Preistoria dell'Iran e dell'Asia Centrale
La conoscenza della preistoria di questa vasta area è ancora lacunosa, disomogenea e in particolare meglio definibile ai margini piuttosto che al centro, per ragioni storiche e ambientali che hanno condizionato la raccolta e la circolazione dei dati scientifici.
Sembra oggi accertato che, malgrado l'accentuarsi delle condizioni aride dovuto ai grandi processi orogenetici che gradualmente esclusero l'intero continente asiatico dall'apporto umido dei monsoni, nel Pleistocene inferiore, medio e superiore si siano verificate delle fasi di maggiore umidità che favorirono il popolamento da parte degli Ominidi. Sono datati al Pleistocene inferiore alcuni siti nel Turkestan occidentale. Il più antico sinora conosciuto è il sito pluristratificato di Kuldara, in Tajikistan (850.000 anni B.P.). Altri paleosuoli sepolti hanno restituito manufatti databili intorno a 600.000 anni B.P., mentre dispersioni di industrie su ciottolo di età tardopleistocenica (200.000-125.000 anni B.P.) furono rinvenute a Lakhuti 1 (probabile campo stagionale di cacciatori), sulle sponde del fiume Ob-i Mazar, e a Karatau 1.
Più a nord, nel sito pluristratificato di Kulbulak, sul fiume Jarsay (Uzbekistan), fu messa in luce una successione di depositi con industrie che da una fase acheuleana media raggiungerebbero il Paleolitico superiore. I depositi attribuiti al Pleistocene inferiore/medio ‒ industrie acheuleane e ossa animali (cavalli, cervi, uri, caprovini, cinghiali e lepri) ‒ evidenzierebbero un clima caldo-umido e un'intensa attività fluviale. Si assegna al medio Pleistocene il deposito, sicuramente più antico di 125.000 anni B.P., della grotta di Selungur, presso Kokand (Ferghana), comprendente industria su ciottolo e scheggia con choppers e raschiatoi, ossa animali che indicano il persistere di condizioni di steppa e resti attribuiti a Homo erectus. Complessivamente, nel Paleolitico inferiore dell'Asia Centrale ex sovietica gli assemblaggi litici con aspetti acheuleani accertati o probabili si trovano in una vasta e disomogenea regione occidentale pianeggiante (dal Caspio al Balkhash), mentre le industrie su ciottolo e scheggia si concentrano nel Sud-Est e in regioni montagnose (ad es., a Dasht-i Nawur, in Afghanistan). La linea di faglia dunque si muove da sud-ovest verso nord-est.
Per quanto riguarda l'Iran, la rarità di ritrovamenti databili al Pleistocene inferiore e di industrie chiaramente acheuleane (dovuta certamente alla limitatezza delle ricerche), unita all'assenza di datazioni radiometriche assolute, rende più problematico lo studio del Paleolitico inferiore. Manufatti acheuleani o di affinità acheuleana sono stati trovati presso Kirmanshah e nell'Azerbaigian. A Ganj Par, sulle sponde meridionali del Caspio, è stata recentemente identificata una concentrazione superficiale di un'industria di calcare scheggiato, giudicata simile a quella di Ubeidiya (Israele), ma mancano datazioni assolute. Industrie su ciottolo e scheggia sono state segnalate sulle sponde orientali del Lago di Urmia (Azerbaigian orientale).
Il sito di Barda Balka (Kurdistan iracheno), datato a 100.000-70.000 anni fa, sembra rappresentare una fase di transizione alle forme tecniche del Paleolitico medio (choppers su ciottoli calcarei, strumenti su schegge di selce, piccoli bifacciali di possibile affinità acheuleana). Industrie affini accomunano Barda Balka al sito di Pal Barik (valle di Hulailan, Luristan). Nel bacino di Kashafrud, in Khorasan, sono stati identificati alcuni siti del Paleolitico inferiore con un'industria litica (choppers e chopping tools di quarzite e andesite e strumenti su scheggia, tra i quali diversi tipi di raschiatoi) giudicata affine a quelle del Kopet Dagh turkmeno. Lo stesso vale per le industrie rinvenute lungo i terrazzi dei fiumi del Ladiz e Mashkid, sull'altopiano di Sarhadd tra il Sistan iraniano e il Makran pakistano (choppers e chopping tools, raschiatoi e punte di quarzite, selce opaca e diaspro). Al momento, il Paleolitico inferiore risulta ancora assente intorno ai grandi deserti centrali e nelle regioni costiere del Sud.
Nell'Asia Centrale ex sovietica il Paleolitico medio (125.000-40.000 anni B.P.) è relativamente ben conosciuto, con centinaia di siti noti, molti dei quali scavati. Complessivamente, con l'eccezione del sito di Kulbulak, l'industria litica appare tecnicamente omogenea, affine a quelle del Vicino Oriente. Negli Zagros come in Asia Centrale, infatti, i siti sono prevalentemente di altura (1200-1400 m s.l.m.) e incentrati sulla caccia ai caprovini selvatici; le industrie sono sempre su lama, senza asce a mano e con strumenti ritoccati (soprattutto raschiatoi laterali e punte). Le scoperte più celebri sono quelle della grotta di Teshik Tash, nei monti Baysuntau (Uzbekistan meridionale), a circa 1800 m di quota. Scavato da A.P. Okladnikov nel 1938, il sito ha rivelato una sequenza di livelli di occupazione e focolari, nonché lo scheletro rimaneggiato di un neandertaliano di 8-9 anni, circondato da sei coppie di corna caprine considerate prova di un complesso rito funebre.
