SFINGE, Pittore della (Sphinxmaler; Sphinx Painter)
2°. - Ceramografo corinzio, attivo nell'età di Transizione e nel Corinzio Arcaico (v. corinzi, vasi). La sua produzione si ispira ai motivi del fregio di animali. Un primo nucleo di vasi fu riunito dal Payne. Altri vasi furono aggiunti in seguito dal Payne stesso, dal Hopper, dal Weinberg, dal Dunbabin, dal Benson, ma la loro attribuzione è talvolta discussa.
Così due aröballoi (Delfi, n. 138, Berlino F 340) sono invece per il Payne e altri del Pittore dei Serpenti; un gruppo di nove òlpai, che per il Benson sarebbero la produzione giovanile del Pittore della S., e due oinochòai anche esse attribuite dal Benson, sono per il Payne e altri del Pittore di Vaticano 73; due altre òlpai della Bibliothèque Nationale di Parigi (nn. 83 e 84) lasciano il Benson incerto se attribuirle invece al Pittore di Palermo 489. Non convince l'attribuzione di un alàbastron a Princeton (Weinberg) e del cratere al Louvre E 620 (Benson). I rapporti con il Pittore delle Olpai di Firenze, ammessi dal Dunbabin e accettati dal Benson, lasciano dubbi; così anche quelli con il Pittore di Berlino 1136 (v.), ammissibili solo se, con il Benson, si dà al nostro pittore la produzione del Pittore di Vaticano 73.
Lo stile del pittore è vicino a quello dei pittori corinzî suoi contemporanei; da questo derivano le incertezze nei confronti e nelle attribuzioni. Vasi più o meno vicini al pittore, anche se non sicuramente di sua mano, sono frequenti negli scavi. Egli sembra avere influito sulla pittura vascolare corinzia contemporanea e anche su quella attica (Dunbabin): un aröballos attico, dagli scavi del Ceramico di Atene, mostra contatti con il pittore; per il Dunbabin, un suo allievo o compagno si sarebbe stabilito ad Atene, dove avrebbe dipinto una tazza, che è attica per l'argilla, la forma e vernice, ma è corinzia e dipendente dai tardi lavori del nostro pittore, per il fregio di animali.
Per il Dunbabin il Pittore della s. sarebbe uno dei pittori che avrebbero maggiormente influito sul passaggio dalla pittura protocorinzia a quella corinzia, ciò che è forse esagerato. Se si tolgono dalla sua produzione le attribuzioni incerte, o discusse - per esempio, quanto altri hanno attribuito al Pittore dei Serpenti - il passaggio è meno evidente.
Bibl.: H. Payne, Necrocorinthia, Oxford 1931, pp. 31; 48; 275, nn. 84-86, 88, 89; 277, n. 137; 278, nn. 163-167, 187; 282, n. 304; 286, n. 459; 299 s., nn. 748, 759-61; T. J. Dunbabin, An Attic Bowl, in Ann. Br. Sch. Athens, XLV, 1950, p. 193 ss.; id., in Journ. Hell. Stud., LXXI, 1951, p. 67; J. L. Benson, Geschichte d. korinth. Vasen, Basilea 1953, p. 25 s., n. 28; id., Some Notse on corinthian Vase-Painters, in Am. Journ. Arch., LX, 1956, pp. 22, 224.