QATAR
QAṬAR. – Demografia e geografia economica. Storia
Demografia e geografia economica di Matteo Marconi. – Stato dell’Asia sud-occidentale, nel settore orientale della penisola arabica. La popolazione è più che raddoppiata tra il 2007 e il 2014, arrivando a 2.267.916 ab., secondo una stima UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs). Circa il 60% del totale è costituito dal contributo dovuto all’immigrazione, in cui spiccano le componenti indiana, pakistana, nepalese e filippina. Le grandi risorse naturali, di contro ai pochi abitanti indigeni, spiegano perché il Q. sia meta preferenziale dei flussi migratori. Tutti gli indicatori sulle condizioni di vita sono al livello dei Paesi occidentali. Dal punto di vista economico, il Q. è il terzo produttore al mondo di gas naturale, con una produzione più che triplicata negli ultimi dieci anni. Le ingenti risorse economiche hanno consentito la creazione di un sistema fiscale particolarmente favorevole e forti investimenti pubblici nelle infrastrutture, in funzione dei mondiali di calcio del 2022.
Storia di Giuseppe Dentice. – Asceso alle cronache internazionali come una delle realtà più dinamiche al mondo, il Q. governato dalla dinastia al-Tānī – prima dall’emiro Ḥamad bin Ḫalīfa alṮānī e poi dal giugno 2013 dal figlio Tamim, succeduto al padre dopo la rinuncia pacifica al trono di quest’ultimo – si configurò nei primi anni del 21° sec. come uno dei soggetti più influenti dell’intero panorama mediorientale. Un successo, questo, derivatogli principalmente dall’abbondante disponibilità di gas che lo rese in un quindicennio il più grande esportatore globale di gas liquefatto.
A fronte delle ingenti risorse finanziarie, la famiglia alṮānī avviò, soprattutto a cavallo tra il primo e il secondo decennio del 21° sec., una politica costante di sovraesposizione mediatica attraverso un articolato piano di sviluppo e di trasformazione della propria immagine internazionale. Grazie agli investimenti nei settori del lusso, della finanza, dei media, della cultura e dello sport, il Q. da un lato alimentò questo soft power in funzione strumentale al suo interventismo in politica estera, dall’altro sostenne fortemente un’assimilazione dell’immagine del Paese al concetto di lusso. Dal 2009, Doha e il fondo sovrano nazionale diedero avvio all’acquisizione di importanti quote di società e marchi internazionali (Barclays, Shell, Valentino, Porsche, Paris Saint Germain, Malaga). Un grande ritorno di immagine favorito anche dalla penetrazione nei network occidentali di al-Jazeera, il canale qatarino all-news che divenne presto la cassa di risonanza di Doha nel mondo.
In quegli stessi anni, il Q. si contraddistinse per il suo iperattivismo in politica estera. Questa tendenza lo portò a svolgere un importante ruolo strategico e decisionale nelle principali aree di crisi mediorientali e mondiali. La strategia di ampio respiro qatarina portò presto il Paese a entrare in rotta di collisione con l’Arabia Saudita a causa soprattutto della sua politica di supporto alle istanze islamiste, anche radicali, in tutto il Medio Oriente.