Il sito di Samarskandaja, alla periferia di Samarcanda, comprende industria e fauna che dal Pleistocene medio raggiungono il Pleistocene finale e il Paleolitico medio. Più a nord, sullo Zerafshan, è Kuturbulak, sito del Paleolitico medio; altri siti coevi sono noti nel bacino dello Zerafshan, a est e a ovest di Samarcanda. Indagini recenti nella grotta di Angilak (Kashka Darya, Uzbekistan) hanno messo in luce una ricca industria musteriana finale con lame, lamelle, punte, schegge ritoccate, abbondanti resti di tartaruga e numerose ossa lunghe di pecore e capre con tracce di modificazione artificiale.
Il sito all'aperto di Khudji (Tajikistan) ha focolari datati intorno a 39.000 anni B.P.; l'industria comprende nuclei, un elevato numero di lame, lame ritoccate (raschiatoi laterali, punte e punte troncate) e schegge. A 30.000 anni B.P. è stato invece datato il sito in grotta d'altura di Ogzi Kichik, circa 120 km a sud-est di Dushanbe, apparentemente specializzato nella caccia alle tartarughe. Le industrie musteriane tipiche di Ogzi Kichik, datate mediante 14C intorno a 16.000 anni B.P., suggeriscono il perdurare di queste forme di adattamento nel pieno Paleolitico superiore.
A Ob-i Rahmat, presso Tashkent, una sequenza di 22 strati spessi complessivamente circa 10 m sembra estendersi da 90.000 a 40.000 anni B.P. Sono stati raccolti più di 40.000 manufatti di selce, 3000 ossa animali (soprattutto pecore di montagna e daini), resti umani appartenenti a due diversi individui di giovane età, in apparenza anatomicamente moderni, collocabili in una fase di transizione tra Paleolitico medio e superiore. L'industria litica è dominata da lunghe lame e lamelle, che diminuiscono di dimensioni con il passare del tempo. Altri complessi di superficie del Paleolitico medio sono stati segnalati sulla sponda sinistra del fiume Chirchik, a nord-est di Tashkent, e lungo le propaggini centro-settentrionali delle catene del Tian Shan. Varie concentrazioni superficiali di materiali di affinità musteriana sono noti nel Turkmenistan occidentale e centro-meridionale, comprese le regioni collinari tra i delta del Tejen e del Murghab, e sembrano abbondare nelle valli interne del Kopet Dagh.
Il Paleolitico medio della Siberia centro-meridionale, lungo gli Altai, appare genericamente simile a quello centroasiatico. Complessi di industria litica datati tra 70.000 e 50.000 anni B.P. con simili nuclei, choppers e chopping tools, raschiatoi frontali e laterali, strumenti da taglio con ritocco parallelo, bulini e punte si susseguono dal Kazakhstan alle isole Kurili. A Kara Bom gli assemblaggi del Paleolitico medio (qui datati a 62.000 anni B.P. ca.) sono dominati da nuclei di tipo Levallois e schegge/lame Levallois. In Siberia, tipici complessi musteriani sono stati identificati in numerose località (grotte di Okladnikov, Strašnaja, Ustkanskaja) e variamente datati tra 35.000 e 28.000 anni B.P., con un apparente attardamento.
In Afghanistan il riparo di Darra-i Kur in Badakhshan, scavato da L. Dupree nel 1966, aveva conservato un frammento di cranio neandertaliano, con una datazione radiometrica (piuttosto incerta) intorno a 30.000 anni B.P. Gli assemblaggi scavati, definiti "musteriani", comprendevano nuclei per schegge di tipo Levallois, bifacciali, vari tipi di raschiatoi, lame/schegge, schegge di manifattura e punte Levallois. Un'industria litica affine fu rinvenuta in superficie lungo le pianure della Battriana, a nord-est di Mazar-i Sharif e nelle regioni sud-occidentali del Kizil Kum (sito di Kizilnura I).
In Iran l'arco di tempo interessato dal Paleolitico medio forse corrispose a una lunga fase fredda e semiarida, con culmine circa 30.000 anni fa, durante la quale lungo gli Zagros prevalse la steppa. Come in altre regioni asiatiche, negli Zagros le industrie del Paleolitico medio sono prive di asce a mano, hacheraux e strumenti su ciottolo, mentre abbondano gli strumenti su scheggia: punte, raschiatoi (soprattutto laterali), perforatori e, in misura minore, bulini, schegge e lame indentate e denticolate. La tecnica Levallois è presente, ma meno comune che non nel Vicino Oriente; raramente attestata nei depositi in grotta, si fa più comune nei siti all'aperto del Khuzistan e dell'Iraq meridionale e, probabilmente, verso est, nelle regioni interne dell'altopiano iranico. I manufatti di osso e corno sono rari e si limitano a punzoni usati nella scheggiatura delle rocce silicatiche. Dal punto di vista tecnico queste industrie sono affini a quelle dell'attuale territorio iracheno, con le quali sembrano formare un'unica tradizione asiatica sud-occidentale.
La maggior parte dei siti iraniani sinora noti databili al Paleolitico medio (molto approssimativamente da 100.000 o 80.000 a 40.000 anni B.P.) si trova negli Zagros; altri siti coevi sono stati identificati nel Kurdistan iracheno. Fra questi è Shanidar, scavato nel 1960 da R. Solecki, a tutt'oggi il più importante riferimento archeologico per il Paleolitico medio dell'Asia meridionale, grazie alla scoperta di nove scheletri neandertaliani e della celebre sepoltura intenzionale coeva con resti pollinici di fiori datata intorno a 60.000 anni B.P.
