PSICOMETRIA
. Termine derivante dal gr. ψυχή "anima" e μέτρον "misura", e designante quindi in generale la scienza che si propone la misurazione matematica dei fenomeni psichici. Esso fu coniato da Christian Wolff, che di una scienza di tal genere sentì l'esigenza (psycheometria... mentis humanae cognitionem mathematicam tradit et adhuc in desideratis est) e affermò la possibilità (haec non alio fine a me adducuntur, quam ut intelligatur, dari etiam mentis humanae cognitionem mathematicam, atque hinc psycheometriam esse possibilem, atque appareat animam quoque in iis, quae ad quantitatem spectant, leges mathematicas sequi: v. la Psychologia empirica, §§ 522 e 616). Tale scienza si sviluppò effettivamente più tardi, ma sotto il diverso nome di "psicofisica" e poi di "psicologia sperimentale", come osservazione empirica dei fenomeni psichici e loro classificazione e misurazione, specialmente in rapporto coi concomitanti fenomeni fisiologici. Alcuni teorici hanno peraltro mantenuto il termine di psicometria per designare quella parte della psicologia sperimentale che più propriamente si occupa della misura (intensità, durata, frequenza) dei fenomeni psichici: così, per es., A. Aliotta ha diviso la psicometria in psicofisica (misura dell'esattezza delle sensazioni in rapporto agli stimoli), psicocronometria (misura dei tempi di reazione psichica), psicodinamica (misura dinamogenica dei fenomeni psichici), psicostatistica (calcolo statistico della frequenza di tali fenomeni).
Storia. - La profezia negativa di J. Müller che la scienza non sarebbe mai riuscita a calcolare la velocità immensurabile dell'onda nervosa, venne, a breve scadenza, infirmata dal maggiore dei suoi allievi, H. Helmholtz. Irritando elettricamente nei batraci il nervo motore (centrifugo) d'una zampa, vide che la risposta dei muscoli tardava di una minimissima frazione mano a mano che l'incitamento si apportava più discosto dalla zampa e più da presso all'uscita del nervo dal midollo spinale. Replicò l'esperienza lungo i nervi di senso (centripeti) e notò che applicando lo stimolo doloroso sulla cute del ranocchio, il segno della sofferenza era dato tanto più prontamente, quanto più vicino alla testa, cioè al cervello, veniva molestato l'animale. Quel che fu scoperto nell'umile anfibio, e mediante un incitamento elettrico, fu confermato per ogni altro individuo zoologico, compreso l'uomo; e per ogni altro genere di stimolo, compreso il naturale. La cifra media della velocità della vibrazione nervea è di 30 a 50 metri al sec.; ma essa, oltre che cordoni omogenei, quali p. es. il nervo sciatico, deve attraversare strutture più complicate, quali le cellule grige, dentro al midollo e alla corteccia del cervello, che rannodano le reti dei fili nervosi ed elaborano l'agente transeunte per i medesimi. Questo, se trascorra per le cellule midollari (lo si è dedotto dalla cronometria del cosiddetto movimento riflesso), rallenta d'assai la corsa, fa soltanto 4 metri al secondo. Allorché le onde passano per la sede della coscienza, volizione, intelligenza, insomma per il cervello, la loro velocità di propagazione vieppiù diminuisce. Fra i due astronomi Maskelyne e Kinnebrook era stata notata una diversità non lieve nell'apprezzamento del passaggio delle stelle dinnanzi al filo del cannocchiale. Tale differenza, che fu chiamata "equazione personale", notò poi anche F. W. Bessel, l'aiuto del quale ritardava, rispetto a lui, di un tempuscolo nel segnalare il passaggio del medesimo astro. A percepire un fenomeno esterno e per darne il segnale con una mano il più rapidamente possibile, ossia per la propagazione dell'onda nervosa dall'organo di senso alla zona rispettiva del cervello e per la tramutazione in ordine di moto e il ritorno al di fuori fino ai muscoli della mano (queste le tappe dell'operazione degli astronomi) occorre un tempo trascurabile subiettivamente, ma grande per i cronometri di somma puntualità, già che si tratta di 2 decimi di 1″; in una cifra così ampia, relativamente all'unità di misura di cui si dispone, c'è margine per apprezzare differenze individuali, le quali sono legate non tanto ai tragitti periferici, quanto al passaggio, si direbbe, per i ponti del cervello, agl'"intervalli psico-fisici".
