PUSTERIA (A. T., 17-18-19 e 24-25-26)
È una delle maggiori valli longitudinali alpine, la massima tra quelle della sezione orientale rientranti nei confini politici del regno. Il nome è forse da connettersi con lo slavo bistrica (acqua, fiume chiaro), da cui deriverebbe il Pustrissa che ricorre in documenti latini del Medioevo, il Pustertal dei Tedeschi e l'odierno toponimo italiano Pusterìa. Nella sua più ampia accezione si estende dalla foce della Rienza nell'Isarco fino all'alta Drava, ma se ne considerano generalmente come limiti estremi Fortezza a O. e Lienz a E., nell'un caso e nell'altro il limite essendo segnato da un brusco cambiamento di direzione nei due corsi d'acqua che disegnano l'asse della regione, orientata da O. a E. con una leggiera convessità verso S. Al sommo dell'arco che questa convessità descrive, è la soglia di Dobbiaco, elevata 1209 m. e costituita da una larga groppa costituita da piatte conoidi e ugualmente acclive sui due versanti, sì che il passaggio dall'uno all'altro ne risulta quasi inavvertito. La soglia fa da spartiacque fra Rienza e Drava, e perciò fra Adriatico (Adige) e Mar Nero (Danubio), e divide la Pusteria in bassa e alta - questa corrispondente alla parte occidentale, ossia al bacino della Rienza e tutta in territorio italiano, quella, salvo un breve tratto italiano (S. Candido, valle di Sesto), compresa entro i confini della Repubblica austriaca. La bassa Pusteria, in territorio italiano, è peraltro la Pusteria in senso proprio e tradizionale. I due fondovalle raccolgono le acque di una larga zona, press'a poco a forma di quadrilatero - i cui vertici sono rappresentati dal Picco della Croce (3134 m.), dal Gross Glockner (3798 m.), dalla Sand Spitze (fra Drava e Gail) e dal Gruppo di Sella (3151 m.) - quadrilatero che la gronda Rienza-Drava taglia in modo assai dissimmetrico. La fascia settentrionale, infatti, distesa fra la gronda stessa e l'alto cimale dei Tauri, è molto più ampia del lembo meridionale, che per giunta viene via via restringendosi a mano a mano che si procede a E., dove la valle del Gail si lascia alle spalle un esile diaframma verso la bassa Pusteria. A N. la linea dei massimi fastigi si mantiene dovunque unita e compatta, con numerose cime oltre i 3000 m. (Gran Pilastro, 3510 m.; Pizzo dei Tre Signori, 3499 m.; Gross Venediger, 3660 m.; Gross Glockner, 3798 m.), costituendo una barriera impervia verso le valli defluenti all'Inn; a S., invece, il crinale assume un decorso più capriccioso, ma lascia tra le varie masse montuose entro cui serpeggia (Tofane, 3243 m.; Cima Tre Scarpèri, 3152 m.; Monte Croce di Comelico, 2677 m.) valichi più depressi (1636 m. al passo di M. Croce di Comelico), attraverso i quali alta e bassa Pusteria comunicano col Cadore (Cordevole, Boite, Padola). Nella zona a S. della gronda Rienza-Drava, solo la Val Badia (v.) penetra profondamente entro la massa montuosa; a N., invece, oltre le due valli (Virgen, Deferegger) normali all'Isel, si hanno il lungo solco dell'Aurina (v.), che risale fino al punto più settentrionale delle Alpi italiane, le valli di Anterselva e di Casies in territorio italiano, e quella di Villgraten nella bassa Pusteria. Nell'uso comune tuttavia le ora menzionate lunghe valli laterali, e soprattutto la Val Badia e l'Aurina, non sono considerate parti della Pusteria, questo nome restando limitato, in senso stretto, essenzialmente al solco principale e alle sue immediate adiacenze. La gronda Rienza-Drava segna la linea di contatto fra Alpi (Tirolidi) e Dinaridi, e perciò il limite di due masse geologicamente e litologicamente diverse: a N. il plesso scistoso-granitico dei Tauri, a S. la fascia di calcari triassici, poggianti su marne e arenarie paleozoiche, dei gruppi dolomitici.