Oltre a pochi esempi trovati in Khuzistan, i siti del Paleolitico medio si susseguono lungo la catena degli Zagros, dall'Azerbaigian al Fars, concentrandosi in particolar modo nel Kurdistan e nel Luristan. Nelle fasi finali del Pleistocene l'avvento del Paleolitico superiore maturò, in una vasta area dell'Eurasia, con una generalizzata transizione da climi tendenzialmente temperati-caldi a continentali e freddi. L'introduzione delle industrie su lama, intorno a 45.000 anni fa, è considerata da molti l'innovazione fondamentale che permise alle popolazioni ormai anatomicamente moderne non solo di superare le avverse condizioni ambientali, ma anche di popolare nuove regioni dell'Eurasia e (di lì a poco) dell'America Settentrionale. Aspetti tecnici associati furono l'uso di lame Levallois di forma allungata, l'elevata frequenza di lame ritoccate e la produzione di strumenti come raschiatoi frontali, bulini e lame troncate. Nel sito di Kara Bom (Siberia meridionale) queste innovazioni furono datate mediante 14C a circa 43.000 anni B.P.
La rapida estensione di complessi attribuibili a una fase arcaica del Paleolitico superiore in buona parte dei territori dell'Eurasia nord-orientale ‒ a fianco di complessi che mantengono una tradizione tecnica di tipo pienamente musteriano ‒ rispecchia la possibile coesistenza tra aspetti musteriani e industrie su lama evolute e richiede ulteriori approfondimenti archeologici. Fra 35.000/25.000 e 20.000 anni B.P. nella Siberia meridionale e in Estremo Oriente si diffuse la scheggiatura a pressione (variamente definita "tecnica Yubetsu", "del nucleo di tipo Gobi" o "del nucleo a cuneo"), che consentiva la fabbricazione in serie di lame (una sessantina ca.) lunghe al massimo 5 cm; già intorno a 16.000 anni B.P. essa sarebbe attestata anche in Afghanistan (sito di Aq Kupruk II) per divenire, oltre la soglia del 10.000 a.C., patrimonio comune dai rilievi settentrionali dell'Hindukush e dall'altopiano iranico, verso est, alla penisola del Deccan.
La fase più antica del Paleolitico superiore siberiano può essere esemplificata dai siti di Malaja Sija, sullo Enisej (ca. 34.000-33.000 anni B.P.), e di Tolbaga (Siberia centro-orientale, 34.000-27.000 anni B.P.); da quest'ultimo proviene una testa animale scolpita a partire da una vertebra di rinoceronte lanoso, considerata una delle più antiche sculture a tutto tondo del mondo. Il sito di Mal´ta, presso il fiume Angara, dà il nome a una cultura di cacciatori che, a partire da circa 24.000 anni B.P., si estendeva dalle sponde del Lago Bajkal e dello Enisej verso est e che ben rappresenta le fasi centrali del Paleolitico superiore. L'abitato, interpretato come un accampamento posto lungo un circuito migratorio di branchi di renne, era costituito da capanne semisotterranee costruite con grandi ossa di mammiferi e corna di renna, probabilmente coperte di pelli, circondate da diverse aree di lavorazione e scarico. Vi erano anche due sepolture di bambini e quella di un piccolo mammut. Gli ornamenti lavorati di osso, avorio, corno e calcite (perline e pendenti, piastre perforate istoriate con complessi disegni geometrici, figurine di mammut e di uccelli e figurine antropomorfe femminili) mostrano notevoli affinità con l'arte epigravettiana dell'Eurasia occidentale.
Nel bacino dello Enisej, oltre il 90% dei siti preistorici conosciuti si data tra 16.000 e 10.000 B.P. e appartiene in gran parte alla cultura detta "di Afontova Gora", con un'industria litica tipologicamente ricca e un'industria su osso e corno ancora fiorente. Siti del Paleolitico superiore su terrazzi come Uj I, Uj II e Majninskaja, datati tra 22.000 e 10.000 anni B.P., erano campi stagionali di cacciatori. A Majninskaja fu trovata una semplice statuina antropomorfa di ceramica datata a circa 15.000 anni B.P.; si tratta del manufatto ceramico più antico della Siberia. Manifestazioni di arte rupestre datate tra la fine del Paleolitico superiore e l'alba dell'Olocene sembrano essere state identificate in Mongolia (immagini di mammut, cavalli e uri a Tsagan Salaa/Baga Oigor), in Siberia meridionale (valli dell'Amur, della Lena, dello Enisej; siti di čeremušnyj Log e Ust´-Kulog, con immagini di orsi, bovidi, cervi), in Tajikistan (sito di Shakhti nel Pamir orientale, in cui compaiono orsi e cinghiali) e negli Urali meridionali.
