Sturges, Preston (propr. Biden, Edmund Preston)
Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, nato a Chicago il 29 agosto 1898, da padre statunitense e madre canadese di origine irlandese e morto a New York il 6 agosto 1959. Artista completo fu, insieme a Orson Welles, tra i primi a Hollywood a scrivere, dirigere e produrre contemporaneamente i propri film. Nel giro di poco tempo divenne il maggiore protagonista della commedia anni Quaranta, per poi sprofondare in un rapido declino finanziario e artistico. I fuochi d'artificio verbali e il ritmo concitato delle sue sceneggiature nascondevano un eclettismo e una vena satirica che non si accordava del tutto con i moduli della commedia americana del periodo, ma fu con il passaggio alla regia che egli mostrò il suo pieno distacco dallo stile ottimistico del cinema del New deal. Nei suoi film l'uso di una comicità 'bassa', apparentemente facile, accostata all'intelligenza dei collaudati meccanismi della commedia anni Trenta, risulta non solo la cifra di un graffiante disincanto nei confronti delle istituzioni della società e del cinema americano, ma anche l'espressione di un umorismo portato alla commistione degli stili e ai contrasti, evidente innanzi tutto nella dichiarata intenzione di schernire con le armi della risata situazioni altrimenti tragiche. Nel 1941 vinse l'Oscar per la migliore sceneggiatura con The great McGinty (1940; Il grande McGinty) diretto da lui stesso.
Dopo un'infanzia e un'adolescenza trascorse tra la Francia e gli Stati Uniti al seguito della madre ‒ donna eccentrica, amica e compagna d'avventure di Isadora Duncan, sposatasi in seconde nozze con S. Sturges uomo d'affari di Chicago, di cui il futuro regista assunse il cognome ‒ e dopo una breve carriera da imprenditore, S. si segnalò alla fine degli anni Venti come commediografo a Broadway. Il successo di opere quali Strictly dishonorable (1929, commedia poi portata sullo schermo nel 1931 da John Stahl) gli aprì le porte di Hollywood, dove nel corso degli anni Trenta s'impose come il più pagato e stimato sceneggiatore del cinema statunitense dell'epoca. Dopo l'esordio con la sceneggiatura originale di The power and the glory (1933; Potenza e gloria) di William K. Howard, passato alla storia come il primo film ad avere sperimentato il procedimento formale della voice over, S. si distinse per alcuni adattamenti da opere letterarie, come We live again (1934; Resurrezione) di Rouben Mamoulian, dal romanzo di L.N. Tolstoj, e The good fairy (1935; Le vie della fortuna) di William Wyler, dal romanzo di F. Molnár, e soprattutto per il suo talento di scrittore di dialoghi frizzanti per la commedia sofisticata e la screwball, in classici del genere quali Easy living (1937; Che bella vita) e Remember the night (1940; Ricorda quella notte), entrambi diretti da Mitchell Leisen. Fu solo nel 1940 che con The great McGinty diede inizio a una fulminante carriera di regista-sceneggiatore. Il film, impietosa descrizione dell'ascesa al potere di un corrotto rovinato dal suo unico momento di onestà, e il successivo Christmas in July (1940; Un colpo di fortuna), apologo su un impiegato che in seguito a uno scherzo crudele si crede milionario, scardinano il mito americano del successo immediato, proponendo non più l'innocenza dei personaggi che solo poco tempo prima aveva animato le opere di Frank Capra, ma il cinico ritratto di un mondo endemicamente dominato dall'ambizione, all'interno del quale tutto è arbitrario, e poco spazio viene lasciato all'agire umano. In maniera analoga, negli splendidi The Lady Eve (1941; Lady Eva) e The Palm Beach story (1942; Ritrovarsi), le convenzioni tipiche della cosiddetta commedia del 'rimatrimonio' (comedy of remarriage, secondo la definizionne di S. Cavell, 1981), nella sua versione sofisticata e screwball, si riscrivono all'interno di una nuova'commedia degli errori', nella quale il gioco dello scambio delle identità è il corrispettivo di un'ambiguità generalizzata, evidenziata nell'artificiosità degli happy endings (in The Palm Beach story, la scritta in sovraimpressione "e vissero felici e contenti", esibita tanto nell'incipit quanto nel finale, è minata da un punto interrogativo e dal fragore fuori campo di un vetro infranto), nella perfidia e superficialità dei personaggi femminili, o ancora dalla totale mancanza di personalità di quelli maschili, caratterizzati quasi alla stregua di cartoons, e derisi attraverso gag fortemente fisiche che rimandano in linea diretta alla tradizione slapstick del muto. La volontà di riconoscere al genere della commedia una funzione primaria anche negli anni cupi del conflitto mondiale, si esplicitò definitivamente nel capolavoro Sullivan's travels (1941; I dimenticati), magnifico attacco all'ipocrisia di Hollywood, ma soprattutto manifesto poetico, in particolare nella famosa sequenza in cui gli snobistici propositi del protagonista ‒ un regista di commedie pentito che decide di mimetizzarsi tra i poveri per realizzare, a beneficio delle stesse classi subalterne, il film di impegno sociale O brother, where art thou? (il cui titolo sarà ripreso per il film diretto da Joel Coen nel 2000) ‒ vengono invalidati e ridicolizzati con le risate liberatorie suscitate in un gruppo di carcerati dalla proiezione di un cartone animato disneyano.L'ostinazione nel voler inserire l'elemento comico nella tragedia fu però la causa, durante la realizzazione di Triumph over pain (realizzato nel 1942 e uscito solo nel 1944, rimontato con il titolo di The great moment in una versione non riconosciuta dall'autore), del dissidio con la Paramount Pictures Inc., lo studio che aveva legato il suo nome ai film del regista. Per rispettare il contratto, S., con un budget ridotto, utilizzò il volto infantile del caratterista Eddie Bracken nelle commedie ‒ entrambe nomination all'Oscar per la migliore sceneggiatura ‒ Hail the conquering hero (1944; Evviva il nostro eroe) e The miracle of Morgan's creek (Il miracolo del villaggio), il più grande successo commerciale di S., realizzato nel 1942 ma uscito due anni dopo per problemi di censura, in cui a essere prese di mira furono le 'virtù' degli americani in tempo di guerra. Soprattutto in The miracle of Morgan's creek ‒ storia delle disavventure di un capro espiatorio, ritenuto responsabile della gravidanza di una ragazza dopo una notte di baldoria con dei soldati in partenza per il fronte ‒ il ritmo slapstick dei precedenti film si spinge fino a camuffare la 'tragedia' in un ritratto grottesco e caotico della provincia americana, un mondo dove ancora una volta la risoluzione delle ingiustizie si può attuare solo nella inverosimiglianza comica del 'miracolo', il parto gemellare di sei figli di cui, suo malgrado, il protagonista si dovrà prendere carico.
Rotto nel 1945 il sodalizio con la Paramount, S. fondò con Howard Hughes la fallimentare casa di produzione California Pictures, per conto della quale diresse The sin of Harold Diddlebock (1947; Meglio un mercoledì da leone…), poi ridistribuito nel 1950 con il titolo Mad Wednesday, sfortunato tentativo di riportare al successo il divo del muto Harold Lloyd nonché il più esplicito tra gli omaggi dell'autore alla comicità slapstick, e Vendetta (1950; La vendicatrice), disastroso progetto passato tra le mani di ben quattro registi (Max Ophuls, Mel Ferrer, oltre agli stessi S. e Hughes). Nel 1947 S. aveva stipulato un favoloso contratto con la 20th Century-Fox, ma dopo il fiasco finanziario dell'ottima commedia nera Unfaithfully yours (1948; Infedelmente tua) e della parodia western The beautiful blonde from Bashful Bend (1949; L'indiavolata pistolera), il suo nome fu bandito da Hollywood. Costretto a trasferirsi in Francia, si cimentò per l'ultima volta nella regia con il modesto Les carnets du Major Thompson (1955; Il carnet del maggiore Thompson). Dopo aver tentato di risalire la china con una serie di progetti abortiti per il teatro e la televisione, dimenticato da tutti, fu trovato morto a New York in una stanza d'hotel.
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