PORTORICO
(XXVIII, p. 65; App. I, p. 949; II, II, p. 599; III, II, p. 472)
Al censimento del 1° aprile 1990 la popolazione di questo stato associato agli Stati Uniti risultava di 3.522.037 ab., con un incremento del 10,2% rispetto al censimento del 1980. La densità media corrispondeva a 1028 ab./km2, mentre, alla tessa data, la popolazione urbana era pari al 71,2% di quella totale. La capitale, San Juan, registrava 437.745 ab.; altri centri di rilievo sono Bayamón (220.262 ab.), Ponce (187.749 ab.), Carolina (177.806 ab.) e Caguas (133.447 ab.).
L'economia, un tempo per lo più agricola, ha registrato negli ultimi decenni un notevole mutamento; nel 1991 è stato stimato che il settore primario contribuisse solo per l'1,5% alla formazione del prodotto interno lordo e occupasse il 3,5% della popolazione attiva. I principali prodotti sono canna da zucchero, caffè, ananas, banane, tabacco e agrumi. L'industria ha conosciuto un sensibile sviluppo e nel 1990-91 contribuiva per il 41,7% alla formazione del prodotto interno lordo, pur impiegando soltanto il 16,8% della popolazione attiva; comprende raffinerie di zucchero, distillerie di rum, concerie, fabbriche di birra, stabilimenti per la produzione di apparecchiature elettroniche, tessili e calzaturifici. Il settore che negli ultimi anni ha avuto il maggior incremento è quello turistico e con esso tutto il terziario; nel 1990-91 hanno visitato il paese 3.500.000 persone, per i 3/4 provenienti dagli Stati Uniti.
Nonostante i progressi dell'industria e in particolare di quella turistica, il problema di quest'isola, così densamente popolata, continua a essere la disoccupazione, che nel 1991 raggiungeva il 17% della popolazione attiva. Di una certa importanza per l'economia di P. sono le rimesse dei numerosi emigrati e i programmi di aiuto federale da parte degli Stati Uniti, che nei primi anni Novanta hanno superato annualmente i 3.800 milioni di dollari. Per quanto riguarda il commercio, gli scambi si svolgono soprattutto con la parte continentale degli Stati Uniti (67,5% delle importazioni e 86,7% delle esportazioni); altri partners significativi sono Giappone, Regno Unito e Repubblica Dominicana.
Storia. - La costituzione del luglio 1952, approvata a P. tramite referendum in marzo e successivamente ratificata dal Congresso degli Stati Uniti, segnò lo sbocco di un processo di ridefinizione dello status politico del possedimento, avviato fin dal dopoguerra.
Nel 1946 il presidente degli Stati Uniti H. Truman nominò per la prima volta governatore un portoricano e nel 1947 la carica fu resa elettiva. A partire dal 1948 il governatore, capo dell'esecutivo locale, è stato eletto a suffragio diretto ogni quattro anni, in novembre (in concomitanza con le elezioni degli organi legislativi locali, il Senato di 27 membri e la Camera dei rappresentanti di 51 membri), entrando in carica all'inizio dell'anno successivo. Con la costituzione del 1952, P., che restava soggetto alla sovranità statunitense, alle leggi federali e all'amministrazione di Washington, acquisì la qualifica di Estado Libre Asociado (o Commonwealth) e un'effettiva autonomia interna, paragonabile a quella di uno stato dell'Unione, ma non il diritto per i suoi abitanti, pur cittadini degli USA, di partecipare alle elezioni del presidente e del Congresso; all'esclusione dal voto si accompagnavano un'ampia esenzione dalle imposte federali e una limitazione delle spese federali destinate all'isola (comunque cospicue, anche in virtù del rilevante interesse strategico di P. e delle importanti basi militari che gli USA vi hanno installato).
L'assetto stabilito nel 1952 non pose termine al dibattito interno circa l'evoluzione dei rapporti politici con gli Stati Uniti, tradizionalmente articolato intorno all'opzione indipendentista, quella autonomista e quella integrazionista. Rafforzatesi dopo la seconda guerra mondiale, fino alla rivolta dell'ottobre 1950, ma successivamente declinate, le istanze nazionaliste e indipendentiste hanno trovato espressione nel Partido Indipendentista Puertorriqueño (PIP, fondato nel 1946), di tendenza socialdemocratica, e, in parte, nel Partido Socialista Puertorriqueño (PSP, costituito nel 1971 con la trasformazione in partito di un precedente Movimiento Pro-Indipendencia, nato nel 1959 da una scissione del PIP), di ispirazione marxista. Il confronto, comunque, si è svolto soprattutto fra i sostenitori di una piena integrazione negli Stati Uniti, dei quali P. dovrebbe divenire il 51° stato, e quelli viceversa che propendono per un rafforzamento dell'autonomia dell'isola nel quadro del rapporto associativo con gli Stati Uniti.