In territorio iraniano non sono stati ancora osservati gli aspetti di continuità e graduale evoluzione riconosciuti in Asia Centrale. In siti come Warwasi, Ghar-i Khar e Gar Arjeneh, negli Zagros centrali, tra Paleolitico medio e Paleolitico superiore si osservano iati deposizionali e fratture stratigrafiche. Le industrie litiche mostrano forme di innovazione tecnica più accentuate, mutando nel tempo e diversificandosi in senso regionale. Negli Zagros settentrionali gli archeologi riconobbero tratti culturali detti "baradostiani", mentre negli Zagros centrali e nel Luristan e per periodi successivi si parla di aspetti "zarziani". Si tratta di etichette ampie e generiche, che saranno certamente sostituite e articolate nel corso dei futuri sviluppi scientifici. Il termine "baradostiano" (dai monti di Baradost in Iraq) fu introdotto per indicare contesti molto antichi, databili tra 40.000 e 38.000 anni B.P., ricchi di lame e microlame, lamelle ritoccate, bulini di vario tipo, raschiatoi su scheggia (alcuni dei quali carenati) ed eleganti punte di forma allungata. Queste industrie sembrano essersi protratte sino alla soglia del 27.000-20.000 B.P.
I complessi zarziani, generalmente in altura, sono più tardi (15.000-10.000 a.C. ca.). Gli strumenti sono di dimensioni minori con elementi geometrici (triangoli, lunati e trapezi) e rare macine di pietra levigata. Secondo molti, data la stretta coincidenza spaziale con le industrie precedenti, si tratterebbe di una diretta evoluzione delle industrie baradostiane. Anche in Iran le ricostruzioni paleoclimatiche collocano intorno a 14.000 anni B.P. l'inizio di un netto miglioramento, con temperature più miti e forse maggiore piovosità, con diffusione di specie arboree; si pensa che la diffusione dei cereali selvatici sui quali si sarebbero concentrati i tentativi di domesticazione abbia avuto luogo alla fine dello Zarziano (X millennio a.C.).
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Nel corso del X millennio a.C., all'inizio dell'Olocene, un brusco riscaldamento del clima sembra aver favorito una rapida diffusione di coperture boschive a latifoglie e piante erbacee, tra cui gli antenati dei moderni cereali domestici, dal Mediterraneo orientale verso est. Molti studiosi ipotizzano che questa trasformazione ecologica abbia portato con sé i primordi dell'agricoltura, che avrebbe investito l'altopiano iranico con un ritardo di circa 1000 anni. Pecore e capre selvatiche furono definitivamente addomesticate in un'area che doveva comprendere almeno la Mesopotamia settentrionale, gli Zagros, il Kurdistan e l'Anatolia. Caprovini, bovini, maiali, grano, orzo e lenticchie permisero lo sviluppo di una efficiente economia rurale che si è perpetuata sino ai giorni nostri.
Le fasi più antiche del Neolitico dell'altopiano sono note soprattutto negli Zagros centrali e nelle regioni adiacenti (attuale Kurdistan iracheno, Khuzistan e Deh Luran). I villaggi sorgevano in zone pianeggianti di media quota o nei fondovalle, dove erano possibili forme di agricoltura favorite da condizioni climatiche migliori delle attuali e basate esclusivamente sull'apporto pluviale. Siti datati all'VIII millennio a.C. contengono resti di farro medio, orzo distico, orzo nudo, tracce di farro piccolo, lenticchie.
I villaggi erano piccoli agglomerati di case di mattone crudo, tende o ripari temporanei; gli animali erano custoditi entro recinti. I defunti erano sepolti sotto i pavimenti, oppure tra le mura di case abbandonate. I reperti comprendono lame ritoccate di selce e ossidiana (importata dall'Anatolia); trapani su lamelle; macine, mortai e pestelli di calcare e pietre vulcaniche; figurine umane e animali di argilla cruda; perline e spilloni di rame nativo martellato a freddo; si importavano turchese dall'Iran orientale e conchiglie marine dal Golfo. Oltre a perline, bracciali e ornamenti cuciti sulle vesti, erano in uso piattelli labiali e deformazione cranica. La ceramica (modellata a mano con la tecnica delle masserelle giustapposte, con dimagrante a paglia) fu introdotta intorno al 6500 a.C.
In Khuzistan, siti neolitici quali Ali Kosh, Chogha Safid, Ganj Dareh, Choga Mish, Tepe Tulai e Choga Bonut mostrano le più antiche evidenze di domesticazione di piante e animali. Ganj Dareh (IX-VII millennio a.C.), a 1400 m s.l.m., era una stazione stagionale per immagazzinare raccolti estivi collettivi, con agglomerati di stanze accessibili dal soffitto, costruiti con grandi mattoni (lungh. 1 m ca.). Nelle valli montane interne agli Zagros, famosi sono gli abitati di Tepe Guran (VII millennio a.C.) e Tepe Sarab, entrambi stazioni di transumanza temporanea, che si trasformarono alla fine del VII millennio in villaggi sedentari dotati di ceramica dipinta. Negli Zagros settentrionali, Hajji Firuz fu occupato nel corso del VI millennio a.C.; come altri abitati del tempo, fu probabilmente sede invernale di pastori transumanti provenienti dalle pianure mesopotamiche, il che spiegherebbe l'affinità tra le ceramiche del sito e quelle della cultura di Hassuna (Mesopotamia settentrionale). Siti neolitici abbondano nell'attuale Kurdistan iracheno: Giarmo, con una sequenza comparabile a quelle di Ali Kosh e Choga Safid, Zawi Chemi Shanidar (attribuito da una singola datazione al 14C agli inizi del IX millennio a.C.) e Hallan Chemi, abitati costituiti da case rotonde con basamenti di pietra. Nei piccoli abitati aceramici di Mlefaat, Nemrick e Qermez Dere (VIII millennio a.C.) le case erano seminterrate, a pianta rotonda; come i precedenti, i siti sono ricchi di strumenti di pietra levigata, ma privi di tracce di agricoltura. Ciò corrobora l'impressione che le abitazioni a pianta rotonda negli Zagros fossero regolarmente associate a gruppi di cacciatori-raccoglitori.
