PRODOTTI INFINITI
Data una successione d'infiniti numeri, reali o complessi,
formiamo la nuova successione
con P1 = a1, P2 = a1 a2, ..., Pn = Pn-1 an = a1 a2 ... an-1 an, ... Per evitare ogni possibilità d'equivoco, supporremo che, nella successione [1], non compaiano infiniti an = 0.
Il procedimento di calcolo o "algoritmo", con cui dalla [1] si passa alla [2], si chiama p. i. dei numeri an (presi nell'ordine indicato). Questi si chiamano i "fattori" (o termini), i Pn si chiamano i "prodotti parziali" del p. infinito.
Il p. i. si dice "convergente":
1) se non compaiono nella [1] infiniti an = o;
2) se, non essendo am+r = 0 per alcun r ≥ 1, la successione di numeri
tende, per r → ∞, a un numero determinato, finito e ≠ 0. Posto
pr = Am, il numero
(che evidentemente non dipende da m) si chiama il "valore" del p. i. e si scrive:
Il p. i. "converge" allora a P.
Il primo p. i. del quale si abbia notizia nella storia, è quello trovato da F. Viète (1646):
Poco dopo (1656), J. Wallis scoperse un altro celebre p. i.:
Ma solo con Eulero (1707-82), al quale sono dovuti numerosi p. i. importanti, s'inizia lo studio sistematico di questo algoritmo infinito che presenta fondamentali analogie e stretti legami concettuali con quello della serie (XXXI, p. 436).
I p. i. (allo stesso modo delle serie) possono essere utili per il calcolo del limite di una qualunque successione {cn}, nella quale nessun numero cn sia nullo. Infatti cn risulta essere il prodotto parziale Pn del p.i.
1. Generalità. Prodotti infiniti e serie fra loro equivalenti. -
I) Condizione necessaria e sufficiente affinché un p. i. sia convergente, è che, preso un numero ε > 0 piccolo a piacere, esista un indice ν tale che, ∀n > ν e qualunque sia r = 1, 2, 3, ..., risulti
Da questo teorema fondamentale si deducono due corollari immediati.
II) Condizione necessaria affinché un p. i. sia convergente, è che sia
an = 1 (ma si può mostrare, su esempi, che tale condizione non è sufficiente).
III) Se il p.i.
an è convergente, sono convergenti anche tutti i p.i.
ar+n, per r = 1, 2, ..., e risulta:
ar+n è l'analogo del resto r-esimo di una serie.
Il corollario II suggerisce di esprimere ogni fattore an nella forma 1 + bn. Esso può allora enunciarsi dicendo che condizione necessaria per la convergenza del p. i.
(1 + bn), è che sia
bn = 0.
Un qualunque p. i.
(1 + bn) può trasformarsi in una serie
tale che i prodotti parziali del primo siano uguali ai resti di ugual indice della seconda. Basta porre:
Le medesime relazioni [3] servono ovviamente a trasformare, volendo, in un p. i. una qualunque serie le cui ridotte siano tutte ≠0.
2. Convergenza semplice e convergenza assoluta. - Un p. i.
(1 + bn) si dice "assolutamente convergente", se converge il p. i.
(1 + ∣ bn ∣). Si dimostra che dalla convergenza di questo secondo p. i. discende la convergenza anche del primo. Ma può accadere che il primo sia convergente, senza che lo sia anche il secondo: in tal caso, si è soliti parlare di "convergenza semplice" del p. i.
(1 + bn). In proposito valgono i seguenti teoremi.
IV) Condizione necessaria e sufficiente affinché il p. i.
(1 + bn) sia assolutamente convergente, è che tale sia la serie
(cioè che converga la serie, a termini reali e positivi,
V) Condizione necessaria e sufficiente affinché il p. i.
(1 + bn) sia assolutamente convergente, è che esso converga indipendentemente dall'ordine dei suoi termini; quando ciò accade, il valore del p. i. non dipende da tale ordine (U. Dini, 1868). In altre parole: il valore del p. i. resta invariato, se gl'infiniti fattori 1 + bn si moltiplicano fra loro in altro ordine scelto a piacere (proprietà commutativa, in senso lato).
