Po
Il padre della Pianura Padana
Il più grande fiume italiano, il Po, con la vasta rete dei suoi affluenti raccoglie le acque di un quarto di tutto il paese e attraversa, dopo averla formata, una delle più grandi pianure dell’intera regione mediterranea, vasta, ricca d’acqua e in gran parte molto fertile.
Oltre al suo ruolo economico, il Po, specie l’area del delta, ha una grande importanza ecologica
Pur non essendo un grande fiume in assoluto, il Po è uno dei più rilevanti fiumi dell’Europa mediterranea e, ovviamente, il più importante d’Italia.
È lungo 652 km, cioè molto meno del Rodano o dell’Ebro, per non parlare dei fiumi dell’Europa settentrionale e orientale; nemmeno il suo bacino di raccolta, di circa 75.000 km2, in confronto con altri è particolarmente esteso, ma corrisponde a un quarto del territorio italiano.
Una buona parte dell’area che costituisce il bacino del fiume è stata ‘costruita’ dal fiume stesso e dai suoi affluenti, che hanno trasportato pietre e terra dalle montagne, riempito un antico golfo marino e formato, così, la grande e fertile Pianura Padana. Ancora oggi il Po trasporta terra e continua a costruire il suo delta, che avanza nel mare a una velocità di oltre 50 m all’anno. Sia il Po sia molti dei suoi affluenti, infatti, hanno una forte azione erosiva nel tratto montano del loro corso.
Il Po nasce sul Monviso, nelle Alpi Cozie, a circa 2.000 m di altitudine e in appena una ventina di chilometri supera un dislivello di 1.400 m di quota: nel tratto a monte, dunque, l’acqua scende a una velocità molto sostenuta, agendo con forza sul letto e sulle sponde. Qualcosa di simile fanno anche gli affluenti di destra (come il Tanaro e il Trebbia), che scendono al Po sia dalle Alpi sia dagli Appennini: anche questi hanno un primo tratto di corso molto ripido, spesso torrentizio, e trasportano molto materiale. Gli affluenti di sinistra, invece, di origine alpina e più lunghi (come il Ticino o l’Adda), quando raggiungono il Po hanno già percorso un buon tratto di pianura, dove hanno già depositato il materiale trasportato.
La parte principale dell’acqua che alimenta il fiume è comunque garantita dalle riserve di neve e di ghiaccio delle Alpi, che fondono soprattutto d’estate. Il regime del Po dipende però anche dalle piogge stagionali e dalle nevi appenniniche, che sono a quote più basse che sulle Alpi e fondono perciò in anticipo, a fine primavera. I periodi di piena sono quindi in tarda primavera e al principio dell’autunno. Gli effetti delle piene si risentono soprattutto a valle, dove la pendenza è minima e il Po scorre molto lentamente.
Nel primo tratto del suo corso, finché sbocca in pianura, il Po ha una direzione ovest-est; poi piega verso nord-est e nord e, già arricchito da una raggiera di affluenti alpini, raggiunge Torino. L’altitudine è qui poco più di 200 m: fino alla foce, cioè, il fiume deve ‘scendere’ appena di 200 m lungo un percorso di oltre 500 km.
Il suo corso diventa quindi lentissimo e pieno di anse; la direzione generale verso est è costante, ma il fiume divaga in continuazione. Specie in passato, accadeva spesso che una piena facesse cambiare il corso del fiume, spingendolo ad abbandonare il vecchio letto per scavarne uno nuovo, che poi magari veniva abbandonato qualche anno più tardi.
Per ridurre i danni delle alluvioni, nel corso degli anni lungo il Po sono stati costruiti argini, in modo che le piene non arrivassero a far traboccare l’acqua oltre le sponde. Ma il Po trasporta molto materiale, che in parte arriva al mare, in parte si deposita nel letto; se il fiume non può sfogare le sue piene e scaricare il materiale nella pianura, il letto si innalza; allora bisogna alzare anche gli argini. Nel giro di qualche secolo, il Po si è così sollevato rispetto alla pianura circostante, e nella metà a valle il suo corso è pensile. In queste condizioni, la rottura degli argini può provocare un disastro – come accadde con l’alluvione nel Polesine nel 1951.
Più vicino al mare, le divagazioni naturali e gli interventi (canali) umani si moltiplicano: il fiume forma un delta abbastanza ramificato: si tratta di un ambiente particolare, una delle zone umide più estese d’Europa.
Un tempo sul Po e su vari affluenti si navigava: per esempio, fino a Milano. Oggi l’importanza del fiume è soprattutto legata all’irrigazione delle campagne, realizzata con appositi canali.