Nel Fars, i siti di Tall-i Mushki e Tall-i Jari (VI millennio a.C.) sorgono nell'altopiano di Marv Dasht, a 1600 m s.l.m., in una regione che tradizionalmente funge da pascolo estivo per gruppi di allevatori tribali. Le ceramiche sono fatte a mano, ingobbiate in rosso e dipinte con motivi geometrici in bruno o nero. Nelle regioni centro-orientali dell'altopiano la conoscenza della neolitizzazione è ancora parziale. Il sito di Tepe Siyalk, presso Kashan, ai margini occidentali del grande deserto del Dasht-i Kavir (Iran centrale), sorse almeno a partire dalle fasi finali del Neolitico; dai livelli più antichi proviene un celebre manico di coltello di osso che rappresenta una figura umana con copricapo, oggi al Museo di Teheran. La transizione tra Neolitico tardo e Calcolitico è ben rappresentata dalle sequenze archeologiche dei siti attribuiti alla cultura dell'Altopiano Iranico Centrale (Tepe Siyalk, Zagheh, Tepe Ghabrestan, Chashma-i Ali, Sang-i Chakhmaq, Tepe Hissar e altri). Le ceramiche del VI millennio a.C., con disegni neri su ingubbiatura rossa, sono sostituite nel millennio successivo da prodotti a impasto fine e compatto, ingubbiatura bruno-violacea e nuovi repertori di disegni geometrici in nero e bruno.
Lungo il margine settentrionale la cultura di Jeitun, documentata nel Turkmenistan meridionale e nella piana di Gurgan, nell'Iran nord-orientale, rappresenta un'economia già pienamente neolitica (coltura di orzo e grano, domesticazione dei caprovini, caccia alla capra bezoar e all'onagro). Le fasi più antiche sono probabilmente celate nelle valli interne del Khorasan iraniano, sopra i 750 m s.l.m., dove è possibile un'agricoltura non irrigua. Alcuni dei caratteri peculiari di Jeitun (ca. 7000-6000 a.C.), come i pavimenti intonacati e dipinti e i focolari con piattaforme e proiezioni evidenziate dal colore, si ritrovano nel sito di Pessejik Depe (ca. 5500 a.C.), scavato solo in parte. Qui un edificio molto più grande degli altri, con focolare centrale assai più elaborato, contrafforti interni e tracce di affreschi policromi con la figura di un felino e degli erbivori, fu interpretato come edificio per riunioni e cerimonie, con possibili funzioni sacrali. Nei siti neolitici più tardi le strutture a muretti paralleli (granai o essiccatoi) già presenti a Jeitun sono gradualmente racchiuse entro cortili, forse a indicare un processo di privatizzazione delle provviste accumulate. In territorio iraniano, appartengono alla stessa cultura Turang Tepe, Yarim Tepe e Sang-i Chakhmak (quest'ultimo, datato al 6300 a.C., è ad oggi il sito più antico a noi noto nell'Iran nord-orientale).
Il periodo compreso tra il V e la fine del IV millennio a.C. nell'altopiano è definito convenzionalmente Calcolitico. Gli studiosi sovietici hanno invece preferito usare il termine Eneolitico, mentre sul versante occidentale molte definizioni sono tratte dalle sequenze stratigrafiche della Susiana, strettamente legate a quelle della Mesopotamia meridionale.
Lungo l'intero altopiano iranico un'elevata e generalizzata aridità sembra aver spinto i primi agricoltori a concentrarsi nelle oasi interne. Dagli inizi del IV millennio furono introdotte forme di agricoltura irrigua, nuove specie nell'allevamento, la trazione animale e nuove tecnologie, soprattutto ceramica e metallurgia. L'incremento demografico forse promosse, insieme all'affermazione del concetto di proprietà privata, il coagulo di modelli di organizzazione sociale e di istituzioni formalizzati e impersonali, indipendenti dagli antichi legami di parentela, evidenziati dalla comparsa dei primi grandi progetti monumentali legati al culto o all'esibizione del potere politico. Antiche organizzazioni tribali si trasformarono in organizzazioni di tipo chiefdom e maturarono in alcune regioni i primi grandi organismi statali.
Nel passaggio al V millennio a.C., in corrispondenza con le fasi Halaf e Ubaid della Mesopotamia, sull'altopiano si affermarono ceramiche con impasti privi di dimagrante a paglia, ben modellate e cotte in atmosfere parzialmente ossidate. I vasi potevano essere decorati con complessi simbolismi ed eleganti combinazioni di motivi geometrici, animali e vegetali. Intorno al 4500 a.C. dalla Mesopotamia al Baluchistan sembra essersi già diffuso l'uso del tornio, perlopiù per assottigliare e regolarizzare le pareti di vasi realizzati mediante cercini, poi, nella seconda metà del IV millennio, per fabbricare rapidamente e in massa piccoli vasi come ciotoline o bicchieri. Nelle fasi medio-tarde del Calcolitico, nelle regioni orientali dell'altopiano (piana di Gurgan e Baluchistan) la produzione più utilitaria si accompagna a ceramiche di lusso cotte in atmosfera fortemente riducente, dette "ceramiche grigie".
