prodotto interno lordo
La produzione come ricchezza
Il prodotto interno lordo è il valore di tutto quello che produce un paese e rappresenta una grandezza molto importante per valutare lo stato di salute di un’economia, sebbene non comprenda alcuni elementi fondamentali per valutare il livello di benessere
Il prodotto interno lordo (PIL) è pari alla somma dei beni e dei servizi finali prodotti da un paese in un dato periodo di tempo. Si dice interno perché si riferisce a quello che viene prodotto nel territorio del paese, sia da imprese nazionali sia da imprese estere. Se invece vogliamo riferirci solo a ciò che è prodotto da imprese nazionali, dobbiamo togliere dal pil quel che è prodotto sul territorio nazionale da imprese estere e aggiungere quel che è prodotto all’estero da imprese nazionali: abbiamo così il prodotto nazionale lordo (PNL).
Il PIL si definisce nominale quando i beni e i servizi sono considerati in base al loro prezzo corrente, e reale qualora i prezzi dei beni siano mantenuti costanti rispetto a un anno base. Consideriamo, per esempio, un paese che nel 2000 abbia prodotto 500 paia di occhiali venduti a un prezzo di 100 euro l’uno e nel 2004 abbia prodotto 600 paia degli stessi occhiali venduti a 120 euro. Il PIL nominale del 2000 sarà pari a 500 × 100 = 50.000 euro e quello del 2004 a 600 × 120 = 72.000 euro. Il PIL reale rispetto ai prezzi del 2000 sarà pari al PIL nominale per l’anno base (2000), mentre sarà uguale a 600 × 100 = 60.000 euro nel 2004. Come possiamo notare, un aumento del PIL nominale durante un certo lasso di tempo può essere dovuto a un incremento dei prezzi o delle quantità prodotte; invece l’incremento del PIL reale è sicuramente riconducibile alle sole variazioni nelle quantità prodotte.
Il PIL può essere misurato in tre diversi modi. Il primo consiste nel considerare la somma dei prodotti e servizi finali di un paese. Si usa il termine finali per escludere i beni intermedi usati per la fabbricazione: per esempio, il prezzo del pane include già il prezzo della farina usata. Sommare pane e farina vorrebbe dire contare lo stesso bene due volte.
Per evitare confusione c’è un secondo metodo: sommare il valore aggiunto dell’economia in un dato periodo di tempo, dove per valore aggiunto si intende la differenza tra il valore della produzione di ogni impresa e il valore dei beni intermedi usati dalle stesse imprese nella produzione.
Infine, poiché il valore della produzione è uguale a quanto è stato pagato dalle imprese per i fattori di produzione utilizzati (lavoro, capitale e servizi pubblici), il PIL può essere calcolato come somma dei redditi (salari e stipendi dei lavoratori, profitti delle imprese, imposte pagate allo stato) di tutta l’economia.
Il PIL è considerato uno dei principali indicatori della ricchezza complessiva di un paese (economia), mentre il pil pro capite, che si ottiene dividendo il pil per la popolazione, fornisce una misura del benessere medio dei cittadini. Tuttavia il pil non considera l’economia illegale, ossia quella parte della produzione di un paese legata ad attività proibite dalla legge (per esempio, il traffico di droga, il ‘lavoro’ dei ladri o dei rapinatori, la prostituzione e via dicendo).
Il PIL include invece quella che viene chiamata l’economia sommersa o il cosiddetto lavoro nero. Mentre per l’economia illegale non sono disponibili dati che possano fornire un’idea della sua rilevanza, gli esperti di contabilità nazionale (in Italia l’istat è responsabile delle stime del pil) stimano che nel nostro paese l’economia sommersa copre una quota compresa fra il 15 e il 17% del PIL (dati del 2003).
Il PIL è una misura senz’altro grossolana del benessere economico di un paese. Tuttavia, anche molti dei fattori di benessere che non rientrano nel calcolo del pil, quali la qualità dell’ambiente, la tutela della salute, la garanzia di accesso all’istruzione, dipendono in ultima analisi anche dalla ricchezza di un paese e quindi dal suo PIL.