impedimenti sono rimossi da azioni fisiche ed enzimatiche o dall’opera di microrganismi. La q. si può prolungare anche quando i semi si distaccano dalla pianta e l’embrione non è ancora maturo (Caltha, Ginkgo) o è del tutto indifferenziato (Orchidacee). Il tempo necessario all’embrione per acquisire la capacità di accrescersi è detto post-maturazione e può variare da alcuni giorni ad anni. La necessità che hanno i semi di subire, per germinare, l’effetto di basse o alte temperature, o l’esposizione a radiazioni luminose di particolare intensità e lunghezza d’onda, o quella di dover essere abbondantemente lavati con acqua, o quella di dover essere ulteriormente disidratati (per es., molti cereali tropicali) riflette gli svariati adattamenti ai diversi ambienti. La q. è dunque legata sia a caratteristiche anatomo-morfologiche dei semi, sia al controllo ormonale e all’influenza di fattori esterni.