La presenza in diverse regioni dell'altopiano iranico di alcuni tra i giacimenti di rame più importanti dell'Asia centro-meridionale è all'origine di una precoce metallurgia. Una perlina di rame nativo martellato trovata nel sito neolitico di Ali Kosh risale al 6500 a.C. A Tepe Yahya, nel V millennio a.C. le tecniche documentate comprendono lavorazione a freddo, ricottura, colata in stampi a una sola matrice, indurimento degli orli e delle lame con martellatura selettiva, alligazione mediante arsenico. Tra il 5000 e il 3000 a.C. le culture del Turkmenistan meridionale continuarono a usare rame non alligato, spesso con percentuali variabili di piombo. Nella seconda metà del IV millennio, sia a Ilginli Depe sia ad Arisman colate di litargirio (ossido di piombo) indicano l'esecuzione di processi di raffinazione del piombo, del rame o forse dell'argento. In diverse regioni dell'altopiano l'uso del rame arsenicale, martellato e ricotto a caldo e a freddo, ebbe inizio nel corso del IV millennio a.C. (Gok Tepe, nell'Azerbaigian, o Tall-i Nokhodi, nel Fars) per poi diffondersi nel Bronzo Antico oltre la soglia del 3000 a.C. A Mundigak (Afghanistan) lame, punte o spilloni di leghe di rame e stagno sarebbero molto antichi, ma le poche analisi effettuate necessitano di conferme. Una delle più antiche leghe bronzee binarie è invece attestata a Tepe Siyalk (periodo III, 5, 3200 a.C. ca.), dove compare una lega con il 2% di stagno. A Susa un consistente gruppo di spilloni di rame con aggiunta di piombo in un rapporto del 20% circa risale alla fine del IV millennio a.C.
Nella Susiana, la pianura agricola più ricca dell'Iran, il periodo più antico del Calcolitico (5400-4800 a.C.) vide lo sviluppo di piccoli centri rurali e la costruzione delle prime residenze di élite e di grandi edifici di funzione ignota.
Il centro di Choga Mish si dotò di un edificio monumentale con semicolonne, su piattaforma o terrazza, contenente magazzini e aree di lavorazione, distrutto da un rovinoso incendio intorno al 4200 a.C. In una fase successiva (4200-3750 a.C. ca.) il reticolo insediamentale fu dominato da Susa, la cui estensione superava i 30 ha. Qui una monumentale terrazza di mattone crudo (alt. 11 m; lato 80 m) era forse destinata a sorreggere costruzioni templari non conservate. Nella grande necropoli adiacente sono state rinvenute più di 1000 sepolture, i cui corredi indicano l'emergere di ceti privilegiati (famose le bellissime ceramiche) e un forte sviluppo degli interessi amministrativi, documentati dall'abbondanza di sigilli a stampo.
Nel periodo successivo (3750-3200 a.C. ca., diviso in una fase antica, media e finale) il numero degli insediamenti si ridusse sensibilmente; Susa divenne l'unico grande centro, mentre gli altri seguirono una gerarchia dimensionale in tre ordini di grandezza, probabile indice della costituzione di uno Stato unitario.
In Azerbaigian il Calcolitico è noto soprattutto nelle valli circostanti il Lago di Urmia. Tra la fine del VI e il V millennio a.C. i siti di Hajji Firuz, Dalma, Hasanlu, Yanik Tepe, Tepe Saevan documentano il persistere di economie tardoneolitiche. La cultura materiale ricorda quella di Hassuna. Tra V e IV millennio a.C. la vita di villaggio è ben documentata nei siti di Dalma (5200-4700 a.C. ca.) e Pisdeli nella valle di Solduz (4700-3900 a.C. ca.), Geoy Tepe, Yanik Tepe. Grandi residenze di mattoni crudi, lo sviluppo della metallurgia e l'uso dei sigilli indicano una crescente complessità dell'economia e delle relazioni sociali. Il IV millennio a.C. è considerato un periodo di parziale abbandono degli insediamenti e forse di regressione a modi di vita pastorali.
Nelle valli degli Zagros centrali L. Vanden Berghe scavò in altura, a Hakalan e a Parchineh, due necropoli attribuite a pastori nomadi (4500-3500 a.C.). A sud-ovest di Hamadan (l'antica Ecbatana), Seh Gabi testimonia, intorno al 5200 a.C., la diffusione dell'agricoltura, dell'allevamento e delle prime pratiche metallurgiche. Verso la fine del IV millennio a.C. le ceramiche di Seh Gabi hanno affinità con le ceramiche occidentali della tradizione Ubaid; compaiono i sigilli e le loro impronte; Godin Tepe ospita una intensa produzione metallurgica. Alla fine del Calcolitico (3200-2900 a.C.) il sito, come quelli della Susiana, di Kashan e di Kirman, accoglie un insediamento protoelamita, con tavolette, sigilli a cilindro e bevelled rim bowls. Più a sud, anche nella regione di Kirmanshah i siti di Tepe Guran e Tepe Sarab rivelano locali processi di sedentarizzazione, transizione all'agricoltura e sviluppo dell'architettura in mattone crudo, risalenti alla fine del Neolitico.
