PORSENNA
. La tradizione vulgata romana narrava che Tarquinio il Superbo, detronizzato, persuase Lars Porsenna, re di Chiusi, a rimetterlo sul trono con le armi. Il re etrusco venne con un esercito, pose il campo sul Gianicolo e assediò la città. Ma i Romani si difesero compiendo atti di valore tali (Orazio Coclite, Muzio Scevola, ecc.) che P., ammirato, offrì loro la pace e li lasciò liberi, pretendendo solo ostaggi e la restituzione di un distretto a nord del Tevere, che i Romani avevano tolto ai Veienti. Donò anzi ai Romani le ricchezze accumulate nel suo campo, dalle quali avrebbe avuto origine il detto bona Porsinnae regis vendendi. Porsenna aveva intanto inviato contro Aricia, con parte dell'esercito, il figlio Arunte, che fu sconfitto dai Latini aiutati dai Cumani; gli Etruschi superstiti furono ospitati in Roma e in parte vi rimasero ad abitare il vicus Tuscus. L'anno successivo, P. cercò ancora di ridare il trono di Roma a Tarquinio; ma di fronte alle recise dichiarazioni dei Romani, abbandonò la causa di Tarquinio e restituì ai Romani gli ostaggi e il territorio a loro tolto. Da allora Roma visse in pace con P. (Livio, II, 9-15, Dionigi, V, 21-36).
Altre fonti sapevano invece che Porsenna si era impadronito di Roma (Tacito, Hist., III, 72) e aveva imposto ai Romani un trattato, nel quale si faceva ad essi divieto di servirsi del ferro, tranne che per gli strumenti agricoli. La tradizione vulgata ha perciò evidentemente cercato di mascherare il fatto che Roma ad un certo momento era stata presa da un re etrusco. È stata poi notata l'analogia fra questo racconto dell'etrusco P., che prese Roma dopo il regno di Tarquinio il Superbo, e il racconto che a Tarquinio Prisco sarebbe succeduto in Roma un altro etrusco, Mastarna, quello che l'imperatore Claudio identificava perciò con Servio Tullio, successore del Prisco nella tradizione romana. E poiché si ritiene che i due re Tarquinî non siano che lo sdoppiamento di un'unica figura, si pensò d'identificare i loro successori, P. e Mastarna (e alcuni aggiungono anche Servio Tullio). I due nomi sarebbero derivati dai termini etruschi purϑ e mcstrna, che pare significhino praetor e magister, creduti dai Romani nomi proprî.
Bibl.: G. De Sanctis, Mastarna, in Klio, II (1902), p. 96 e Storia dei Romani, I, Torino 1907, p. 446; E. Pais, Storia di Roma, 3ª ed., III, Roma 1927, p. 101; L. Pareti, Mastarna, P. e Servio Tullio, in Studi etruschi, V (1931), p. 154; A. Momigliano, L'opera dell'imperatore Claudio, Firenze 1932, p. 32.