Il solco della Pusteria vera e propria rappresenta un'ottima via di comunicazione naturale fra i bacini dell'Adige e della Drava, e come tale venne utilizzata fin da epoca antichissima, certo preromana; ma furono i Romani a valorizzarla, stabilendovi, secondo il loro costume, dei presidî, da cui in seguito si svilupparono alcuni dei centri abitati più importanti (Sebatum, Littamum). Come per le altre plaghe chiuse entro l'area alpina, l'insediamento è limitato, nella Pusteria, essenzialmente ai fondovalle, ed è in rapporto con forme di economia agricolo-pastorale tanto meno sviluppate, quanto più ci si allontana dalla gronda assiale. Importanza notevole ha quasi dovunque lo sfruttamento del bosco, col quale è in rapporto l'industria del legno, diffusa un po' dappertutto, ma più largamente nella sezione settentrionale (alta Pusteria, Valle Aurina, Valle di Anterselva). Grande sviluppo ha preso, specialmente dopo l'annessione all'Italia, il movimento turistico; lo sviluppo, oltre che dalle caratteristiche della regione (opportunità di soggiorni estivi, escursioni anche alpinistiche relativamente agevoli in uno dei settori più pittoreschi delle Alpi per arditezza di cime, presenza di ghiacciai e di tracce glaciali, di laghetti d'alta montagna, ecc., ampiezza e buona conservazione di aree boschive, ottima organizzazione turistica), è stato favorito dalla facilità delle comunicazioni, soprattutto ferroviarie. Una linea a scartamento normale percorre infatti il fondovalle della Pusteria in tutta la sua lunghezza, congiungendosi a Fortezza con quella del Brennero e a E. con un'altra grande via del traffico alpino verso l'Austria (Klagenfurt), la Germania (Monaco) e la Iugoslavia (Maribor). A essa s'innesta a Dobbiaco una ferrovia elettrica a scartamento ridotto che adduce al Cadore (Calalzo) attraverso la conca di Cortina d'Ampezzo, mentre un'altra ferrovia elettrica si spinge fino allo sbocco della valle Aurina (Campo Tures).
Nel solco vallivo principale, la popolazione, nella quale prevale l'elemento tedesco, vive in massima parte accentrata. I centri abitati più importanti sono perciò distribuiti tutti lungo questo solco: Fortezza, Brunico e Dobbiaco nell'alta Pusteria, S. Candido e Lienz nella bassa. Brunico si adagia presso lo sbocco delle valli di Badia e di Tures (Aurina) in quella della Rienza. Lienz, alla confluenza dell'Isel nella Drava, è in posizione analoga a quella di Fortezza (sebbene la confluenza della Rienza nell'Isarco abbia luogo a Bressanone). Dobbiaco e S. Candido sorgono dai due lati della sella divisoria fra Rienza e Drava, l'uno al gomito del fiume verso O., l'altro allo sbocco di una valle affluente (Sesto) nella principale. (V. tavv. CXXVII e CXXVIII).
Storia. - La Pusteria ebbe importanza stradale fino dall'epoca preistorica (rinvenimenti archeologici a Dobbiaco, Monguelfo, Perca, Conca di Brunico, Terento); la percorse la via romana che congiungeva Aguntum con la Rezia. Non vi è villaggio nel fondo valle che non abbia prodotto rinvenimenti romani. Nelle valli laterali lo sfruttamento delle miniere portò probabilmente l'uomo preistorico fino al punto più interno di Valle Aurina, a Predoi; nel periodo latino furono pure abitate anche le valli laterali di Fundres e di Badia (Antermoia). Erano stationes: Sebatum, San Lorenzo, e Littamum, San Candido; presso Valdaora si scoperse un bagno romano. La Pusteria, culturalmente superiore al rimanente del bacino dell'Isarco, nell'amministrazione romana appartenne al Norico, non alla Rezia. Queste condizioni durarono ancora nel periodo gotico, giacché la valle gravitò ecclesiasticamente verso Aguntum, finché nel 739 fu aggregata a Frisinga e poco più tardi venne attribuita a Bressanone.
Con la fondazione del monastero di S. Candido nel 769, cui segue quella della contea pùstera, cessano le lotte di quasi due secoli fra Slavi e Baiuvari per il possesso della valle che ora, tanto nella conca di Brunico, quanto nella parte più orientale, comincia a ricevere notevoli insediamenti tedeschi. Dal sec. X la valle, sempre rimanendo possesso bavarese, riprende la funzione stradale con l'aggiunta delle due vie da Belluno per Livinallongo e la Badia e dalla valle del Piave attraverso l'Ampezzano. Con la fondazione del principato vescovile di Bressanone, la parte a occidente di Monguelfo ne fece parte, rimanendo invece la Pusteria orientale al vescovado di Frisinga.
Ma anche la valle della Rienza divenne possesso tirolese, poi asburghese; nelle circoscrizioni di Maria Teresa (1788) rimanevano, piccole oasi di possesso vescovile bressanonese, la parte interna di Anterselva, Brunico e vicinanze e il tratto confine; di più le due convalli di Fùndoles e Valles. Nelle circoscrizioni napoleoniche (1810) anche la Pusteria passò col rimanente del vescovado di Bressanone al regno di Baviera; però Dobbiaco con la valle di Landro fu aggiunto al dipartimento del Piave. Dal 1815 al 1849 la Pusteria fra Dobbiaco e Vandoies formò con Bressanone un "circolo" politico unico; dal 1860 costituì un proprio "capitanato" con sede a Brunico.
Durante la guerra mondiale, allo scopo di recidere l'importante linea di comunicazione costituita dalla ferrovia che percorre la Pusteria, la 4ª armata italiana ebbe ordine di agire offensivamente verso il nodo ferroviario di Toblach (Dobbiaco). Ma, soprattutto per l'insufficienza dei mezzi materiali di attacco, le operazioni, protrattesi tutta l'estate del 1915, non raggiunsero lo scopo.