Si è soliti chiamare la convergenza del p. i., in questo caso, "incondizionata", "condizionata" nel caso opposto.
Esempi.
1°) È
Infatti si ha:
2°)
Infatti:
3°) I due p. i.
sono entrambi convergenti per α > 1, divergente per α ≤ 1. In particolare, si trova:
I p. i. degli esempi 1°, 2° e dell'esempio 3° per α > 1, sono assolutamente e quindi anche incondizionatamente convergenti.
VI) Dato il p. i.
(1 + bn), si supponga la serie
assolutamente convergente. Allora condizione necessaria e sufficiente affinché il p. i. sia convergente, è che converga anche la serie
Si osservi che, a priori, non si può dire che la serie
se convergente, debba necessariamente esserlo anche assolutamente. Per es., se
si ha
Se i numeri bn sono tutti reali e positivi, il p. i.
(1 + bn) è convergente se e solo se tale è la serie
(v. teor. IV). Ebbene vale l'analogo teorema:
VII) Se i numeri bn sono tutti reali e positivi, il p. i.
(1 − bn) è convergente se e solo se tale è la serie
3. Criterio logaritmico di convergenza. -
VIII) Condizione necessaria è sufficiente affinché il p. i.
(1 + bn) con b1, b2, ..., bn, ... tutti reali, sia convergente (assolutamente convergente), è che la serie
(per un conveniente indice m) sia convergente (assolutamente convergente). Sotto questa condizione, detta L la somma della serie [4], risulta:
(L'indice m nominato è certo "conveniente", se ∣ bn ∣ 〈 1 per ogni n > m).
IX) La convergenza della serie
e la convergenza assoluta della serie
con i termini bn reali o complessi, sono insieme condizioni sufficienti per la convergenza tanto della serie
ln (1 + bn) (per un conveniente indice m), quanto del p. i.
(1 + bn).
(L'indice m nominato è certo "conveniente", se ∣ bn ∣ 〈 1/2 per ogni n > m).
4. Prodotti infiniti di funzioni. - Un p. i., i cui fattori sono funzioni, è del tipo
indicando con fn(x) (n = 1, 2, ...) funzioni, reali o complesse, definite in uno stesso insieme E di valori x, reali o complessi. Il p. i. [5] si dice "convergere in E", se esso converge in ogni singolo x ∈ E: in tal caso, il suo valore è una funzione F(x) definita in tutto E.
La condizione di convergenza di Cauchy (coi significati di ε e ν dati al n. 1.I) si scrive ora:
Se poi, in tale condizione, l'indice ν può sempre esser scelto indipendentemente da x ∈ E, allora il p. i. [5] si dice "uniformemente convergente" in E.
Per es., un p. i. della forma
(1 + an x) converge in tutto il piano complesso, se
è una serie assolutamente convergente (v. n. 2, IV), oppure se
è convergente e
è assolutamente convergente (v. n. 2, VI). Lo stesso per i p. i. delle forme
(1+anx2),
(1 + an x3), ecc. Casi particolari:
X) Se le funzioni fn(x) sono tutte definite nell'insieme E e tutte continue in uno stesso punto x0 ∈ E, e se la serie
∣ fn(x) ∣ converge uniformemente in E, allora il p. i. [5] converge in tutto E e rappresenta ivi una funzione F(x) che risulta anch'essa continua in x0. (La dimostrazione si vale essenzialmente del n. 2, IV e della definizione di uniforme convergenza, data poco sopra per il p. i. [5]).
XI) Se le funzioni fn(x) sono tutte derivabili in uno stesso intervallo I dell'asse reale, e se in I sono uniformemente convergenti entrambe le serie
allora il p. i. [5] rappresenta una funzione F(x) derivabile in tutto I. E precisamente risulta:
5. Rappresentazione delle funzioni intere con prodotti infiniti. - Si chiama "funzione intera" la somma di una serie di potenze che converga in tutto il piano complesso. A parte le costanti (reali o complesse) e le funzioni razionali intere, rappresentate da polinomi di grado n ≥ 1, se n è il numero dei loro zeri (cioè dei punti del piano complesso nei quali esse si annullano) ciascuno contato tante volte quanto è il suo ordine di moltiplicità, interessano qui le funzioni f(x) intere trascendenti. Queste sono caratterizzate dall'annullarsi in una successione infinita {αn} di punti, tale che
αn = ∞.