La prima tendenza, tradizionalmente conservatrice e legata al Republican Party statunitense, dal 1967, con la nascita del Partido Nuevo Progresista (PNP), ha subito un'evoluzione in senso populista; in particolare il PNP ha cercato di estendere tra le classi povere i consensi per un'integrazione con gli USA, sottolineando i vantaggi che da questa deriverebbero sul piano economico e sociale. Espressione della seconda è dal 1938 il Partido Popular Democrático (PPD, legato al Democratic Party statunitense), nettamente egemone fino agli anni Sessanta. Primo governatore eletto di P. fu il leader del PPD, L. Muñoz Marín, che mantenne la carica dal 1949 al 1964 e promosse una politica di sviluppo economico e di modernizzazione del paese, rafforzando i consensi per l'opzione autonomista: in un referendum svoltosi nel luglio 1967 il mantenimento dello status di Commonwealth ottenne il 60,5% dei voti, l'integrazione negli USA come nuovo stato dell'Unione il 38,9%, l'indipendenza lo 0,6% (gran parte degli indipendentisti boicottò la consultazione). Dopo il ritiro di Muñoz, al termine del suo quarto mandato, e la nascita del PNP, si è avviata una fase di maggiore equilibrio fra i due partiti principali, che ha visto alternarsi amministrazioni guidate dal PPD, con i governatori R. Sánchez Vilella (1965-68) e R. Hernández Colón (1973-76; 1985-88; 1989-92), ad amministrazioni guidate dal PNP, con i governatori L. Ferré (1969-72), C. Romero Barceló (1977-80; 1981-84) e P. Rosselló (1993-96); l'opzione autonomista è rimasta maggioritaria, ma si è verificata una crescita dei consensi per la prospettiva integrazionista.
Sul piano economico, al tradizionale rilievo dell'agricoltura da esportazione e in particolare della canna da zucchero (che alla fine degli anni Quaranta copriva oltre la metà del valore delle esportazioni) si è affiancato, a partire dagli anni Cinquanta, uno sviluppo manifatturiero basato soprattutto sugli investimenti statunitensi, che sono stati attratti a P. dai bassi salari e dai forti incentivi fiscali concessi sia dal governo di Washington sia dalle autorità locali. La crescita produttiva, che è risultata piuttosto rapida negli anni Cinquanta e Sessanta, si è notevolmente ridotta nei decenni successivi ed è stata insufficiente ad assorbire l'elevata disoccupazione; malgrado l'aumento, a partire dagli anni Settanta, degli aiuti economici da parte di Washington, la situazione sociale è pertanto peggiorata (alimentando, fra l'altro, estesi fenomeni di criminalità), mentre l'intenso flusso migratorio verso gli Stati Uniti ha portato la popolazione di origine portoricana residente in questi ultimi a superare il 70% di quella presente nell'isola.
I problemi sociali hanno accentuato il dibattito sullo status di P. e sui possibili vantaggi di una sua integrazione negli Stati Uniti, dai quali l'isola è del tutto dipendente sul piano economico e per quanto concerne i rapporti con l'estero. Una tale prospettiva trova comunque un serio ostacolo nell'identità linguistica e culturale della popolazione, che, nonostante gli sforzi di assimilazione condotti dagli USA fino agli anni Quaranta, è rimasta fortemente legata al mondo latinoamericano. Malgrado il bilinguismo ufficiale, l'uso dell'inglese è rimasto nettamente minoritario, mentre il riconoscimento e la valorizzazione dello spagnolo, dopo l'acquisizione dell'autonomia nel 1952, ne hanno consolidato l'egemonia. Nel 1991 una legge varata dal governo del PPD proclamava lo spagnolo unica lingua ufficiale di P., ma è stata abrogata nel 1993 dalla nuova amministrazione del PNP, che ha ristabilito il bilinguismo.
Dopo la sconfitta dei popolardemocratici in un referendum del dicembre 1991 (nel quale le loro proposte di rafforzamento dell'autonomia di P. furono respinte dal 55% dei votanti) e nelle elezioni generali del novembre 1992, il governo guidato da Rosselló ha tentato di rilanciare la prospettiva integrazionista; in un nuovo referendum nel novembre 1993, tuttavia, quest'ultima ha ottenuto il 46,2% dei suffragi, contro il 48,4% a favore del mantenimento del Commonwealth e il 4,4% per l'indipendenza.
Bibl.: R. A. Johnson, Puerto Rico: Commonwealth or colony?, New York 1980; A. Morales Carrión, Puerto Rico: a political and cultural history, ivi 1983; R. Carr, Puerto Rico: a colonial experiment, ivi 1984; The political status of Puerto Rico, a cura di P. S. Falk, Lexington (Massachusetts) 1986; J. L. Dietz, Economic history of Puerto Rico: institutional change and capitalist development, Princeton 1987; E. Pantojas García, Development strategies as ideology: Puerto Rico's export-led industrialization experience, Boulder (Colorado) 1990. Per ulteriori indicazioni, v. america, Bibl.: America Centrale e regione caribica, in questa Appendice.