polarizzatore
polarizzatóre [agg. (f. -trice) e s.m. Der. di polarizzare (→ polarizzabile)] [LSF] Di dispositivo che provoca fenomeni di polarizzazione di vibrazioni meccaniche, in partic. acustiche (p. meccanico, in partic. acustico), di radiazioni elettromagnetiche, in partic. luminose (p. radio, X, ecc., in partic. p. della luce, o p. ottico); in molti casi tali dispositivi si riconducono, come principio di funzionamento, a quelli ottici; questi ultimi si distinguono in genere in base al fenomeno utilizzato per polarizzare: p. ottico a birifrangenza, a riflessione, a rifrazione (v. oltre) e talora anche in base a particolarità costruttive (p. a pila di lastre, a prisma, ecc.). ◆ [OTT] P. ottico a riflessione e a rifrazione: è basato sul fatto che inviando un fascio di luce non polarizzata sulla superficie di separazione tra due mezzi trasparenti diversi, i componenti del vettore elettrico di ognuna delle onde riflesse e rifratte parallelo alla superficie e ortogonale a esso hanno un'intensità dipendente dall'angolo d'incidenza (giocano in ciò le equazioni di Fresnel: v. riflessione e rifrazione della luce: V 9 b); se l'incidenza è pari all'angolo di Brewster αB= arctann₁, con n₁ indice di rifrazione della superficie (2) relativ. al mezzo sovrastante (1, di solito l'aria), l'intensità del componente ortogonale s'annulla e il raggio riflesso è polarizzato linearmente con vettori paralleli alla superficie; un p. a riflessione può quindi ottenersi per riflessione sotto la detta incidenza brewsteriana; anzi, per migliorare la purezza della polarizzazione, si fanno avvenire più riflessioni brewsteriane, come nel p. a tripla riflessione, di Schultz (fig. 1). Per reciprocità, sotto incidenza brewsteriana il raggio rifratto è prevalentemente, anche se non completamente, polarizzato in direzione ortogonale a quella del raggio riflesso, per cui con rifrazioni successive attraverso un certo numero di lamine parallele tra loro (fig. 2) si ottiene luce quasi completamente polarizzata linearmente; questo tipo di p., detto p. a pila di lastre, è usato spec. per polarizzare luci di grande intensità, quali, tipic., quelle emesse da laser a impulsi. ◆ [OTT] P. ottico ellittico e circolare: trasforma un fascio di luce non polarizzata in un fascio di luce polarizzata ellitticamente oppure circolarmente (l'estremo del vettore elettrico di ogni onda sinusoidale componente descrive in un periodo un'ellisse o una circonferenza in un piano ortogonale alla direzione di propagazione). Il più diffuso è il p. a combinazione, costituito da un p. lineare a birifragenza (v. oltre) seguito da una lamina ritardatrice, anch'essa birifrangente, che raccoglie la luce polarizzata linearmente dei due raggi ordinario e straordinario, introducendo uno sfasamento tra essi; i due raggi si ricompongono dando luogo a una luce polarizzata ellitticamente e se lo sfasamento introdotto è di 90° (la lamina ritardatrice si chiama allora lamina in quarto d'onda) si ottiene una luce polarizzata circolarmente. Un tipo diverso di p. circolare, non basato sulla birifrangenza, ma sul fatto che in una riflessione totale lo sfasamento tra i componenti del campo elettrico delle onde luminose parallelo e ortogonale alla superficie riflettente è di 45°, è il parallelepipedo di Fresnel (v. riflessione e rifrazione della luce: V 10 d). ◆ [OTT] P. ottico lineare a birifrangenza: è il genere di p. di gran lunga più usato per ottenere luce polarizzata linearmente, cioè con il vettore elettrico delle onde luminose sempre giacente in un piano fisso contenente la direzione di propagazione; è basato sul fatto che un fascio di luce non polarizzata fatto incidere opportunamente su una sostanza birifrangente viene da questa trasformato in due fasci di luce polarizzati linearmente in piani ortogonali tra loro; se si elimina in qualche modo uno di questi due fasci, si ha un fascio di luce con polarizzazione lineare ben definita. I tipi più in uso sono i p. a prisma, spec. i nicol, nei quali uno dei due raggi viene eliminato semplic. per opportuna riflessione (→ nicol) e i p.a pleocroismo, nei quali uno dei due raggi viene eliminato perché molto più assorbito dell'altro (→ pleocroismo); tra questi ultimi rientrano anche i polaroidi.