Tecnica. - Il cronoscopio elettrico di Hipp (fig. 3) usato a preferenza dalla scuola di W. Wundt, scandisce il millesimo di 1″. È un preciso, ma comune meccanismo di orologeria autonomo, che può andare o arrestarsi col maneggio di due funicelle, a seconda che si favorisce o s'interdice il distendersi d'una molla. L'indice del quadrante inferiore segna 1/10 di 1″, quello del superiore, 1/100 del decimo, ossia i millesimi di secondo. La caratteristica dello strumento è un'ancora in rapporto con due rocchetti elettro-magnetici, la quale, mercé una corrente elettrica, può tener fermi i due aghi indicatori, ancorché il sistema di ruote non sia in riposo, o farli trascinare dal giro di esse. Lo sperimentatore (agente) allentando il dito sopra un tasto, fa uno scambio di correnti, interrompe quella che tiene attratte le sfere e simultaneamente allaccia quella che fa agire una suoneria o accende una lampada; e l'arresto delle sfere si avvera nell'attimo in cui il reagente spinge un bottone elettrico in segno d'aver avvertito il fenomeno. Facendo, prima e dopo, la lettura dei quadranti e sottraendo dalle seconde le prime cifre, si ha il tempo interposto tra l'avvenimento esteriore dello stimolo di suono o di luce e il fatto psicologico intimo della constatazione cosciente e volontaria. Questa l'equazione o correzione personale, il tempo di reazione semplice, o tempo fisiologico. Per le stesse ricerche si ricorre al metodo grafico (E. J. Marey). Si supponga che l'ancora elettro-magnetica della figura 3, che va a mettersi o no fra i denti di una ruota, legando o liberando gli aghi dell'orologio Hipp, invece di terminare con un chiodo, si affini in una penna sottile e leggiera (fig., n. 4), una comune penna elettrica, che si sposti in su o in giù alla chiusura di una corrente, e in senso inverso allo interrompersi della medesima. Strisci la punta di tale penna sulla carta affumicata d'un tamburo rotante a gran velocità, e sarà tradotto in un tratto bianco orizzontale il segmento di cerchio percorso dalle sfere sui quadranti del cronoscopio. Si avrà un dente in basso nel momento in cui si dà la corrente e accade insieme il fatto sonoro o luminoso, quindi la traccia sulla curva del cilindro di una linea continua, finché la persona sottoposta a misura non dia avviso, con la mano su una chiave elettrica, di aver udito o veduto, e faccia fare alla penna un dente in alto. Lo spazio lineare fra i due denti si traduce in unità cronologiche facendo serivere sullo stesso tamburo rotante le oscillazioni di un diapason che vibri, o 10, o 100, o 200 volte al sec. Risultati: il "tempo di reazione", come non è uguale per ciascuna persona, non lo è per ciascun senso. Va allungandosi se da una sensazione uditiva (150 millesimi di 1″) si passa a un'impressione tattile (170 millesimi), a uno stimolo luminoso (200 millesimi), alla percezione d'un odore o d'un sapore (400-500 millesimi). Nella stessa persona il tempo fisiologico è notevolmente più breve se dirige l'attenzione alla mano poggiata sul tasto (reazione muscolare estrema), che se la diriga allo stimolo atteso (reazione sensoriale estrema). Alla voce attenzione: Grafica psicometrica (V, p. 265), è sottolineato lo stretto rapporto fra la celerità dell'atto psichico e l'"equazione personale" chiamata giustamente da G. Buccola il dinamometro dell'attenzione. Cfr. ivi anche il procedimento di raccogliere col metodo grafico i tempi di reazione in serie, embricati l'uno sopra l'altro (diagramma autografico dell'attenzione o prosexigramma). Atti psichici più complessi della semplice segnalazione d'una sensazione possono computarsi col metodo