Nelle prime fasi del Calcolitico (siti di Siahbid e Choga Maran, 5200-4800 a.C. ca.) si svilupparono villaggi che usavano ceramiche di generica affinità Halaf, quindi ceramiche dipinte in nero su fondo color camoscio di tipo Ubaid, diffuse anche nelle valli degli Zagros circostanti il centro di Khorramabad. Tra Teheran e Kashan, gli scavi di Chashma-i Ali avevano fornito una delle prime sequenze del Calcolitico iranico (5500-3500 a.C. ca.), con ceramiche molto simili a quelle di Tepe Siyalk (5000-3000 a.C. ca.), dove all'occupazione calcolitica, terminata con un grande incendio, seguì lo sviluppo di un nuovo centro con cultura materiale di tipo protoelamita. Nel corso del V millennio a.C. in tutti i siti della cultura dell'Altopiano Iranico Centrale alla crescita dimensionale degli insediamenti (pur con fenomeni di discontinuità) si accompagnano innovazioni importanti come l'uso di sigilli a stampo e del tornio da vasaio e la colata di oggetti di rame entro forme di fusione aperte.
Nel Fars, come negli Zagros centrali, la vita di villaggio risale almeno al VII millennio a.C. (Tepe Mushki). Nell'altopiano di Marv Dasht il Calcolitico antico prende il nome di "fase di Shamshabad", dall'omonimo sito (5500-4800 a.C.); seguono le fasi di Bakun (4800-3900 a.C., Calcolitico medio) e di Lapui (3900-3400 a.C., Calcolitico tardo). La sequenza culmina nella fase di Banesh (3400-2800 a.C.), con la comparsa dei consueti assemblaggi protoelamiti.
Le ceramiche di Shamshabad, di colore camoscio o grigio e inclusi di paglia e graniglia, non erano decorate. Nelle ceramiche di Bakun scompaiono gli sgrassanti a paglia; i vasi, tra i più famosi dell'Iran preistorico, sono di colore camoscio con vistosi disegni geometrici, fitomorfi e antropomorfi in bruno-nero. Le fini ceramiche di Lapui, di impasto color camoscio o rosso, sono prive di sgrassante visibile, ingobbiate in rosso e lisciate in superficie. Quelle di Banesh comprendono sia prodotti grossolani (tra cui le note bevelled rim bowls), cotti a basse temperature, sia altri vasi di foggia raffinata, cotti a temperatura elevata, ingobbiati in rosso e decorati con ampi disegni geometrici. Nella pianura di Marv Dasht la ceramica di Bakun fu osservata in circa 250 siti, suggerendo una forte crescita demografica. Nelle successive fasi di Lapui e Banesh il numero e la dimensione media degli insediamenti si contraggono. Nel periodo Banesh, mentre i villaggi erano gradualmente abbandonati, Tall-i Malyan, con un'estensione di circa 50 ha e la costruzione di grandi palazzi decorati da affreschi policromi, assunse evidentemente funzioni centrali, sottolineate dalla presenza dei sigilli e delle tavolette protoelamite.
La prima sequenza archeologica della regione di Kirman fu ottenuta a Tall-i Iblis: il Calcolitico è rappresentato dai periodi I e II (secoli centrali del V millennio a.C.), dal periodo III (fine del V-inizi del IV millennio a.C.) e dal periodo IV (3900-3000 a.C.). Nella seconda metà del V millennio a.C. l'industria del rame, già sviluppata, ebbe carattere domestico. La ceramica più antica è grossolana, ricca di tritumi vegetali; nei periodi II e III raggiungono la massima diffusione le ceramiche color camoscio, talora ingobbiate in rosso, con decorazione dipinta in nero a motivi geometrici. Gli strati della fine del IV millennio contengono bevelled rim bowls. A Tepe Yahya i grandi complessi di stanze residenziali e magazzini del V millennio gradualmente si trasformarono in piccole abitazioni individuali. Alle prime ceramiche grossolane, nella seconda metà del V millennio a.C., si aggiungono ceramiche fini ingobbiate e decorate, dette "di Soghun", ceramiche di Lapui e ceramiche dipinte in nero su camoscio o su rosso. Dopo il 3900 a.C. il sito fu abbandonato, per essere nuovamente occupato negli ultimi secoli del IV millennio a.C. da un centro con cultura materiale protoelamita (periodo IV C). Oggi sappiamo che questi piccoli insediamenti facevano parte della civiltà di Jiroft, controllata dal grande centro protourbano che sorge presso la città odierna.
Nell'Iran nord-orientale, livelli calcolitici sono noti a Turang Tepe, Shah Tepe e, soprattutto, Tepe Hissar, dove nel periodo I (4500-3500 a.C.) la città era costituita da un fitto reticolo di abitazioni a più stanze di mattone crudo, separate da viottoli. Tra il IV e il III millennio a.C. la città crebbe concentrando varie industrie manifatturiere. Le ceramiche più antiche di Tepe Hissar, tra le più belle dell'Iran protostorico, ricordano quelle di Chashma-i Ali e Tepe Siyalk, sul versante occidentale, e quelle di Kara Depe, nel Turkmenistan meridionale.
Nella zona pedemontana del Kopet Dagh (Turkmenistan meridionale) la transizione tra Neolitico e Calcolitico è rappresentata dalla fase Anau IA, durante la quale si diffusero la metallurgia, l'agricoltura irrigua e l'allevamento dei bovini. Chakmakli Depe e Monjukli Depe, presso Meana, presentano un'architettura più complessa di quella dei siti di Jeitun, con grandi unità residenziali separate da strade e viottoli. Lo sviluppo dei rapporti con l'Iran e l'Afghanistan è sottolineato dalle prime importazioni di turchese e lapislazuli. Nel Calcolitico antico (5000-4000 a.C.) i villaggi si estesero nella fascia pedemontana del Kopet Dagh, nell'area del delta del Tejen e di Geoksyur (culture dette "di Namazga I"), formando reticoli di piccoli insediamenti dominati da centri di maggiori dimensioni (come Kara Depe e Namazga Depe). Alcune case decorate da affreschi policromi con motivi geometrici furono considerate possibili "santuari". La ceramica di questo periodo era rosso-giallastra, per lo più non decorata, oppure dipinta in nero a motivi geometrici.
