MESOGEIA, Pittore della
Ceramografo attico, attivo alla fine dell'VIII e inizio del VII sec. a. C. È uno dei pittori che segnano il passaggio fra i vasi geometrici (v. geometrica, arte) e quelli protoattici (v.). Il nome, che è quello della pianura ad E dell'Imetto, gli fu dato perché là (a Spata e a Kalyvia Kouvara) fu trovata la maggior parte dei vasi che gli sono attribuiti.
La tecnica usata è la silhouette unita alla linea di contorno; l'incisione è eccezionale e si trova solo per motivi secondari. Ha dipinto crateri e idrie, per le quali segue la nuova corrente orientalizzante, e piccoli vasi - tazze e kotỳlai - più trascurati, eseguiti rapidamente e ancora nella tradizione geometrica. Abbiamo di lui: un frammento di cratere, di cui conosciamo solo un disegno; un'idria a Berlino (inv. 31312); tre idrie nella Collezione Vlasto ad Atene; due tazze a piede e una kotỳle, anche esse nella Collezione Vlasto. Queste ultime apparentemente sembrano più arcaiche dei grandi vasi, tuttavia sono contemporanee, perché trovate nelle stesse tombe in cui furono trovate due delle idrie.
Sui grandi vasi il pittore ha usato tanto i motivi del tardo-geometrico (danza di donne con rami in mano; cavalli; motivi geometrici di riempimento, fra cui, di preferenza, linee parallele ondulate che formano tappeto) quanto quelli orientalizzanti (leoni, sfingi, centauri, palmette e volute fitomorfe). Le sue sfingi sono caratteristiche e diverse da quelle dei contemporanei: hanno l'ala doppia, cioè sopra e sotto il corpo. Questo tipo di doppia ala è rarissimo in Grecia; è più frequente nell'Etruria del VII sec. a. C., ma è sempre molto diverso dalla stilizzazione del nostro pittore.
I motivi orientalizzanti sono riserbati unicamente alle zone principali del vaso (al fregio fra le due anse e, in un caso, a quello intorno al collo). Il resto del vaso è geometrico, sia per i motivi che per il modo come sono disposti. A differenza di altri pittori della sua età, il Pittore della M. non è riuscito a fondere il vecchio con il nuovo. Egli ha cercato di uniformarsi al nuovo gusto, ma è sempre rimasto fedele allo spirito geometrico.
Gli animali, reali o mitici, dei fregi sono, se presi singolarmente, chiari ed equilibrati. L'insieme del fregio, però, composto di identici animali che si muovono nella stessa direzione, è slegato e monotono. Solo il tappeto di linee ondulate che si stende sul fondo lega gli animali fra loro. Nelle opere conservate il pittore non ha mai tentato la composizione chiusa, che esisteva già in vasi tardo-geometrici anteriori di qualche decennio, per esempio nel gruppo di un leone e un cerbiatto sul collo di un'anfora di Londra (British Museum 1936.10-17.1) e in quello, divertentissimo, del leone che rincorre un cervo, su un kàntharos della Collezione Vlasto ad Atene. Neppure ha mai tentato la composizione antitetica o araldica, di cui esistono accenni già in alcuni vasi geometrici e che troviamo su vasi contemporanei al pittore, come l'anfora del Metropolitan Museum a New York, inv. 10.218.8 e una tazza a calice, ambedue attribuite al Pittore dell'Avvoltoio e l'idria alla quale il Pittore di Analatos deve il suo nome.
L'attività del pittore coincide con quella del Pittore di Analatos: il confronto fra i leoni dell'uno e dell'altro mostra quanto sono vicini. Ma quelli del Pittore della M. sono più legnosi, duri e rigidi. Alcuni studiosi ne deducono che il nostro pittore è anteriore di circa un decennio; per altri, invece, egli sarebbe un ritardatario, che imita le novità del pittore rivale, più geniale e più innovatore. La datazione più alta proposta è quella del Kübler (730-20 a. C. per l'idria di Berlino; 720 a. C. per la più recente delle idrie Vlasto, quella con tre sfingi intorno al collo e quattro leoni, due per lato, sul corpo). La più bassa è quella dello Young: 690-70 a. C.
Bibl.: J. M. Cook, Protoattic Pottery, in An. Br. Sch. Athens, XXXV, 1934-35, p. 176 ss.; id., Athenian Workshops Around 700, in An. Br. Sch. Athens, XLII, 1947, p. 141 ss.; 150; R. S. Young, Graves from the Phaleron Cemetery, in Am. Journ. Arch., XLVI, 1942, p. 56 ss.; K. Kübler, Atlattische Malerei, Tubinga 1950, p. 8 s.; F. Matz, Geschichte d. griech. Kunst, I, Francoforte 1950, p. 294. - Idria di Berlino: C. V. A., Berlino, I, tavv. 40-42. - Vasi geometrici con composizione chiusa: J. D. Beazley, Development, tav. I, i; An. Br. Sch. Athens, XXXV, 1934-35, p. 184, fig. 8. - Con composizione antitetica: ibid., XXXV, 1934-35, p. 104, fig. 11 a; tavv. XXV, 2 e 3; XXVI, i e 2. - Anfore con composizione araldica: ibid., XXXV, 1934-35, tav. XLVII; XLII, 1947, p. 140, fig. i; K. Kübler, op. cit., tav. 39, 10.