QUADRIGA (quadriga, τέϑριππον)
Carro da corsa o di parata, tirato da quattro cavalli, di cui i due di mezzo affiancati al timone e riuniti sotto lo stesso giogo. Il carro per sé stesso, di legno, con rivestimenti e guarnizioni di metallo, non doveva differire molto dalla biga (v.), salvo le maggiori dimensioni. Esso constava ugualmente di un cassone eretto su due ruote, e il cassone doveva essere per lo più ricurvo e munito di fiancate, senza posti a sedere. Sappiamo che la quadriga, oltre che in Grecia, era perfettamente nota anche nel mondo orientale. Nel grande musaico pompeiano della battaglia d'Isso, Dario appare montato sopra un carro a cassone quadrato, decorato d'intarsî e tirato da quattro cavalli.
Nella mitologia greca la quadriga è anzitutto l'attributo di Elio-Apollo, il Sole, che percorre giornalmente l'ampia vòlta celeste sopra un carro tirato da quattro focosi cavalli. Ma tale attributo viene presto esteso ad altre divinità: Zeus, Plutone (nel ratto di Proserpina), Posidone: la quadriga di questo è tirata da cavalli marini. Delle divinità femminili, Nike è l'unica che appaia talvolta rappresentata su quadriga. Nel corteo solenne per le nozze di Peleo e Tetide sul vaso François, tutte le maggiori divinità olimpiche, a coppie, appaiono montate su quadrighe. Pure su quadrighe si effettua la gara mortale tra Enomao e Pelope, rappresentata nel frontone orientale del tempio di Zeus a Olimpia, e su quadrighe i Dioscuri rapiscono le figlie di Leucippo (come nel fregio del tesoro degli Cnidî a Delfo, e sull'idria di Midia, al British Museum).
In pratica la quadriga era il tipo di attacco usuale per le corse con i carri: genere di esercizio in particolare favore presso i Greci sino da tempi antichissimi. La corsa dei carri a quattro cavalli viene adottata per la prima volta nei giuochi di Olimpia, alla data della 25ª olimpiade (680 a. C.). Le corse con quadrighe di muli, poi, durano in Olimpia soltanto per poco tempo dopo il 500 a. C.
Carri a quattro cavalli comparivano nelle processioni solenni delle panatenee, com'è attestato dal fregio ionico del Partenone.
Anche presso gli Etruschi e i Romani la quadriga è anzitutto l'attributo delle divinità maggiori: o almeno di Giove, come sappiamo dalla notizia pliniana, che lo scultore Vulca di Veio ebbe a modellare la quadriga in terracotta, da collocare sul frontone del tempio di Giove Capitolino. Come un eroe degno di onori divini, su carro tirato da quattro candidi cavalli, il trionfatore percorreva la Via Sacra, per recarsi a sacrificare e a deporre le offerte sul Campidoglio. Tale costume, di origine repubblicana, si mantiene e accresce di solennità con gl'imperatori. I rilievi marmorei decorativi degli archi trionfali (come l'Arco di Tito in Roma) costituiscono la più solenne testimonianza al riguardo. A una quadriga imperiale, collocata al sommo di un arco di trionfo, appartengono con ogni probabilità i cavalli antichi di bronzo, che sono collocati sull'attico della basilica di San Marco a Venezia.
Il motivo araldico della quadriga ha una larga applicazione sui conî di monete greche e romane, come di Agrigento, Camarina, Catania, Gela, Imera, Leontini, ma specialmente di Siracusa, dove il tipo si trova ripetuto dalla fine del sec. VI alla fine del sec. III a. C. Ricevono quindi il nome classico di quadrigati (v.) quelle monete argentee repubblicane di Roma, sul rovescio delle quali appare una figura di divinità su quadriga. Su monete imperiali romane, fino da Augusto, si hanno quadrighe tratte da elefanti, che si ritrovano anche in affreschi con figure di divinità.
Bibl.: E. von Mercklin, Der Rennagen in Griechenland, I, Lipsia 1909; E. Norman Gardiner, Greek Athletic Sports and Festivals, Londra 1910, pagine 71 e 451 segg.; Fr. Mezö, Geschichte der olympischen Spiele, Monaco 1930, p. 137 segg. Per l'uso della quadriga nelle cerimonie trionfali romane, v. J. Marquardt, L'organisation militaire chez les Romains, trad. franc., Parigi 1891, p. 337. Per l'uso della quadriga nei giuochi romani, v. Bussemaker e E. Saglio, in Daremberg e Saglio, Dictionn. des antiquités gr. et rom., s. v. Circus. Cfr. inoltre H. Lee, Historique des courses de chevaux de l'antiquité à ce jour, Parigi 1914.