Supponiamo tale successione ordinata in modo che sia ∣ αn ∣ ≤ ∣ αn+1 ∣, ∀n > ν = 1, 2, 3, ... (Più valori αn possono coincidere fra loro, o comunque avere moduli uguali). Supposto anche α1 ≠ 0, è certo possibile (in infiniti modi) determinare una successione di numeri naturali λn ≥ 1, tali che la serie
sia convergente per ogni numero complesso z (per es., basta prendere λn = n).
Ciò premesso, ogni f (x) intera che si annulli in tutti e soli i punti αn ed eventualmente anche nell'origine, è del tipo generale
ove sono indicati:
1) con g(x) una funzione intera del tutto arbitraria;
2) con m l'ordine di molteplicità dell'origine, se questa è uno zero per la f (x) (è m = 0 nell'ipotesi contraria).
Per l'esatta comprensione della [6] deve inoltre intendersi:
che, quando è λn = 1, il fattore esponenziale corrispondente (sotto il segno Π) è sostituito dalla costante 1;
e che l'eventuale molteplicità di ogni zero αn venga automaticamente in evidenza per il fatto che altrettanti fattori successivi, scritti fra le graffe, si moltiplichino fra loro e si sostituiscano complessivamente col loro prodotto.
Questo importantissimo teorema è dovuto a K. Weierstrass (1876), a seguito di precedenti, particolari risultati di L. Euler e di K. F. Gauss.
Come immediata applicazione della [6], si ha lo sviluppo in p. i.:
che subito si scrive, più semplicemente (v. sopra, al n. 4),
Per essere cos π x = sen π(1/2 − x), con facili passaggi e tenendo conto del prodotto infinito di Wallis (v. sopra), si ottiene:
6. Altre applicazioni della teoria dei prodotti infiniti. - Particolari p. i. sono oggetto di numerosi studi e sono efficaci strumenti di calcolo nell'analisi moderna. Citiamo i seguenti:
1) Lo sviluppo del reciproco della funzione gamma
sviluppo che rientra, come caso particolare, nel precedente [6]. Ivi è γ =
(1 + 1/2 + 1/3 + ... + 1/n − ln n) la nota "costante di Eulero". La [7] è uno strumento utile nelle ricerche sulle funzioni ipergeometriche.
2) Il p.i.
considerato come funzione di a e di q, già studiato da Gauss e da Eulero, è particolarmente importante nella teoria delle funzioni ipergeometriche generalizzate. Recentemente L. Gatteschi lo ha ripreso, indicandone un metodo iterativo di calcolo numerico. L. J. Slater ha precedentemente costruito, ma con procedimento diverso, una tavola del reciproco del p. i. [8].
3) Il p.i.
(1 − 1/ps), nel quale l'indice p percorre ordinatamente la successione dei numeri primi, è di applicazione frequente in teoria dei numeri.
Si dimostra che è:
dove
è la celebre funzione zeta di Riemann.
Posto s = σ + i t (con σ e t reali), il p. i. [9] risulta uniformemente convergente in ogni semipiano complesso del tipo: σ ≥ 1 + δ, con δ positivo e arbitrariamente piccolo.
Bibl.: K. Knopp, Theorie und Anwendung der unendlichen Reihen, Berlino 1947; H. Hasse, Vorlesungen über Zahlentheorie, ivi 1950; K. Knopp, Infinite sequences and series, New York 1956; L. V. Ahlfors, Complex analysis, ivi 1966; L. J. Slater, Generalized hypergeometric functions, Cambridge 1966 (con bibliografia); J. Dieudonné, Calcul infinitésimal, Parigi 1968; L. Gatteschi, Procedimenti iterativi per il calcolo numerico di due prodotti infiniti, Rendiconti Seminario matematico di Torino, vol. 29, 1969-70.