Termine generico usato per indicare rocce eruttive filoniane o effusive paleovulcaniche, derivate da magmi generalmente acidi, con struttura distintamente porfirica. Poiché il termine denota una particolare struttura e non una specie petrografica, di solito esso è accompagnato da un aggettivo che precisa la natura della roccia. Si distinguono così, per es., p. granitici, forme filoniane non differenziate, derivate da magmi granitici, costituite essenzialmente da fenocristalli di quarzo e ortoclasio, cui si associano talvolta plagioclasi e miche, in una massa fondamentale olocristallina microgranulare o micropegmatitica; p. quarziferi, forme effusive paleovulcaniche che si distinguono dai precedenti per la grande varietà di microstruttura che può presentare la pasta fondamentale, anche nei diversi punti di una stessa massa rocciosa: microgranulare, micropegmatitica o, più frequentemente, petroselciosa oppure parzialmente o totalmente vetrosa; p. sienitici, forme filoniane non differenziate, derivate da magmi sienitici e che non differiscono dai p. quarziferi se non per una minore abbondanza di quarzo; p. non quarziferi (o ortofiri), equivalenti paleovulcanici delle rocce trachitiche, dalle quali si differenziano soltanto per trasformazioni tardive dovute alla diagenesi più o meno intensa. La resistenza a compressione dei p. è molto elevata e può superare 200 N/mm2, per quanto la densità non sia molto grande (da 2400 a 2700 kg/m3) a causa di una fine porosità diffusa nella massa; notevole è la resistenza all’abrasione, che rende i p. ottimi materiali, sotto forma di cubetti, per pavimentazioni stradali. Sono pietre durissime, presentano difficoltà di lavorazione, ma sono lucidabili. I p. sono comuni in Italia particolarmente nelle Alpi.