prison-movie
(prison movie), loc. s.le m. inv. Film ambientato in una prigione.
• Non troppo tempo fa era considerato un genere. Con delle proprie regole, personaggi e caratteri ben precisi. Prison movie, così li hanno battezzati: film carcerari. Qualche titolo? «Fuga di mezzanotte», «Fuga da Alcatraz». (Ilario Lombardo, Avvenire, 18 marzo 2010, p. 33, Oggi spettacoli) • Il film del giorno al Torino Film Festival è «K11», esordio di Jules Stewart, un prison-movie dalla coloritura forte che è stato molto apprezzato dal pubblico: racconta di un discografico che, dopo una notte di bagordi, si ritrova nell’ala di un penitenziario di massima sicurezza destinata a trans e pedofili. (Federica Gregori, Piccolo, 27 novembre 2012, p. 41, Cultura-Spettacolo) • Di «Grande fuga» ce n’è una sola: «The great escape», per la precisione, quella datata 1963 e che ha i volti indimenticabili di Steve McQueen, Charles Bronson, James Coburn. Evasione epica da una prigione nazista, pellicola cult che ha contribuito ad alimentare il mito delle fughe carcerarie e di un genere cinematografico, il prison movie, ancora oggi molto apprezzato. (Mauro Favale, Repubblica, 16 febbraio 2016, Roma, p. IV).
- Espressione inglese composta dai s. prison ‘prigione’ e movie ‘film’.
- Già attestato nella Repubblica del 22 gennaio 1988, p. 10 (Alberto Arbasino).