Nel Calcolitico medio (4000-3500 a.C., Namazga II) si riconobbero due grandi aree culturali, attribuite a distinti raggruppamenti tribali: un'area centro-occidentale, con una vistosa ceramica policroma su fondo color crema (Anau Nord, Ak Depe, Kara Depe, Yassy Depe, Namazga Depe), e un'area orientale, con una ceramica color camoscio dipinta in bruno sull'imboccatura con linee orizzontali (Altin Depe, Ulug Depe, Ilginli Depe, Geoksyur), cui appartiene la ceramica di Yalangach, con vasi a larga imboccatura, sottolineata da linee parallele connesse da serie di piccoli triangoli. Nell'oasi di Geoksyur comparvero insediamenti protetti da murature esterne continue (Yalangach Depe, Mullali Depe), con ambienti circolari molto simili a torri agli angoli, usati tuttavia come abitazioni. La ricchezza di alcune sepolture infantili è indizio di forme di differenziazione sociale ereditaria. Speciali stanze, a Ilginli Depe, erano abbellite da affreschi con simboli cosmici, figure vegetali e immagini di serpenti.
Nel Calcolitico tardo (3500-2800 a.C., Namazga III) diversi insediamenti minori furono abbandonati e il popolamento si concentrò in pochi grandi abitati, come Altin Depe, Kara Depe, Ulug Depe e Geoksyur 1. Questi contenevano residenze ampie, forse usate da comunità multifamiliari, in isolati divisi da strette vie. Sono note sepolture collettive entro tombe a tholos di mattoni crudi. A ovest, si usavano ceramiche grigie con decorazioni incise o applicate, mentre a est comparve la ceramica di Geoksyur di color camoscio, con decorazione dipinta a motivi geometrici, spesso policroma.
M. Tosi ha proposto il nome di "civiltà dell'Hilmand" per l'insieme degli insediamenti protostorici lungo il fiume Hilmand e l'Arghandab, suo affluente. Durante il Calcolitico (5000-3000 a.C.) il centro di Mundigak, in Afghanistan (periodi I e II), si sviluppò a partire dalla fine del V millennio a.C., come un agglomerato di piccole unità domestiche, simili a quelle di Jeitun. Nel Sistan iraniano, negli ultimi secoli del IV millennio a.C. sorse l'abitato di Shahr-i Sokhta: negli strati inferiori (periodo I, ca. 3100-2900 a.C.) ricompare l'associazione tra sigilli a cilindro di stile mesopotamico, impronte dei sigilli stessi sull'argilla e una tavoletta con iscrizione protoelamita. Tra le ceramiche più antiche di Shahr-i Sokhta si riconoscono produzioni dipinte in bruno o nero su sfondo camoscio con decorazioni geometriche fortemente legate ad analoghe ceramiche della valle di Quetta e, soprattutto, della zona pedemontana del Kopet Dagh; anche la presenza di tombe collettive a tholos connette Shahr-i Sokhta all'entroterra centroasiatico.
Tra gli ultimi secoli del IV e il primo secolo del III millennio a.C., in corrispondenza dei fenomeni descritti come la cosiddetta "espansione di Uruk", in Khuzistan, la transizione è marcata da un progressivo spopolamento del territorio rurale, dall'abbandono di Choga Mish e di altri centri maggiori. Susa, malgrado una forte contrazione dimensionale, partecipò allo sviluppo di una cultura antitetica a quella sumerica, con stili artigianali autonomi e una scrittura diversa, presto diffusa in una sfera di influenza che oltre alla Susiana abbracciava altre regioni interne dell'Iran meridionale, come dimostrano i siti di Tall-i Gazir, Tepe Siyalk, Godin Tepe, Tepe Ozbaki, Tall-i Malyan, Tepe Yahya. Il fatto che a Godin Tepe l'insediamento fosse circondato da un muro di fortificazione a pianta ovale ha suggerito l'idea di un avamposto gestito da una organizzazione di tipo protostatale.
Tutto indica come gran parte dell'altopiano, a cavallo tra i due millenni, sia stato coinvolto in un rapido sviluppo commerciale e amministrativo gestito da élites in stretto contatto con mercanti capaci di coordinare, anche se apparentemente solo per pochi secoli, importanti flussi di beni e merci tra i centri occidentali del Khuzistan e del Fars e l'Iran centro-orientale. Questo processo di interazione sembra prefigurare l'emergenza di quel Paese di Elam ("il paese alto") che per i Sumeri avrebbe designato un insieme di etnie e Stati arcaici di lingua elamica, identificato nella Susiana. Forse questa arcaica fase di espansione gettò i semi dello sviluppo degli Stati elamiti successivamente noti con i nomi di Anshan, Awan, Markhashi, Shimashki (gli ultimi tre di collocazione geografica ancora incerta). Il crollo di questo sistema "internazionale" ‒ attribuito da alcuni a rovinosi conflitti con Sumer ‒ fu tuttavia rapido quanto la sua insorgenza.
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