Festo, Porcio
Procuratore della Giudea, come successore di Antonio Felice, presumibilmente dal 60 al 62, anno della sua morte.
Di lui si legge in s. Gerolamo (Cronaca di Eusebio, ediz. Fotheringham, p. 264, 4): " Festus succedit Felici, aput quem praesente Agrippa rege Paulus apostolus religionis suae rationem exponens vinctus Romam mittitur ". L'intera vicenda relativa al processo dell'apostolo Paolo, che da F. fu appunto portato a termine, è raccontata in Act. Ap. 25-26: tre giorni dopo la sua entrata in carica, F. si reca da Cesarea, dove Paolo è tenuto prigioniero, a Gerusalemme; qui muta due volte d'avviso sul luogo in cui tenere il processo e decide infine per Gerusalemme; ma Paolo rifiuta tale sede e chiede di potersi appellare all'imperatore. Il re ebreo Agrippa, sopraggiunto, sente il discorso di Paolo su Cristo risorto, non vi scorge nulla che meriti la pena di morte e afferma che, se egli non si fosse appellato all'imperatore, avrebbe potuto essere subito prosciolto. Ma F. ha ormai aderito alla richiesta di Paolo e lo manda a Roma sotto la scorta di una coorte augusta.
In Mn III XII 5 D. riporta testualmente la risposta data da Paolo a F. (Act. Ap. 25, 10), quando questi gli chiede se voglia essere giudicato a Gerusalemme: cum Paulus in Actibus Apostolorum dicat ad Festum: " Ad tribunal Caesaris sto, ubi me oportet iudicari ", a riprova del fatto che la divisione dei due poteri, spirituale e temporale, esisteva fin dai tempi della Chiesa primitiva, la quale riconosceva all'imperatore di Roma il diritto e l'autorità di giudicare in caso di questioni temporali.