PROTOBULGARI
Termine con cui nella moderna storiografia vengono indicate cumulativamente alcune stirpi, legate tra loro da una coalizione, che appartenevano - accanto ai Cazari, agli Unni, agli Avari, ai Cumani e ai Peceneghi - al ceppo linguistico turco-altaico e che provenivano dall'Asia centrale.Dal punto di vista politico e culturale, il destino di questa stirpe fu strettamente legato a quello degli Unni, con cui più volte, e in ultimo nella prima metà del sec. 5°, strinsero coalizioni politiche all'interno dell'unione delle tribù unne. Le numerose stirpi protobulgare presentavano, in campo politico, sociale e culturale, diversi livelli di sviluppo con un ampio divario tra le tribù centroasiatiche, che vivevano all'interno di città ed erano portatrici di un'alta cultura sia spirituale sia materiale, con un forte senso dello Stato e una rigida distinzione sociale, e quelle nomadi, che occupavano invece le aree periferiche della regione abitata dalle prime.La spinta espansionistica di queste popolazioni e il loro movimento verso E, dove furono costantemente coinvolte in contrasti con Cinesi e Coreani, e verso O - a partire dal sec. 4° - ebbero pesanti ripercussioni sul panorama storico e furono all'origine del fenomeno delle grandi Migrazioni dei popoli, avvenuto in epoca altomedievale, in cui gli Unni giocarono un ruolo fondamentale. Le singole stirpi bulgare parteciparono a questo movimento in diverso modo: la maggior parte dell'aristocrazia rimase nelle regioni dell'Asia centrale ancora fino alla fine del sec. 8°; per primo si staccò un gruppo che tra il 351 e il 389 si insediò nell'area settentrionale dell'Armenia, mentre molte tribù nomadi occuparono la regione a N e a O del mar d'Azov, dove si fusero con la locale popolazione sarmata. Da queste terre, i nomadi, accanto agli Unni, attaccarono Bisanzio e l'Impero romano d'Occidente.Con la caduta della coalizione unna, avvenuta alla metà del sec. 5°, i P. si ritirarono nelle regioni intorno al mar d'Azov e nelle steppe della Russia meridionale, tra i corsi inferiori del Danubio e del Dnepr; una ristretta minoranza rimase invece in Italia e un'altra in Pannonia, dove venne assoggettata temporaneamente al dominio avaro. Nel corso del sec. 6°, dalle terre a N-O del Danubio i P. occidentali affluirono nelle regioni bizantine, spesso accanto alle popolazioni slave, mentre i ceppi orientali, dopo un breve periodo passato sotto il canato turco, si coalizzarono nel 632 in una lega, guidata da un proprio khān, di nome Kurt o Kubrat: la regione occupata fu chiamata dagli storici bizantini del sec. 9° Grande Bulgaria ed ebbe come capitale Fanagoria, sul mar d'Azov.In seguito alla morte di Kurt, avvenuta poco dopo il 641, la lega che aveva creato la Grande Bulgaria si sciolse: una parte della popolazione fu sottomessa alla sovranità dei Cazari; un'altra fondò un nuovo Stato, il c.d. regno del Volga, con capitale Bolgary, che perdurò fino al sec. 13° per poi essere distrutto dai Tatari; il gruppo occidentale dapprima rimase nell'area tra il Dnepr e il Danubio, zona da cui si mosse negli anni settanta del sec. 7° verso S-O, dove fondò il regno medievale della Bulgaria (v.). Poco tempo prima, una parte delle popolazioni della lega si era insediata in Pannonia e quindi in Macedonia, per poi ricongiungersi, nel sec. 9°, con il regno bulgaro.L'arte e la cultura dei P. nella loro terra d'origine sono ben poco conosciute. Mentre le stirpi nomadi potevano contare su un grado di sviluppo relativamente basso - che è noto principalmente attraverso gli scavi condotti nelle necropoli della Russia meridionale -, il livello culturale delle stirpi dell'Asia centrale era invece molto alto; esse appartenevano alla medesima cultura dell'aristocrazia unna, di cui si ricavano numerose notizie attraverso i racconti scritti da storici cinesi, iranici, armeni e arabi. Dai testi si evince che essi abitavano in città relativamente grandi, possedevano una propria letteratura sacra e un calendario di altissima precisione, capolavoro dell'astronomia e della matematica antiche. I manufatti di oreficeria denunciano la grande abilità degli artigiani attivi presso la corte e dei nomadi, che realizzavano gioielli e guarnizioni in metallo.Le testimonianze più significative in questo senso sono rappresentate dal tesoro proveniente da Nagyszentmiklós (v.; rumeno Sînnicolau Mare) e conservato a Vienna (Kunsthistorisches Mus., Schatzkammer) e dai ritrovamenti dello scavo condotto a Malaja Pereščepina (San Pietroburgo, Ermitage). In entrambi questi contesti, un gran numero di vasi e manufatti diversi, a carattere sacro, permette di seguire - sulla base dell'analisi delle origini dei motivi in un arco cronologico che va dalla metà del primo millennio fino al sec. 9° - quasi l'intero sviluppo della toreutica protobulgara e in particolare la significativa assunzione di forme e motivi sviluppatisi nell'Asia centrale, talvolta sotto le forti influenze provenienti dalle regioni dell'Asia orientale e dell'Iran, così come la somma perfezione delle capacità manuali, le cui origini sono da ricercare nelle antiche regioni dell'Asia orientale e nell'ellenismo euroasiatico, tradizionalmente tramandate nel Medioevo europeo.Appaiono molto numerosi gli oggetti scolpiti, soprattutto amuleti di piccole dimensioni, legati al culto religioso protobulgaro, accanto a opere plastiche a carattere monumentale, principalmente figure in pietra o rilievi con temi antropomorfi e zoomorfi. Tra questi il più significativo è il rilievo rupestre di Madara, nei pressi di Šumen, nella Bulgaria nordorientale: si tratta dell'immagine di cavaliere, evidentemente concepita come figura fantastica, che rappresenta il khān bulgaro Krum (803-814) nell'atto di uccidere un leone, un'allusione all'imminente controversia tra il capo dei Bulgari e l'imperatore bizantino Leone V (813-820).Enormi differenze si notano nel campo delle tipologie abitative: mentre per le stirpi asiatico-centrali si hanno numerose testimonianze dirette, o documentate dalle fonti, di città relativamente grandi e di edifici pubblici monumentali, esistenti già molto prima dell'avvento della nuova era, i nomadi vivevano in tende (iurte), riunite in accampamenti provvisori. È possibile seguire la tradizione edilizia protobulgara a carattere monumentale solo in base a pochi resti di edifici, realizzati tra i secc. 6° e 9° in Armenia, nell'area meridionale della Russia e nella regione dell'od. Bulgaria. L'unica tecnica usata è quella a grandi conci di pietra quadrata, allettati nella malta; essi, che possono raggiungere la lunghezza di m 1, risultano lavorati con molta cura e sono spesso contrassegnati da motivi geometrici particolari. Lo schema di pianta usato più di frequente è quello centrale; tuttavia compaiono anche molto spesso quello ad aula con coperture a botte e quello basilicale.
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