grafico, oppure, ma meno agevolmente, col cronoscopio Hipp. S'invita il soggetto d'esperienza a tener pronte tutte e due le mani a fare il segno convenuto, col patto, p. es., di premere con la destra se appaia luce rossa, con la sinistra, se la verde; e sarà misurato il tempo di discernimento (F. C. Donders), che è più lungo della reazione semplice. Con l'intermediario della corrente, e mediante congegni simili a quelli degl'indicatori numerici per campanelli elettrici, si fa comparire, con acconcio ritmo, un numero da elevare al quadrato, oppure una lettera, cui si deve far seguire il più presto possibile da parte del reagente la pronuncia d'una parola che abbia quella per iniziale (tempo di associazione, che è intorno ai 7 decimi di 1″), badando a fare il gesto arrestatore della penna elettrica nell'istante stesso in cui si pronunzia il risultato dell'operazione mentale. Più esatto riesce il metodo se il moto della penna si ottiene mediante un contatto elettrico stabilito, al momento della pronuncia, da un apparecchino (cheilogenografo) applicato alle labbra e al mento del reagente (fig., n. 5). In epoca più recente, e facendo seguito alla prima proposta del prosexigramma, il Patrizi avanzò quella di far tracciare autograficamente i tempi in serie delle associazioni (mnemogramma). Ne è un esempio il grafico n. 6, dove si vede che l'intervallo cronologico fra l'apparizione della singola iniziale e la pronuncia della parola rispettiva, va aumentando, per fatica, dopo aver fatto, in principio un certo guadagno, precisamente come nel periodo di "energia crescente" della grafica dell'attenzione. La fig. 7 dimostra che, adottandosi il solito metodo - salvo modificazioni insignificanti - si può far scrivere al reagente, prima soltanto i tempi di appercezione (gnoseogramma) comandandogli di pronunciare soltanto la lettera apparsa; poi, curando che la penna ricalchi le stesse righe sulla carta affumicata, facendogli segnalare la parola trovata volta per volta, con lo stesso costante intervallo. Per avere il tempo netto di associazione verbale, bisogna sottrarre, dalla media dei tempi totali di associazione la media dei tempi di appercezione.
Bibl.: Oltre ai lavori fondamentali di H. Helmholtz, F. C. Donders, E. J. Marey e al trattato di W. Wundt (Grundzüge d. physiologischen Psychologie, 4ª ed., Lipsia 1893), cfr.: M. Schiff, Sulla misura della sensazione e del movimento, Firenze 1869; G. Buccola, La legge del tempo nei fenomeni del pensiero, Milano 1883; M. L. Patrizi, La fisiologia del sec. XIX e la misura del pensiero, Lezione al Collegio Romano, per la Società italiana dell'istruzione della donna, 26 aprile 1900; id., Braccio e cervello e la perizia fisiologica del lavoro, Recanati 1924; id., Ancora cimenti e risultati nello studio della fatica muscolare e nervosa, con 50 figure in 20 tavole fuori testo; dalle Memorie della R. Accad. d'Italia (Biologia), 1932.
Metapsichica. - Nelle ricerche psichiche moderne si dà spesso impropriamente il nome di psicometria alla facoltà di chiaroveggenza (v.), allorché questa viene esercitata in rapporto a determinati oggetti con i quali il "sensitivo" si pone in contatto. In tal senso il termine è stato adottato per la prima volta da J. R. Buchanan; Ch. Richet ha proposto di sostituirlo con quello di criptestesia pragmatica, R. Sudre con quello di metagnomia tattile: in pratica però esso è comunemente rimasto (v. psichica, ricerca).
Bibl.: A. Aliotta, La misura in psicologia sperimentale, Firenze 1905; A. Kirschmann, Grundzüge der psychologischen Massmethoden, Vienna 1920; A. Gemelli, Nuovi orizzonti d. psicologia sperimentale, Milano 1923.